DanzArte – serata evento a Carsoli, di Pizzica con musica live e diretta su PIZZICALIVE

UN GRANDE EVENTO PER GLI APPASSIONATI DELLA PIZZICA

La pizzica (detta anche pizzica pizzica) è una danza popolare attribuita particolarmente alle province di Lecce e Taranto e a tutto il Salento, ma diffusa anche in un’altra subregione della Puglia, la Bassa Murgia e Matera (appartenuta anch’essa alla Terra d’Otranto). Fino ai primi decenni del XX secolo presente in tutto il territorio pugliese, assumeva nomi differenti rispetto ai vari dialetti della regione confondendola spesso con le tarantelle.

Fa parte della grande famiglia delle danze di tradizione denominate tarantelle, come si usa chiamare quel variegato gruppo di danze diffuse dall’Età moderna nell’Italia meridionale.

Il 7 Febbraio a Carsoli, presso i ristorante 7 Capocce, ci sarò una grande serata evento di Pizzica con musica dal vivo, Enrico Gallo al tamburello, Madana Marco Rufo all’organetto e alla voce Antonella Spirito. Direzione del ballo il maestro Stefano Campagna, membro ufficiale del corpo di ballo della NOTTE DELLA TARANTA. per info 3496896914,

maestro STEFANO CAMPAGNA

La pizzica, oltre ad essere suonata nei momenti di festa di singoli gruppi familiari o di intere comunità locali, costituiva anche il principale accompagnamento del rito etnocoreutico del tarantismo. Essa, quindi, veniva eseguita da orchestrine composte da vari strumenti – tra i quali emergevano il tamburello ed il violino per le loro caratteristiche ritmiche e melodiche – con lo scopo di “esorcizzare” le donne tarantate e guarirle, attraverso il ballo che questa musica frenetica scatenava, dal loro male.

La pizzica, suonata per giorni o addirittura settimane per la cura delle tarantate, aveva spesso caratteristiche proprie, che la differenziavano da quella suonata per il ballo. La “pizzica tarantata” – resa famosa dalle registrazioni del maestro violinista Luigi Stifani – o come la chiamavano alcuni, la “taranta“, era infatti eseguita con un ritmo in genere più accelerato rispetto a quella classica suonata per il ballo, e molto spesso le tonalità più frequentate erano quelle in minore, capaci di “scazzicare” (ossia stimolare) più facilmente la tarantata grazie al carattere ridondante e malinconico che le tonalità minori appunto posseggono.

Oggi il tarantismo è completamente scomparso. Nel Salento oggi si festeggia “la festa della taranta”, e si registra una grande attenzione per il fenomeno, tanto che si sono moltiplicati gli studi sia a carattere storiografico che antropologico nel settore. Esiste sull’argomento un’ampia bibliografia, spesso di buona qualità.

Vi è la tendenza da parte di alcuni studiosi a scorgere tracce del tarantismo anche nell’antichità classica e nelle mitologia greca. Il mito di Arakne, i culti dionisiaci, le pratiche baccanali sono i temi che più vengono correlati al tarantismo: vari sono i percorsi metodologici adoperati negli studi di settore, da quelli storico-religiosi a quelli più dettati da suggestioni e fascinazioni dell’arcaico.

Alcuni autori indicano che il mito della taranta/tarantola derivasse dall’antica Grecia. Vi sono più versioni del mito di Aracne. Quella data da Ovidio parla di una giovane donna molto bella e di umili origini, nota in tutta la Lidia per l’arte della tessitura, in cui eccelleva tanto che le Ninfe andavano da lei per osservare la sua esperienza, e, stupite, dicevano che la stessa Pallade le avesse insegnato quell’arte. Arakne a tale paragone reagiva stizzita e dichiarava che era pronta a gareggiare con la dea e ad accettare qualunque condizione in caso di sconfitta. Atena accettò la sfida, la gara vide la produzione di due bellissime tele ricamate. Alla vista del meraviglioso drappo di Arakne, Atena ebbe uno scatto d’ira e d’invidia, strappò il telo della fanciulla e tramutò lei in ragno, destinandola per sempre a tramare le sue ragnatele.

Un’altra leggenda narra di una giovane ragazza, Aracne, la quale fu sedotta da un marinaio che partì dopo la prima notte d’amore, e da allora visse in attesa del ritorno del suo amore. Una mattina la ragazza vide una barca avvicinarsi alla costa e fece il segnale convenuto con il suo marinaio. Dalla nave giunse la risposta: era tornato. Ma a pochi metri dal porto la barca fu affondata e coloro che erano a bordo vennero uccisi. Arakne vide morire il suo amore dopo anni di attesa. Così, alla morte della giovane, Zeus la rimandò in terra per restituire il torto ricevuto, non come ragazza ma come tarantola.

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