ROMA: AL VIA IL PROCESSO PER MAFIA CAPITALE

di Claudia D’Orefice

E’ iniziato a Roma il processo sul caso denominato “Mafia Capitale”. La cupola romana, operativa,  secondo gli investigatori, sin dal 2000 e capeggiata dall’ex terrorista dei NAR, Massimo Carminati, siede al banco degli imputati.

Un avvenimento importante, la città giudiziaria capitolina di Piazzale Clodio è stata invasa da oltre 70 testate giornalistiche, 60 avvocati e 46 imputati tra cui Buzzi, (ex capo delle cooperative),  Carminati e il braccio destro di quest’ultimo, Riccardo Brugia, ammessi a partecipare all’udienza della X Sezione Penale in videoconferenza per motivi di sicurezza.

Il dibattimento si è svolto nell’aula Occorsio con il rito immediato davanti al Presidente Rosanna Ianniello, processo che a partire da lunedì prossimo, verrà spostato nell’aula bunker di Rebibbia.

In aula si è proceduto a stilare un lungo elenco di udienze, che da qui a luglio saranno circa 136.

Precise le dichiarazioni del difensore di Carminati, che ha da subito annunciato che il suo assistito è pronto a parlare, mentre il legale di Buzzi ha ribadito che a Roma la mafia non esiste.

Ma le indagini, culminate con l’arresto il 30 novembre 2014 dell’ex militante di estrema destra, portano ad una realtà  ben più complessa ed inquietante.

Associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, usura, corruzione, riciclaggio di denaro: questi i reati contestati dai sostituti procuratori Giuseppe Cascini, Luca Tescaroli e Paolo Ielo e dal procuratore aggiunto Michele Prestipino, a quelli che sono risultati essere gli esponenti più significativi di un sottosistema attivo e penetrante in tutti i settori dell’amministrazione della Capitale.

Dalle gestione delle cooperative, all’accoglienza degli immigrati nel comune di Roma e del Lazio, il “Mondo di Mezzo” messo in piedi dando ordini a politici di tutti gli schieramenti, viene sezionato dai magistrati romani in migliaia di intercettazioni e di documenti depositati che registrano la gestione malata e il controllo violento di attività commerciali e d’impresa, di appalti e di concessioni, in un pericoloso intreccio fra politica e mafia.

Un fenomeno del tutto originale quello di cui parlano le carte processuali in quanto prettamente “romano”, ossia svincolato da rapporti con altre organizzazioni criminali ma di cui usa “il metodo mafioso”, come ha ben descritto il Procuratore Capo Pignatone.

Unico nel suo genere ma non l’unico sistema malavitoso nella città , Roma che ad oggi si trova costretta a fare i conti con il commissariamento, tutto questo con il Giubileo alle porte.

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