Adriano Leite Ribeiro: l’ultimo imperatore del calcio moderno

Il Brasile è terra storicamente nota per aver sfornato calciatori ricchi di talento nel corso dei decenni. Sin dai  tempi del Brasile di Pelè, la nazionale verdeoro ha sempre visto partecipare tra i propri ranghi dei giocatori incredibil: di sicuro, se si vuole pescare un potenziale futuro talento, bisognerebbe guardare al Brasile.

Molti dei talenti brasiliani però sono anche noti per la loro ambiguità genio-sregolatezza, una caratteristica che si trova spesso nei calciatori dei Paesi sudamericani e che altrettanto spesso porta alla prematura fine della loro carriera. Uno dei giocatori che più rappresenta queste sentenze è Adriano Leite Ribeiro, meglio noto semplicemente come Adriano e soprannominato L’Imperatore per l’assonanza con la celebre figura storica romana. Un giocatore unico nel suo genere, dalla potenza fisica esplosiva, appartenente ad una generazione d’oro che, però, ha visto molti talenti decadere in breve tempo nell’anonimato.

Adriano: origini e primi passi

La storia di Adriano inizia ovviamente in Brasile, più precisamente nella sua stessa città d’origine, Rio de Janeiro. Il piccolo Adriano cresce in un contesto estremamente complicato, quello delle favelas, che tuttavia non limita il suo immenso talento calcistico coltivato tra le strade di quartiere.

A Rio de Janeiro infatti ha sede il Flamengo, che nel 1998 lo ingaggia nelle proprie giovanili e lo fa esordire in prima squadra nel 2000, facendolo giocare come terzino. Ben presto riesce ad attirare su di sé l’attenzione di grandi club: lo porterà in Italia infatti l’Inter, nell’ambito della cessione di Vampeta. Tra il 2001 e il 2004 viene dapprima prestato alla Fiorentina, poi ceduto al Parma: proprio con i ducali segna 23 reti in 37 presenze, piazzandosi al nono posto in classifica marcatori e accentrando su di sé ulteriormente l’attenzione.

Il ritorno all’Inter e l’inizio del (breve) dominio dell’Imperatore

Nel Gennaio del 2004, l’Inter ribalta il pronostico delle scommesse e decide di riportare sotto la Madonnina l’immenso talento del giovane Adriano. Qui svela ancor di più tutte le proprie potenzialità: è un giocatore ancora più esplosivo di prima, a tratti incontenibile, il suo mancino è una garanzia e riesce a saltare l’uomo con una facilità impressionante.

Nel corso delle quattro annate all’Inter, Adriano vince due Scudetti e due Coppe Italia, ma anche tre Supercoppe italiane, segnando reti su reti e sbalordendo tutto il pubblico internazionale. Nel 2008, a causa di una precaria condizione fisica che ne condizionò le presenze all’Inter, viene mandato in prestito al San Paolo dove riesce a tornare in forma.

Al ritorno dal San Paolo, Adriano trova Mourinho come allenatore. Nonostante le ottime prestazioni, spesso si mette in mostra per alcune controversie disciplinari che lo fanno escludere dalle convocazioni: celebre fu il pugno rifilato a Gastaldello, che gli costò ben 3 giornate di squalifica. Per una settimana fa addirittura perdere le proprie tracce al rientro dalla Nazionale: sarà la goccia che farà traboccare il vaso.

Il “pellegrinaggio” tra diverse squadre e il ritiro

Dopo essere tornato al Flamengo per un anno, Adriano inizia un autentico “pellegrinaggio” alla ricerca di una sistemazione fissa, ma soprattutto di una condizione psico-fisica che gli permettesse di esprimersi al meglio.

Non ci riuscirà più: trascorrerà una breve esperienza fallimentare alla Roma, un’altra al Corinthians, tra forme fisiche al limite dell’accettabile e scandali secondari. Spara le ultime cartucce, dopo vari periodi di inattività completa, dapprima all’Atletico Paranaense e poi al Miami United, decretando la fine completa di una carriera che avrebbe potuto essere davvero leggendaria.

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