A CELANO SI PARLA DI “FINANZIAMENTO PUBBLICO ALLA CULTURA”

Mercoledì 10 gennaio a Celano, alle ore 16 nella Sala conferenze del Castello Piccolomini, si terrà il convegno sul tema “Il finanziamento pubblico alla Cultura” organizzato dall’Assessorato alla Cultura e dal Polo museale dell’Abruzzo.

Interverranno il pianista Nazzareno Carusi, il sovrintendente del Maggio Musicale Fiorentino dott. Cristiano Chiarot, il direttore generale per lo Spettacolo dal vivo presso il MiBACT dott. Onofrio Cutaia e il sottosegretario di stato ai Beni culturali on.le prof. Antimo Cesaro.

 

L’assessore alla Cultura prof.ssa Eliana Morgante sottolinea che «sia pure nei limiti di un solo incontro, il convegno vuole provare a inquadrare la situazione italiana per analizzare nello specifico le fonti, le occasioni e le modalità di finanziamento disponibili oggi nel nostro Paese. Il tema è da sempre al centro di un intenso dibattito e il rapporto tra economia e cultura è motivo principale per una riflessione ancor più ampia sulla gestione dell’immenso patrimonio italiano. Senza cultura non c’è progresso – continua la Morgante – e solo perfezionando la collaborazione tra ministero, regioni, poli museali ed enti comunali si avrà la possibilità di creare strategie vincenti per affermare con consapevolezza l’importanza della cultura in termini di prestigio sociale e, soprattutto, crescita morale della collettività. Per questo con il maestro Nazzareno Carusi, non solo pianista di fama internazionale ma artista “impegnato” nel senso più nobile, che a Celano è nato e che delle sue origini non manca mai di dirsi orgoglioso, abbiamo pensato insieme a un incontro su questo argomento così centrale nella vita di tutti noi».

 

Da parte sua il maestro Carusi, che qualche giorno fa la prestigiosa rivista musicale Amadeus ha definito “un grande della cultura italiana”, precisa: «La mia sarà la voce di un artista che vede quotidianamente i frutti maturi o i problemi del rapporto fra le istituzioni, soprattutto concertistiche, e lo stato. Le risorse vanno aumentate, così come si deve riconoscere abbia fatto il governo in carica. Ma queste stesse risorse vanno poi destinate ad hoc con l’unico criterio del merito assoluto, che non può essere calcolato per lo più su fredde basi economiche. Il giudizio di merito culturale e artistico delle singole iniziative e organizzazioni  deve avere la precedenza su parametri che a mio avviso sono ancora troppo legati a criteri, appunto per lo più economici, che non possono essere di per sé indici di valore assoluto. Quando poi le iniziative sostenute abbiano dimostrato la loro qualità, le stesse risorse non dovrebbero essere successivamente lesinate. Troppe volte – continua Carusi – si sente il racconto di fondi prima assegnati e poi tolti, con l’unico motivo pur comprensibile dell’ammanco di risorse conseguente a decisioni governative. Non è certamente tagliando i fondi alla cultura che possiamo sperare in un domani migliore. Perché non c’è bilancio, non c’è legge economica che possa sostituirsi al peso e all’importanza radicale che per lo stato hanno la sua storia e la sua vita culturale. Oggi si tende a rimpiazzare, soprattutto nelle scuole, il significato di cultura col valore sminuente di competenza. Si parla continuamente di competenze. E così facendo si confonde il sapere col saper fare, che non sono la stessa cosa. Chi sa, è capace probabilmente di fare bene molte cose. Chi sa fare, probabilmente sarà capace di farne bene una, ma altrettanto probabilmente non ne saprà fare molte altre. L’unico valore infinito è quello delle idee, che si nutre esclusivamente di cultura. Il vero reddito di cittadinanza – conclude il pianista – è dunque quello di essere cittadini di uno stato che applica alla lettera il dovere costituzionale di salvaguardare passato, presente e futuro del suo immenso patrimonio culturale, artistico e di paesaggio. Perché vuol dire creare quelle condizioni di ricchezza spirituale, e per conseguenza materiale, che consentono davvero a tutti di non restare più in nessuna sorte indietro».

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