La impunità criminale è figlia della sovranità dimenticata dallo Stato di diritto. La pacchia finisce perché mutano le condizioni politiche? É giusto che i terroristi scontino le loro pene, invece di essere barbaramente giustiziati in nome della “democrazia”.


(di Nicola Facciolini)

Molte sono le madri della impunità di pericolosi latitanti ancora oggi a piede libero nel mondo, e della ineffettività della pena. La condiscendenza benevola, complice di una cultura politica criminale, fintamente perbenista e moderata, che minimizza, se non giustifica, le responsabilità penali dei terroristi del passato, del presente e del futuro. La diffidenza verso la Giustizia italiana, considerata dalle altre potenze, come un “potere” concorrente, se non come una “struttura” subalterna alla ideologia e alla politica, ovvero come cieco strumento di repressione al servizio di stati e poteri esteri chiaramente incostituzionali. C’è poi la vera e propria “connivenza” da parte di personaggi politici, pezzi dello stato, capi di governo e multinazionali esteri, non necessariamente né dichiaratamente “comunisti” o “fascisti”, ideologicamente contigui a questi “rivoluzionari” dolciniani in salsa intellettuale, magari figli della “intellighenzia”. Le responsabilità maggiori gravano su chi ha sempre taciuto, offrendo asilo e assistenza ai presunti “perseguitati” dal mondo opulento del consumismo turbo-capitalista. Le cose cambiano. La pacchia finisce perché mutano le condizioni politiche? Una vittoria alle elezioni presidenziali elimina alibi ideologici e protezioni giudiziarie, poco prime offerte con l’anello al naso contro ogni principio di diritto umanitario internazionale diversamente interpretato dai regimi amici. La Giustizia è cieca. Essa è indipendente dalla forza e dalla politica. Così almeno dovrebbe essere in un mondo giusto e libero, nelle moderne democrazie evolute. Ma, senza uno Stato di diritto, la Giustizia è impotente, inefficace, ineffettiva, puramente ideologica, teorica. La forza dello Stato di diritto, la rende viva, effettiva, efficace, risolutiva. Il fatto è che i sistemi giuridici sulla Terra non sono eguali né i “Global Compact” risultano utili per una Giustizia mondiale “amministrata” sotto l’egida delle Nazioni Unite. Giuridicamente le questioni sono complesse come le società e le culture di cui sono espressione. I meccanismi giuridici, la certezza della pena, le sanzioni, dissimili peraltro sulla stessa natura del reato penale e sulla fattispecie imputabile a questi terroristi a piede libero. L’ostacolo formale determinato dalla differente disciplina delle sanzioni, non sempre può essere superato facilmente con la richiesta della estradizione. Gli ordinamenti giuridici degli Stati a volte non prevedono la pena dell’ergastolo. Le deficienze dell’Europa risultano palesi. Ecco perché l’Italia merita rispetto. È facile sbandierare ai quattro venti la bandiera blu a dodici stelle d’oro, appendendola alle finestre, esaltandola nei palazzi delle nostre istituzioni della Repubblica Italiana, finanche assimilandola al Tricolore “nascosto” anche sui feretri delle vittime di terrorismo globalista estremista islamista e di altra natura mercenaria multinazionale. Una “Unione” risolta su basi economiche e finanziarie, in funzione russofobica anti Russia e anti Russi, anche nella lotta al terrorismo internazionale come la tragedia Siriana; una “Unione” che non riesce a costituzionalizzare i suoi princìpi in una Carta come dei diritti e dei doveri europei; che non riesce a fondare una Giustizia penale europea, è palesemente vulnerabile, un organismo fiacco, un’anatra zoppa e senza futuro. Altro che patriottismo europeo! Checché vadano scimmiottando dai palazzi sul nostro territorio, l’Abruzzo, che è la Regione verde d’Europa. Chi fa “malgoverno” del principio di asilo politico e della migrazione dei popoli, concedendo ospitalità a criminali condannati da una Giustizia indipendente e imparziale di un ordinamento democratico, dovrebbe assumersi le proprie responsabilità. Se la Ue è incapace di rispettare le regole di base, ossia i suoi princìpi fondativi, non si prospettano tempi migliori. E questo non ha nulla a che vedere con la sovranità giurisdizionale di uno stato. Né con la salvaguardia dei Diritti Umani. Lo sfacelo è il prodotto di una legislazione “non unitaria” volutamente affrettata e imperfetta, volto a edificare un castello di sabbia europeo senza fondamenta, criterio, futuro, che però impone tasse, condivisione di informazioni su tutto e tutti, regole liberticide, insicurezza, povertà. Questa Europa non può sconfiggere le forze del male, il terrorismo e la paura. Questa Europa trova “strano” che l’Italia sia in grado di fare Giustizia vera, autentica? Questa “Unione” mancata che ha costruito una unità monetaria senza una Costituzione tributaria e giuridica condivisa? Che ha mantenuto per i singoli stati, prerogative esclusive, inique e arbitrarie? Chi ha il coraggio di difendere terroristi criminali in nome della nuova ideologia globalista terzomondista? Non è forse questa, combattuta attraverso “organismi” terzi come l’Isis, la vecchia battaglia rivoluzionaria, la “tirannide” in nome di ambigui princìpi umanitari delle famose occidentali “primavere arabe” sconosciute ai popoli arabi? La Santa Russia in appena tre anni ha distrutto il terrorismo islamista responsabile in Siria dell’assassinio di mezzo milione di persone innocenti e la deportazione di oltre 10 milioni di Siriani. Il Brasile, paese fondatore dei BRICS, ha sonoramente impartito all’Unione Europea e alla Nato l’ennesima giusta lezione di Legalità e di coerenza, svelando l’arcano e le inconfessabili complicità. Sui fatti sono tutti d’accordo. L’altra leggenda nera della Ue e dei suoi alleati “democratici”, di coloro che trasformano i propri “agenti” segreti in martiri della libertà, in scrittori e ricercatori perseguitati dall’oppressione di stati autoritari se non totalitari. È altresì singolare che si parli di “vendetta” e di “trionfo” a fasi alterne, per giustificare i fatti della storia che l’Italia “subisce”. Lo Stato di diritto non ammette né vendette né trionfi. È bene che l’Europa ci conosca un po’ meglio. La riparazione di un torto, il principio che mercenari e assassini seriali debbano essere catturati sempre vivi per essere processati e condannati da una giuria di pari presieduta da un giudice “naturale” terzo, per scontare la pena, in Europa e negli Usa pare non sia più un fatto normale. In Italia, invece, ancora lo è, come garantisce la nostra Costituzione della Repubblica e il Diritto Penale. Accade normalmente in Italia e desideriamo che accada in Europa e nel mondo, senza violare la sovranità altrui. Come accade regolarmente a tutti i cittadini italiani ovunque raggiunti dalla nostra Giustizia, che non hanno la possibilità di sguinzagliare comici, eserciti multinazionali di ideologi e legali falliti in grado di giustificare e, quel che è peggio, santificare le gesta criminali. Magari dimenticando le sofferenze di milioni di vittime innocenti, facendo leva su una falange ciarliera di intellettuali europei atlantisti spalleggiati da impronunciabili “consulenti”, da inebetiti “strateghi” esperti in oppio ideologico, sostenuti dall’innocentismo di Ong e istituti privati, un tempo nemici dei regimi totalitari comunisti e nazifascisti, e dei soprusi veri delle Guerre Umanitarie. Magari giustificati da chi martella l’opinione pubblica in campagne di depistaggio in cui la richiesta di estradizione viene equiparata alla tirannide, alla prepotenza, alla volontà di potenza di chi vuol “eliminare” dei liberi intellettuali “dolciniani”. Ancora oggi, dopo secoli, sembra di sentirli gli “eretici” di Fra’ Dolcino che, in nome della povertà evangelica ardentemente professata, erano soliti bruciare le ricchezze dei possidenti medievali europei, finanche della Chiesa, sostenendo di difendere la carità di Cristo, anche quando uccidevano i malcapitati “peccatori”.  Prima di finire arsi vivi nei roghi della giustizia secolare. Frati terroristi del Medioevo europeo. Già, quanti “dolciniani” travestiti da agnelli mansueti del loro signore, pronti a colpire in nome dell’ideologia! Oggi la corporazione dolciniana si trasforma e si mobilita a difesa dei loro “colleghi” operativi di lotta, strage, commercio di armi, promozione di guerre e conflitti, e libero insegnamento universitario. Vengono divulgate menzogne sui loro “agenti” imputati che non avrebbero goduto di tutte le garanzie costituzionali che lo Stato di diritto considera inalienabili nella difesa anche d’ufficio. Fake news. Lo Stato italiano viene dipinto come una mostruosa dittatura oppressiva che vuole divorare i grandi dissidenti del pensiero unico globalista. La campagna produce i suoi amari frutti. Con lo status di “rifugiati politici”, le richieste italiane molte volte sono state rifiutate. Non sembra una tirannia catturare vivi i terroristi, dolciniani o meno. Non è totalitario mettere le mani su quanti tolgono facilmente la vita agli innocenti, magari perché protetti e poi eliminati per cancellare ogni traccia e collegamento. Ma è prerogativa di uno Stato democratico di diritto, far scontare agli assassini la pena sancita in regolari processi penali, sia pure celebrati con gli imputati contumaci, evasi, fuggiaschi all’estero perché protetti. Chi invoca gesti di clemenza scandalosi, per chiudere diversamente capitoli oscuri e scomodi della Storia d’Italia, dovrebbe sinceramente riflettere. Perché offendere i sentimenti di chi ha subìto la violenza omicida del terrorismo, magari eliminando gli assassini senza processo e condanne, giustificando tali fatti, significa allontanare la Giustizia dai cittadini liberi e onesti, distruggendo il futuro dell’Italia e dell’Europa, consegnando il Bel Paese a nuovi pericolosi “padroni”, questi sì totalitari. Augurare la galera ai responsabili di simili nefandezze, è un gesto di rispetto, non di oppressione. Naturalmente se questi criminali vengono catturati vivi. Un fatto di Diritto. Un codice etico altrettanto inalienabile in uno Stato realmente democratico. Nel caso dei numerosi attentati terroristici in Europa e nel mondo, senza criminali da processare e condannare perché preventivamente “giustiziati” dalla tirannia del pensiero unico globalista impunemente giustificato nelle alte sfere istituzionali europee, risulta oltremodo scandaloso parlare di Giustizia in mancanza di atti giudiziari, processi e sentenze. Come la mettiamo con l’accertamento della verità processuale su questi crimini? Li qualifichiamo come “non pervenuti” per ragion di stato? Senza spirito vendicativo, senza smania di rappresaglia, senza ritorsioni sproporzionate, senza sentimenti di trionfo, come giudichiamo questi comportamenti criminali istituzionali europei? Ed allora, da Italiani, si faccia pure risuonare in Europa la voce del Diritto Italiano: uno Stato autenticamente democratico è giusto, non feroce, quando cattura e processa i criminali, senza giustiziarli preventivamente, magari per non farli confessare la verità dei fatti. Questa considerazione intelligente è comunemente avvertita come necessaria e urgente, vista l’inquietante indifferenza delle istituzioni europee sull’argomento. L’importante è non finire giustiziati per errore, come le malcapitate vittime dei terroristi “giustificati” dal potere ideologico! L’importante è che non si confondano più le questioni; che le vicende siano rimesse al loro giusto e corretto posto; che le fake news vengano sfatate; che le autorità dello Stato facciano il loro dovere. L’Europa non è uno Stato. L’Italia lo è. I terroristi assassini non sono né eroi né martiri né graziati da clausole di salvaguardia né leggende né partigiani né patrioti. A meno che, come nel peggiore universo parallelo, la Storia che ci è stata raccontata, sia in verità un’altra, a parti decisamente invertite come alcuni abilmente dissimulano in questa “capsula del tempo” appena aperta, tra complicità, silenzi e imbarazzanti velleità propagandistiche. Il che pone un pesante fardello sulla eredità giuridica e costituzionale degli Italiani, il cui futuro sembra dipendere sempre da altri. É giusto che i terroristi scontino le loro pene, invece di essere giustiziati.  © Nicola Facciolini

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