Bracco: “Il piano delle acque atteso da ben 12 anni”

“Dodici anni di attesa. 144 mesi nei quali la nostra regione è priva di un provvedimento rilevantissimo nell’ottica della salute pubblica. Un altro tassello che per l’ennesima volta dimostra che le legittime esigenze della collettività non trovano riscontro nell’operato di una classe politica molte volte autoreferenziale”. E’ tagliente la nota stampa che il Consigliere regionale di Sinistra Italiana Leandro Bracco ha diramato stamane e che concerne le acque superficiali e sotterranee destinate al consumo umano. “Dal 2006 la Regione Abruzzo – spiega l’esponente SI – attende l’adozione di una ‘Disciplina delle aree di salvaguardia delle acque superficiali e sotterranee destinate al consumo umano’. L’art. 94 del Testo Unico ambientale prevede infatti che ‘su proposta delle Autorità d’àmbito le regioni, per mantenere e migliorare le caratteristiche qualitative delle acque superficiali e sotterranee destinate al consumo umano erogate a terzi mediante impianto di acquedotto che riveste carattere di pubblico interesse nonché per la tutela dello stato delle risorse, individuano le aree di salvaguardia distinte in zone di tutela assoluta e zone di rispetto nonché, all’interno dei bacini imbriferi e delle aree di ricarica della falda, in zone di protezione'”. “La regolamentazione imposta dal Testo Unico in materia ambientale – prosegue Bracco – rappresenta uno strumento necessario e imprescindibile al fine di tutelare un bene essenziale per la vita umana. Un bene che politiche errate sommate ai radicali cambiamenti climatici in corso hanno reso sempre più limitato. Nonostante questo, l’agire della Regione Abruzzo appare sostanzialmente essere a un punto fermo. La mancata adozione del provvedimento, considerati gli interessi in gioco, rappresenta un’inadempienza ingiustificabile”. “La Regione – sottolinea Bracco – dovrebbe approvare una zonizzazione delle aree dalla quale far derivare limiti insediativi per tutte quelle attività potenzialmente inquinanti. Appare sin troppo scontato evidenziare come lavorazioni ad esempio estrattive siano incompatibili con zone di tutela assoluta delle falde acquifere. L’inerzia però assume tratti ancor più gravi se si considerano alcune circostanze specifiche. Il 19 dicembre 2014 – nota il Consigliere – la società BETA Studio ha sottoscritto un contratto con la Regione per l’espletamento delle attività di ‘Individuazione delle aree di salvaguardia delle captazioni di acque sotterranee e delle derivazioni di acque superficiali’. La stessa società ha così acquisito dati, prodotto analisi, redatto valutazioni e perimetrato diverse zone. Un lavoro imponente finalizzato alla tutela qualitativa delle acque superficiali e sotterranee destinate al consumo umano. Successivamente l’ERSI (Ente regionale Servizio idrico), con nota n°. 780 del 16 ottobre scorso, ha trasmesso al Servizio Gestione e Qualità delle Acque, una propria delibera con la quale ha approvato lo studio”. “Da diversi mesi la Regione Abruzzo – specifica Bracco – è dunque in possesso della proposta dell’Autorità d’àmbito. Ciononostante la Giunta regionale non ha ancora provveduto ad adottare il documento impedendo di fatto la prosecuzione dell’iter necessario alla approvazione definitiva. A oggi, di conseguenza, la proposta dell’Ente d’àmbito nonché la zonizzazione effettuata sono documenti privi di qualunque efficacia, chiusi in un cassetto e per i quali è già stata spesa una cifra cospicua di denaro pubblico”. “Ne consegue – rimarca Bracco – che si potrà continuare a realizzare cave, edificare impianti tutt’altro che salubri e costruire discariche su aree rilevanti per la captazione delle acque potabili. Tutto questo in spregio alla sicurezza dei cittadini. E la vicenda secondo cui poco meno di 300mila persone, per anni, hanno bevuto acqua contaminata dal sito di Bussi cos’ha insegnato? Nulla”. “Per l’ennesima volta – conclude Leandro Bracco – la docente migliore dei cui insegnamenti bisognerebbe solo far tesoro ossia la storia, non fa testo. Purtroppo”. (Com)

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