AGGRESSIONE A PESCARA, IL PD ABRUZZO: “CONDANNA FERMA, SERVE LEGGE CONTRO L’OMOLESBOBITRANSFOBIA”

Dove sta l’indignazione pubblica, collettiva, generale? Dove stanno le voci, anche dissonanti, di un popolo che si dice libero, tollerante e democratico? Dinanzi a questi episodi non ci possono essere silenzi, né svincolamenti. La violenza è violenza sempre; tutti e tutte ci dobbiamo indignare e sollevare contro ogni forma di agito che minacci i nostri diritti e gli spazi democratici.
E non dobbiamo avere esitazione né pudore a ribadirlo: il Partito Democratico, all’indomani della partecipazione all’Abruzzo Pride, nel giorno dei moti di Stonewall e dell’avvio dell’iter legis per l’approvazione della legge nazionale contro l’omolesbobitransfobia – condanna fermamente e senza infingimenti gli atti di omolesbobitransfobia avvenuti.
Non ultimo il gravissimo e vigliacco atto di violenza di branco avvenuto giovedì notte a Pescara.
Caro ragazzo, amico fratello e compagno, non sei solo e ti chiediamo scusa anche a nome di chi ancora non ha capito che urge una legge nazionale e regionale. Che agisca con la tutela, la prevenzione ed il monitoraggio; che faccia discutere la società di questi temi: perché violenza è non solo nella fisicità indegna del gesto ma anche negli incitamenti, nello stigma e nelle ricostruzioni mendaci; violenza e omofobia sono le paroline e le battutine, i silenzi, l’astensione e i discorsi rozzi che contrappongono diritti a diritti. I diritti sono tutto, e tutti insieme si condividono e si conducono.
Riprendiamo le parole del neoeletto segretario provinciale Nicola Maiale: «Tutta la solidarietà del PD allo studente aggredito, la città di Pescara è e rimarrà un luogo ospitale, tollerante e plurale».
Noi faremo la nostra parte perché siamo soggetti attivi di parte, in questo noi siamo e ci riconosciamo partigiani dei diritti: per questo abbiamo avviato un percorso per una
Legge regionale contro l’omolesbobitransfobia e misoginia, di recepimento a quella nazionale.
Oggi la nostra coordinatrice nazionale Monica Cirinná ha scritto bene: «Un paese civile è un paese in cui tutte le persone sono riconosciute e protette; in cui discriminazioni, odio e violenza vengono contrastati con gli strumenti della democrazia e della cultura, e vengono puniti con severità. Al lavoro e alla lotta, per una buona legge, che arrivi presto».

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