Bilancio WWF di fine anno: il bello e il brutto per l’ambiente abruzzese nel 2017

L’unica grande opera pubblica di cui c’è bisogno è la messa in sicurezza del territorio

Ancora un anno difficile per l’ambiente abruzzese. Problemi di ogni tipo, ma quasi sempre riconducibili alla mano dell’uomo, continuano a colpire la nostra regione e la sua straordinaria natura. Il 2017 sarà ricordato per la tragedia di Rigopiano e per gli incendi, tragici episodi determinati in tutto o in parte da inefficienze ed errori umani, per il terremoto e le forti nevicate, eventi che hanno finito per segnare la vita di tanti abruzzesi. Purtroppo il conto di scelte sbagliate è stato presentato nel peggiore dei modi, ricordandoci per l’ennesima volta che investire nella corretta gestione del territorio e nella prevenzione è indispensabile.

Fortunatamente non sono mancate le note positive dovute anche all’azione di cittadini e associazioni che in alcuni casi sono riusciti a contrastare efficacemente scelte politiche sbagliate.

L’impegno del WWF è stato costante per tutto l’anno. Attraverso la delegazione regionale, le quattro organizzazioni locali (WWF Abruzzo Montano, WWF Chieti-Pescara, WWF Teramo e WWF Zona Frentana e Costa Teatina), le Oasi, i numerosi Centri di Educazione all’Ambiente e i nuclei di vigilanza ambientale, il WWF è stato presente in tutte le principali battaglie in difesa della natura abruzzese, e ha anche messo in campo attività propositive con progetti nazionali e internazionali di conservazione della natura e di valorizzazione e promozione del territorio.

È veramente difficile ripercorrere in poche righe un intero anno. Ci abbiamo provato attraverso 10 punti che riassumono le principali tematiche ambientali che hanno interessato il 2017.

  1. Abruzzo a fuoco.

Nell’estate 2017 il fuoco ha distrutto oltre 6.000 ettari d’Abruzzo. 216 incendi hanno interessato 136 Comuni su 305 con gravi danni per ambiente e forti rischi per la salute dei cittadini.

Tutta la nostra regione è stata interessata, ma il Monte Morrone nel Parco Nazionale della Majella attraversato dalle fiamme per oltre 2 settimane ha rappresentato l’immagine simbolo dell’estate. Un simbolo del fallimento delle politiche di prevenzione e della gestione dell’emergenza che pochi giorni prima aveva caratterizzato anche il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga con l’incendio a Campo Imperatore, sviluppatosi durante la Fiera della pastorizia. I danni agli ecosistemi sono stati incalcolabili, i costi per la collettività per l’azione antincendio di oltre 1 milione di euro. Dietro questi roghi, come sempre, c’è stata la mano dell’uomo che per i motivi più disparati ha distrutto un patrimonio naturale di enorme valore e ha messo in pericolo la vita di tante persone.

  1. Acqua a rischio.

Il simbolo del 2017 è sicuramente la folla che si accalca nei negozi del teramano per acquistare acqua in bottiglia dopo che, tra l’8 e il 9 maggio, è stata interrotta l’erogazione di acqua proveniente dal Gran Sasso d’Italia.

All’improvviso si è tornati a fare in conti con l’interferenza tra i Laboratori di Fisica Nucleare, le gallerie autostradali e un acquifero che rifornisce oltre 700.000 abruzzesi. Il WWF, insieme ad altre associazioni, ha dato vita a un Osservatorio Indipendente sull’Acqua del Gran Sasso che in pochi mesi ha organizzato iniziative per far conoscere la realtà e ha portato a una grande manifestazione a Teramo il 15 di novembre con migliaia di cittadini in marcia per chiedere sicurezza per l’acqua che arriva nelle nostre case e trasparenza nella gestione di questa risorsa. Una mobilitazione che purtroppo si è dovuta scontrare contro il muro di gomma della Regione che finora si è rifiutata di aprire il confronto con l’Osservatorio e con le comunità locali.  

  1. Aree protette: tra parchi fantasma e leggi ferme.

Anche il 2017 è passato senza che fosse completato l’iter istitutivo del Parco della Costa Teatina. Una politica incapace e interessi localistici stanno tenendo fermo il parco da oltre 16 anni! Una vergogna senza alcuna giustificazione, visto che è stato perfino nominato un commissario governativo il cui lavoro sulla perimetrazione è abbandonato nei cassetti del Governo nazionale ormai dall’aprile del 2015. Grande responsabilità di questo stato di cose è della Regione Abruzzo che ha continuato con la sua politica dilazionatoria a dar seguito a pochi sindaci che si oppongono al parco esclusivamente per poter continuare a costruire anche negli ultimi tratti di costa rimasti liberi dal cemento.

Altra vergogna è il fatto che per tutto il 2017 il Parco regionale Sirente-Velino ha continuato ad essere commissariato. Una situazione senza alcuna motivazione che sta facendo morire il parco ormai senza più alcuna spinta propositiva da anni.

E anche la legge regionale sulle aree naturali protette si sta muovendo con fatica. Durante il 2017 il WWF, insieme ad altre associazioni ambientaliste, si è impegnato in un confronto con l’assessorato regionale ai parchi per arrivare a completare la legge di riforma, che continua tuttavia a non approdare in aula per la fase finale del confronto con i portatori di interesse e con il consiglio regionale.

Dopo un decennio di sconfitte al TAR e al Consiglio di Stato, che hanno puntualmente accolto i ricorsi del WWF contro i calendari venatori abruzzesi, la Regione ha adottato un calendario venatorio almeno rispettoso della legge e senza preapertura.

Un primo passo avanti significativo che però viene smentito dalla gestione del cinghiale attuata attraverso un piano che punta esclusivamente sull’azione dei cacciatori che da sempre si è mostrata del tutto inefficace nel limitare i danni ai coltivi. I cacciatori sono la causa del proliferare dei cinghiali che furono immessi a scopo venatorio e non possono essere certo la soluzione del problema rappresentando la categoria che proprio dai cinghiali trae i maggiori vantaggi.

La mancanza di controllo del territorio a causa della diminuita presenza delle polizie provinciali e della trasformazione del Corpo Forestale dello Stato sta portando poi a un proliferare di cacciatori senza regole che mettono a rischio escursionisti, agricoltori e semplici cittadini.

  1. Mobilità sostenibile: passi avanti sul progetto “Bike to coast”.

Anche nel 2017 si è celebrata la tradizionale Biciclettata Adriatica del 2 giugno che ogni anno vede una sempre maggiore partecipazione con centinaia di appassionati e tante famiglie lungo la costa abruzzese. E quest’anno si è potuto festeggiare da un lato l’avvio del completamento del tratto del percorso “Bike to coast” del teramano, e dall’altro la partenza dei lavori per il tratto teatino. L’Abruzzo potrebbe avere nel giro di pochi anni una pista ciclabile lungo tutta la sua costa da unire alle piste ciclabili delle Marche attraverso un progettato ponte sul fiume Tronto.

Nel frattempo si ipotizzano nuove piste lungo i fiumi così da consentire anche i collegamenti verso l’interno. Le ciclabili, infatti, se realizzate nel rispetto dell’ambiente possono rappresentare effettivamente un modo efficace anche per riqualificare luoghi abbandonati e per aumentare i controlli anti-vandalismo.

Dove si continua invece ad essere carenti è sulla mobilità urbana. Nonostante la legge regionale del 2013 e la legge nazionale sulla mobilità ciclistica recentemente approvata, sono pochissimi i comuni dove è possibile andare in bici a lavoro e a scuola in maniera sicura.

  1. Energia: tra fonti fossili e speranze.

Sicuramente il definitivo smantellamento della piattaforma Ombrina Mare nel mese di ottobre ha coronato un impegno senza pari che ha visto una intera regione opporsi alla nascita di nuove trivelle petrolifere davanti alla costa teatina. Ma purtroppo la nostra regione continua ad essere considerata dal Governo nazionale distretto petrolifero e circa metà del nostro territorio e gran parte del mare antistante la costa continua a essere interessato da richieste o concessioni per ricerca, estrazione o stoccaggio di idrocarburi.

Negativo poi è stato il via libera dato proprio a fine anno alla centrale di compressione di Sulmona. Uno schiaffo alle scelte di un territorio, un azzardo per le caratteristiche dell’area dove dovrebbe sorgere e la prova che a livello nazionale si vuole insistere su strategie energetiche errate. Lo stop all’autorizzazione di cui si è parlato ieri sarebbe un atto dovuto per far riprendere un dialogo sul tracciato del gasdotto SNAM. Discorso analogo per il minacciato prelievo di gas nei pressi della diga di Bomba: un progetto bocciato persino dal Consiglio di Stato continua a restare in piedi per la colpevole inerzia del governo nazionale.

E vogliamo considerare una prova della crescita della consapevolezza dei cittadini anche l’adesione che registra in Abruzzo l’Ora della Terra, la campagna internazionale del WWF contro i cambiamenti climatici. Quest’anno ben 50 realtà della nostra regione hanno aderito spegnendo simbolicamente le luci dei più importanti monumenti e edifici per richiamare l’attenzione sulla necessità di adottare scelte energetiche sostenibili che facciano a meno delle fonti fossili.

  1. In ginocchio per il maltempo.

La tragedia di Rigopiano è stata solo l’aspetto più tragico del maltempo che ha colpito l’Abruzzo a inizio anno. Sembra assurdo che nel 2017 si possa morire in un albergo travolto da una valanga ed è doveroso che la magistratura accerti al più presto la verità e individui eventuali responsabilità sia per le autorizzazioni che per i ritardi.

Le nevicate di quei giorni hanno però messo in ginocchio un’intera regione: i ritardi accumulati nel ripristinare l’energia elettrica, nel riattivare il riscaldamento delle abitazioni e nel raggiungere i paesi rimasti isolati per giorni non sono giustificabili. Al di là dell’eccezionale impegno dei singoli, quanto si è verificato, e che potrà verificarsi puntualmente alla prossima “emergenza”, non è soltanto la conseguenza di condizioni straordinarie, ma anche di un sistema di gestione che mostra ormai tutti suoi limiti: continui tagli ai servizi essenziali, riforme che cambiano situazioni consolidate senza prospettarne altre, catene di comando saltate, mancanza di manutenzione producono quanto abbiamo vissuto. E di fronte a simili scenari è obbligatorio cambiare profondamente rotta. Da decenni ripetiamo che l’unica grande opera pubblica di cui questo Paese avrebbe bisogno è la messa in sicurezza del territorio. E invece la logica che è dietro alle politiche di tutti i governi nazionali e regionali succedutisi negli ultimi decenni è quella del consumo di suolo e risorse naturali. Cittadini consapevoli devono chiedere ai propri amministratori politiche nuove. Amministratori responsabili devono attuare queste politiche nuove. Cominciando dal rispettare tutte le aree a rischio, ad esempio cancellando per sempre gli assurdi progetti di chi vorrebbe costruire altri edifici nei pressi del centro commerciale Megalò, realizzato a ridosso del fiume Pescara e che una politica seria provvederebbe a delocalizzare, giammai ad autorizzare ulteriori cementificazioni.

  1. Lupo: l’Abruzzo di nuovo in campo per salvarlo.

La storia della conservazione del Lupo in Italia è legata alla nostra regione. Proprio qui il Parco Nazionale d’Abruzzo e il WWF lanciarono l’Operazione San Francesco che in poco tempo portò il Lupo da specie considerata “nociva”, e quindi cacciata, a specie protetta. Da quel momento questo meraviglioso predatore, allora sull’orlo dell’estinzione, si è potuto naturalmente espandere su tutto il territorio nazionale arrivando fino alle Alpi.

Il 2017 si è aperto con un attacco al Lupo. Il Ministero dell’Ambiente ha infatti predisposto il Piano di gestione della specie che, per la prima volta dagli Anni ’70, ha previsto la possibilità di abbattimenti. Proprio dall’Abruzzo è partita una grande mobilitazione con centinaia di bambini delle scuole abruzzesi che hanno partecipato all’iniziativa del WWF “Un disegno per il Lupo” per chiedere di non aprire la caccia a questo splendido animale. Una mobilitazione andata avanti per tutto il 2017 che ha visto tante altre manifestazione e una petizione firmata da oltre 200.000 italiani e che ha consentito di bloccare per tutto l’anno la proposta di rendere legali le uccisioni.

  1. Oasi WWF in Abruzzo: nuovi arrivi e festeggiamenti per traguardi importanti.

Registriamo come nota fortemente positiva la nascita di nuove Oasi WWF in Abruzzo.

Grazie all’accordo con il Comune di Vasto dal mese di maggio la Riserva regionale di Marina di Vasto è gestita da WWF e Legambiente, mentre nel mese di dicembre è stato firmato un protocollo di intesa tra il Comune di Ortona, il WWF e il CAI per la gestione delle Riserve naturali regionali “Punta dell’Acquabella” e “Ripari di Giobbe”. In entrambi i casi le associazioni si avvarranno dell’Istituto Abruzzese per le Aree Protette (IAAP) che in Abruzzo cura la gestione tecnica di altre riserve regionali affidate al WWF.

E proprio le Oasi WWF nel 2017 hanno festeggiato traguardi importanti: i 20 anni dell’Oasi WWF delle Gole del Sagittario ad Anversa degli Abruzzi e i 30 anni dell’Oasi WWF del Lago di Penne. Due realtà ormai forti e consolidate che, grazie all’impegno delle comunità locali, dei volontari e degli operatori del WWF, rappresentano delle eccellenze nella gestione delle aree protette in Italia.

  1. Rifiuti e discariche.

Qualche elemento di novità si intravede nel campo dei rifiuti e delle bonifiche.

La Giunta regionale ha approvato il nuovo piano regionale dei rifiuti. Un passo avanti importante, ma non risolutivo perché ora si dovrà attendere l’approvazione da parte del Consiglio regionale. Al tempo stesso non decolla l’Autorità per la Gestione Integrata dei Rifiuti regionale (AGIR) che avrebbe dovuto mettere ordine nella babilonia delle molteplici gestioni.

Sul piano delle bonifiche si registra una positiva accelerazione per quanto riguarda il Sito di Interesse Nazionale di “Bussi sul Tirino” per il quale sembra che si voglia finalmente iniziare a recuperare il tempo perduto. Nel 2017 sono state poste le basi, con una serie di incontri al Ministero dell’Ambiente, ora si tratta di cominciare finalmente a rimuovere davvero i rifiuti: sono trascorsi ben 10 anni da quando quell’emergenza tornò clamorosamente in primo piano ed è del tutto inaccettabile che non sia neppure iniziata la “pulizia” di un territorio offeso nel peggiore dei modi.

Non sarebbe stato possibile chiudere questo bilancio del 2017 senza ricordare il generale Guido Conti, tragicamente scomparso nel mese di novembre, che alla nostra regione ha dato tanto nel campo della difesa dell’ambiente e della natura a cominciare proprio dalle indagini sui rifiuti sepolti a Bussi.

Un particolare ringraziamento va infine alla Lega Navale Italiana, Sezione Pescara, che ci ospita e con la quale il WWF ha firmato un protocollo d’intesa e di collaborazione finalizzato in particolare alla tutela del mare e della costa.

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