COCULLO – PRIMO MAGGIO CON LA FESTA DEI SERPARI

Il Primo Maggio 2018 torna a Cocullo (AQ) la Festa dei Serpari in onore a San Domenico Abate. Migliaia le presenze che ogni anno invadono il piccolo paesino abruzzese, suggestivo ed affascinante, ormai conosciuto in tutto il mondo. L’annuncio dell’inizio della festa è dato dall’arrivo delle Compagnie di Pellegrini, segue il Corteo in costume per l’offerta dei ciambellani. Nella piazza principale sostano i serpari che, in attesa della processione, esibiscono orgogliosamente i vari tipi di serpi che sono riusciti a catturare, durante l’anno. Le strade del paesno per questa processione sono invase da ogni tipo di serpente.  San Domenico studiò nel monastero della SS Trinità, situato vicino alla città in cui nacque nel 951, Foligno. Intorno all’anno mille partì per raggiungere le terre d’Abruzzo e non fece più ritorno nella sua terra natia. L’abate è protettore sia di Cocullo che della località poco distante di Villalago, dove la chiesa ed il lago portano il suo nome. Alle spalle della chiesa,  c’è l’eremo dove San Domenico si ritirava in preghiera. Secondo i fedeli San Domenico, minacciato di morte dagli eretici, fuggì da Villalago per raggiungere Cocullo. Lasciando il paese, secondo la leggenda, mise di vedetta per starada un orso.La figura di San Domenico è invocata per proteggersi dal morso dei serpenti e dei cani affetti da rabbia, ma anche contro piogge e tempeste, malaria e per curare il mal di denti. E’ usanza dei fedeli che visitano la chiesa di San Domenico a Cocullo tirare con i denti la catenella di una campanella, presente all’interno del santuario, per proteggersi dalle malattie della bocca.
All’interno della chiesa è presente una grotta la cui terra,  viene solitamente raccolta dai fedeli e utilizzata in diversi modi: tenuta in casa per proteggersi dal maligno, essendo benedetta, sparsa nei campi per favorire il raccolto e, nell’antichità, sciolta nell’acqua e ingerita contro le malattie.  Il culto di San Domenico e  i serpenti, si sovrappone, frequentemente ma non in maniera del tutto attendibile, a due importanti elementi culturali che già esistevano nella zona di Cocullo: la tradizione del popolo dei marsi, che aveva al centro del suo culto la dea Angizia e l’importanza dei gruppi dei serpari che popolavano la zona, maneggiatori di serpenti e curatori. La figura dei serpari ha origine dal “ciarallo”, una figura sacra molto radicata nell’Italia meridionale nel tardo medioevo. Il ciarallo esercitava proprie tecniche segrete di cattura e di maneggiamento dei serpenti. Oggi i serpari conservano dei loro predecessori le antiche tecniche, ma la figura scarale si è mutata in una forma laica di partecipazione al rito e con rispetto della natura. La ricerca dei serpenti, da portare in processione, avviene nelle montagne intorno a Cocullo nei mesi o nei giorni precedenti l’evento. Vengono tenute in cassette di legno e a seconda del numero dei giorni in cui vengono mantenute in cattività sono alimentate dal suo serparo, che diventa il loro protettore. Le serpi utilizzate per la processione vengono messe sulla statua del santo, ma non davanti al viso. Secondo un detto, tramandato da generazioni, se i serpenti coprissero il viso del santo sarebbe di cattivo auspicio. Ogni serpente ha sulla testa un segno di riconoscimento per poter essere individuato, a fine processione, dal proprio serparo che lo recupera e riporta in libertà nei campi. Il segno può essere un tratto colorato sulla testa o un numero o simbolo sul ventre dell’animale.  Fino a quaranta anni fa i serpenti venivano introdotti anche in chiesa, fin sull’altare, ma una disposizione della chiesa e del vescovo del tempo proibirono questa tradizione.  Di fianco alla statua del santo, durate la processione, due ragazze vestite con i costumi tipici del luogo, portano sulla testa cesti di pane sacro detti “ciambellati” a memoria di un miracolo di San Domenico che moltiplicò, secondo i fedeli, la farina di un mulino.

San Domenico morì a Sora, nell’anno 1031 e le sue spoglie riposano nella chiesa da lui stesso fatta costruire.

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