Crisi Avezzano: cosa non va?

Dopo un inizio di stagione entusiasmante l’Avezzano Calcio ripiomba in uno dei tanti momenti difficili che ne hanno caratterizzato la storia recente. I nodi da sciogliere sono tanti, per non dire troppi, e l’alta classifica delle prime giornate è un miraggio (seppur non troppo lontano).

Prima questione da analizzare è il gioco espresso dagli uomini di Pino Tortora. L’attacco, seppur formato da buone individualità, non concretizza e solo la difesa bunker delle prime quattro giornate ha evitato il peggio e ha permesso ai marsicani di ottenere un cospicuo bottino di punti. La difesa, appunto. Se nei primi 360′ del campionato Tabacco e compagni hanno incassato un solo gol (sul difficile campo dell’Albalonga) adesso la rotta sembra cambiata. Tre partite, sei gol; la matematica non è un’opinione e il bunker si è trasformato in un colabrodo. In particolare i biancoverdi hanno mostrato lacune nei calci piazzati subendo ben quattro reti su palla inattiva nell’ultimo mese. Il centrocampo marsicano fa fatica a costruire gioco nonostante la qualità che contraddistingue elementi del calibro di D’Eramo, Lo Pinto o Persia; la squadra compatta delle prime giornate si è trasformata in una squadra lunga che lascia praterie in mezzo al campo. Praterie che fanno spesso capolino anche nell’area avversaria. Aquino, a secco dall’esordio a Sansepolcro, è troppo isolato e le sue caratteristiche di movimento non lo rendono forse compatibile al 100% con il gioco di questo Avezzano. Sulle fasce il discorso è simile: il solo Bittaye ha dimostrato di essere elemento fondamentale per i biancoverdi, un giocatore che salta l’uomo e che si fa trovare spesso davanti al portiere avversario (non a caso è il capocannoniere della squadra con due gol su azione), Padovani e Leto hanno finora inciso poco non mostrando ancora le doti tecniche di cui tanto si è parlato.

A tutto ciò va aggiunta la bassa età media che caratterizza la rosa biancoverde: alcuni gioiellini costituiscono un patrimonio per la società ma l’altro lato della medaglia ha evidenziato una mancanza d’esperienza specie nei momenti più delicati di gioco. In tutto questo non mancano, ovviamente, i lati positivi a cominciare proprio dai giovani che la società di Gianni Paris ha messo in luce. D’Eramo è un talento indiscusso, così come Bittaye e Menna. A proposito di giovani, sta pesando e non poco l’assenza di Lombardo, terzino sinistro tutto campo che ben si è comportato ad inizio campionato.

In settimana il presidente Paris è stato chiaro: “se a San Teodoro la squadra non vincerà sarò costretto a cambiare qualcosa”. Un messaggio indirizzato a Tortora? Chissà. Di certo la situazione del tecnico ex Crotone Primavera non è solidissima e già nell’ultima partita contro il Latte Dolce il pubblico del “Dei Marsi” ha detto la sua. Ecco, il pubblico. Una questione delicata e, detto francamente, abbastanza triste. Una squadra come l’Avezzano, con un ampio bacino d’utenza ed una classifica che, almeno fino a qualche settimana fa, faceva invidia a piazze ben più blasonate, porta allo stadio circa 200/300 persone. Tradotto: uno stadio semivuoto. Un problema vecchio che non nasce di certo oggi ma che quest’anno è tornato prepotentemente alla ribalta complice il buon avvio di stagione dei marsicani. La città di Avezzano sta mostrando un disinteresse enorme nei confronti della propria squadra, il tutto al netto della politica dei prezzi stabilita dalla società che non spetta a noi analizzare. Per fortuna il “Dei Marsi” è ancora animato da quei pochi (ma buoni) tifosi presenti sugli spalti. Alla squadra e alla società va il compito di riportare la gente nella casa del calcio avezzanese, e forse questa è la partita più difficile da vincere.

Luca Pulsoni

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