Associazione “Fare Verde” a D’Alfonso: “Dica no all’inceneritore in Abruzzo, dannoso ed inutile”

Abruzzo. Un inceneritore dovrebbe essere messo in piedi sul territorio regionale abruzzese. Questo è quanto si apprende da un Decreto del Ministro dell’Ambiente Galletti, volto alla realizzazione di 12 nuovi inceneritori di rifiuiti sparsi su tutto il territorio nazionale, di cui uno proprio nella nostra regione. Per “Fare Verde” il documento sopra citato è ‘irricevibile’, rivolgendo di conseguenza un appello al Presidente D’Alfonso e all’Assessore Mazzocca affinché, alla conferenza stato-regioni del 9 settembre prossimo, esprimano un parere di dissenso con annessa motivazione.

 

 

“L’art.35 dello Sblocca Italia, oltre a sbloccare le trivelle di Ombrina, rischia di sbloccare anche un inceneritore di rifiuti da 100.000 tonnellate annue in Abruzzo” afferma Massimo De Maio, referente di Fare Verde in Abruzzo “il Ministro Galletti lo ha scritto a chiare lettere nello schema di Decreto all’esame delle Regioni: l’Abruzzo non ha impianti di incenerimento e il piano regionale rifiuti consentirebbe di realizzarlo, grazie a una indicazione calata dall’alto dal Governo Renzi”.

Fare Verde, congiuntamente alla rete Zero Waste Italy, non si è limitata solamente a sbandierare slogan, ma avvalendosi di osservazioni tecniche, ha smascherato, dati alla mano, il tentativo di sovrastimare la necessità di costruire nuovi inceneritori.
“I calcoli del Governo sono palesemente errati”, sottolinea De Maio “basti pensare che si assume un tetto massimo del 65% per la Raccolta Differenziata quando anche nel non proprio virtuoso Abruzzo c’è un Comune che ha raggiunto il 76% e in Provincia di Belluno ce n’è uno che ha raggiunto l’87%”.

Fare Verde chiede alla Giunta D’Alfonso di contrastare gli orientamenti del Governo per tutelare, oltre alla salute dei cittadini e all’integrità dei territori, risparmi e occupazione. “Abbiamo calcolato 960 posti di lavoro generati in tutta Italia dai 12 inceneritori che il duo Renzi-Galletti vorrebbero costruire e siamo stati ottimisti poiché abbiamo calcolato, per ogni impianto, gli 80 occupati del più grande inceneritore d’Italia che tratta fino a 800.000 tonnellate all’anno. Se si considera l’impianto da 100.000 tonnellate previsto in Abruzzo, scopriamo che si tratta di poche decine di occupati. Al contrario, una recente ricerca ha dimostrato che raddoppiando il riciclo e dimezzando l’incenerimento, i nuovi posti di lavoro passerebbero da 960 a più di 10.000”.
Anche sul fronte dei costi, Fare Verde avanza critiche sostanziali: “con i 450 milioni necessari per costruire un inceneritore da 400.000 tonnellate annue possiamo realizzare 100 innovative ‘fabbriche dei materiali’ che estraggono materie riciclabili da 1,5 milioni di tonnellate di rifiuti indifferenziati residui senza produrre fumi e ceneri da trattare come rifiuti speciali”.

L’alternativa per Fare Verde è l’economia ‘circolare’ approvata a larga maggioranza dal parlamento Europeo lo scorso mese di luglio: estrarre risorse dai nostri scarti per ridurre la dipendenza da materie prime importate a caro prezzo dall’estero e rendere più competitive le imprese europee.

 

La sensazione è che si possa scatenare una PowerCrop 2.0, dove comitati di cittadini sono riusciti a far si che non se ne facesse nulla, non senza l’importante ausilio di alcuni personaggi politici sensibili al tema ambientale.

 

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