Cannabis: ecco cosa dice la legge italiana sulla commercializzazione dei semi

In Italia, la legge pare essere un po’ contradditoria sui semi di cannabis e la loro coltivazione. Ma è possibile acquistare le sementi senza incorrere in problemi legali?

La cannabis in Italia sembra appartenere alle sostanze stupefacenti proibite, eppure sono sempre di più le persone che decidono di acquistare semi di cannabis sfusi e non solo su SensorySeeds, tra gli eCommerce che recentemente si sono più distinti per la qualità dei loro prodotti, e presso altri affidabili rivenditori del settore.

Questo perché la normativa, seppure non ne consenta la coltivazione, permette comunque l’acquisto delle sementi. Infatti, se da un lato i semi non contengono quantità rilevanti di THC, dall’altro non è possibile garantire che le piantine che ne nasceranno contengano quantità di tetraidrocannabinolo consentite dalla legge.

In questo articolo ci occuperemo di analizzare la situazione in Italia per quanto riguarda la vendita e l’uso di canapa e scopriremo in quali casi è possibile acquistare (e coltivare) semi di cannabis senza problemi legali.

La commercializzazione della cannabis è consentita in Italia (a condizione che vengano rispettate le direttive di legge)

Spesso il dibattito pubblico si accende sulla questione cannabis. Una delle questioni ricorrenti riguarda la legalità della piantina e in molti si chiedono se lo Stato italiano consenta la vendita o il possesso di cannabis.

La risposta è no: la canapa è infatti stata registrata tra le sostanze stupefacenti e per questo motivo è vietata dalla legge. In Italia non è quindi consentito coltivarla, commercializzarla o utilizzarla.

È però necessario fare una precisazione.

Queste disposizioni valgono soltanto per la canapa tradizionale, ovvero quella che possiede il più elevato tasso di tetraidrocannabinolo (THC), la sostanza che produce l’effetto psicotropo generalmente associato alla pianta.

Esistono infatti tipologie di cannabis che contengono quantità pressoché inesistenti di THC e pertanto la coltivazione, la vendita e l’assunzione di queste varietà sono ammesse dalla legge.

Il limite di tetraidrocannabinolo fissato dalla legge italiana è pari allo 0,6%, una quantità di poco superiore a quella consentita a livello europeo (0,2%).

Alla luce di queste disposizioni, è in continua crescita il numero di rivenditori online e di negozi fisici su tutto il territorio nazionale. A partire dalla sua legalizzazione con la Legge n.242 del 2016, la cannabis light ha infatti riscosso un grande successo tra il pubblico.

Ma non solo.

Questa varietà ha aperto le porte anche ad altri settori di lavorazione. La cannabis light viene infatti utilizzata per produrre molti articoli di natura diversa, partendo da quelli di tipo alimentare per arrivare fino alla cosmesi e ai materiali edili.

Sementi della cannabis: cosa dice la legge italiana sulla loro commercializzazione?

Ad un livello generale, la legge italiana sembrerebbe consentire l’assunzione e la vendita di cannabis (a condizione che non superi la percentuale dello 0,6% di THC). Ma quale è la situazione normativa per quanto riguarda invece i semi di canapa?

Non contendo traccia di THC, essi non sono inclusi all’interno dell’elenco delle sostanze stupefacenti e pertanto la vendita e l’acquisto di semi di cannabis non sembrerebbe essere vietata. Il problema sorge però nel momento in cui essi vengono coltivati.

La legge italiana infatti vieta (tranne nel caso di poche eccezioni) che le sementi vengano portate a germinazione. E vedremo subito il perché.

I semi della cannabis possono essere acquistati solo per scopi alimentari o nel caso in cui li si voglia raccogliere con l’obiettivo di collezionarli. Non è però possibile coltivarli perché non c’è modo di garantire che le piantine che nasceranno contengano la quantità di THC consentita dalla legge.

Per questo motivo sarebbe meglio evitare di portare i semi a germinazione, in modo da non incorrere in problemi legali anche gravi.

Le uniche semenze che possono essere coltivate senza problemi sono quelle di cannabis legale certificata. Esiste infatti una lista di varietà autorizzate dall’Unione Europea che garantisce il rispetto dei livelli di THC consentiti e pertanto non è vietata dalla legge.

Semi di cannabis: ecco quali sono i tipi più comuni

Nonostante la legge non autorizzi la coltivazione delle semenze (se non a determinate condizioni), in realtà esistono molte persone interessate al loro acquisto per fini di collezionismo.

Principalmente, esistono 3 categorie principali di semi:

  • Femminizzati: le piante prodotte fioriscono stagionalmente. Si tratta di una varietà di cannabis che ha bisogno di molta luce per sopravvivere;
  • Autofiorenti: questa varietà fiorisce dopo circa 13 settimane (indipendentemente dalla sua esposizione alla luce);
  • A fioritura rapida: detti anche fast flowering, sono in grado di dare vita ai primi fiori già dopo le prime 7 settimane dalla germinazione.

Come già detto, non esistono particolari limitazioni per la vendita dei semi della cannabis. Sono infatti in molti a utilizzarli come veri e propri integratori alimentari, mentre altri decidono di comprarli per scopi collezionistici.

È tuttavia consigliabile evitare di portare i semi a germinazione per non incorrere in problemi legali e multe anche parecchio salate.

Le sementi della cannabis non sono vietate dalla legge (ma lo è la loro coltivazione)

La legge italiana non ha disposto particolari limitazioni per l’acquisto di semi della cannabis: non contenendo THC è infatti possibile acquistare senza problemi i semi della pianta presso un rivenditore autorizzato.

Eppure questo non significa che le semenze acquistate possano essere anche coltivate. Infatti, non è possibile garantire che le piantine che germineranno contengano una quantità di THC consentita dalla legge e pertanto la coltivazione è vietata.

In ogni caso, è possibile acquistare le sementi con lo scopo di collezionarle o di utilizzarle come integratore alimentare.

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