BRACCO. CAMPO DI GIOVE: PRESSAPOCHISMO IMPERANTE

Un modo di agire dove a regnare sovrano è stato il pressapochismo. Pareri tutt’altro che irrilevanti che vengono rilasciati dopo un anno rispetto alla richiesta e, incredibile ma purtroppo vero, dopo che i lavori di taglio di decine di pini secolari hanno già preso avvio fra lo sconcerto della comunità peligna e campogiovese in particolare. Che la burocrazia italiana e dunque anche abruzzese avesse raggiunto livelli inestricabili, pure i bimbi della scuola dell’infanzia lo avevano compreso. Ma che la ‘professionalità’ di determinati enti potesse arrecare danni così gravi, in pochi potevano immaginarlo“.

E’ con queste parole che il consigliere Leandro Bracco commenta quanto accaduto alcuni mesi fa nella splendida pineta di Campo di Giove, nell’Aquilano, quando decine di alberi furono tagliati per mettere in sicurezza la linea ferroviaria Sulmona-Carpinone. Lo stesso Bracco però, dopo avere effettuato uno specifico accesso agli atti ed essere entrato in possesso di determinati documenti, rende di dominio pubblico alcuni fatti che non possono non far sorgere diverse domande.

Durante l’estate 2018 – afferma l’esponente di Sinistra Italiana – il taglio di decide di alberi nella storica pineta di Campo di Giove all’interno del Parco nazionale della Majella aveva mobilitato moltissimi cittadini. A distanza di qualche mese, dopo lo studio delle carte, si comprendono alcuni aspetti di quella vicenda. Il taglio avrebbe dovuto interessare arbusti posti lungo la linea ferroviaria Sulmona-Carpinone, intervento finalizzato esclusivamente a garantire la regolarità e la sicurezza della circolazione ferroviaria“.

La L.R. 3/2014 infatti prevede che tali lavori vengano autorizzati dalla Regione previo parere dell’Ente Parco che è tenuto a verificare la Valutazione di incidenza ambientale delle operazioni. In tal senso, la stessa Regione Abruzzo, tramite il Dipartimento Politiche dello Sviluppo Rurale e della Pesca, Servizio Territoriale per l’Agricoltura Abruzzo Ovest, con nota del 21 giugno 2017 richiedeva parere all’Ente. Dopo diversi mesi e constatato il silenzio, il 13 febbraio scorso il medesimo Dipartimento rilasciava un provvedimento autorizzativo senza indicare particolari prescrizioni. “Un atto – rileva il Consigliere Segretario – che si riteneva necessario allo scopo di garantire la sicurezza della linea ferroviaria. Ciò che lascia esterrefatti è la circostanza secondo la quale il nulla-osta dell’Ente Parco della Majella giungeva molti mesi dopo l’avvenuta autorizzazione regionale, ossia l’8 giugno scorso. Il provvedimento, in particolare, prevedeva esclusivamente ‘l’allontanamento dei soggetti inclinati verso la linea ferroviaria, morti in piedi e deperienti’. Come se ciò non bastasse, poco più di due mesi fa le autorità dell’Ente Parco effettuavano un sopralluogo e constatavano come ‘le operazioni di taglio, almeno delle piante della pineta di pino nero localizzate nel centro abitato di Campo di Giove, hanno assunto caratteri che, per intensità e modalità di effettuazione delle stesse sul terreno (taglio a raso), appaiano tali da poter innescare condizioni di instabilità a carico delle piante risparmiate dal taglio (…) oltre agli eventuali problemi a carico dell’ambiente naturale circostante'”. “Le attività condotte mostravano evidenti criticità – sottolinea Bracco – tanto che il 3 settembre scorso l’Ente decideva, con un successivo provvedimento, di intervenire in misura correttiva. Disponeva infatti ulteriori prescrizioni, in particolare stabilendo che ‘le aree e le piante da assoggettare al taglio vengono preventivamente segnate con vernice rossa indelebile (…) che la scelta delle piante venga effettuata con il supporto di un tecnico abilitato’. Inoltre si dichiarava in attesa ‘della comunicazione di conclusione delle operazioni di segnatura con allegati i siti di taglio e il numero di piante da abbattere per ciascun sito’. Peccato però che tutto questo accadeva dopo che i lavori avevano preso avvio ed erano proseguiti. “Appare dunque palese come sulla pineta di Campo di Giove ci siano state troppe disattenzioni (per usare un eufemismo). Il capitale naturale deve essere tutelato con estremo rigore. Rigore che in questa vicenda è stato – conclude Leandro Bracco – un assente illustre”. 

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