Econyl: il tessuto che fa bene all’ambiente

Il tema ambientale risulta centrale in ogni produzione industriale, anche quella tessile. Tutti sappiamo che l’Italia è un punto di riferimento dell’industria tessile/moda a livello mondiale: 52 miliardi di fatturato nel 2016, con una crescita dell’1,8% rispetto all’anno precedente secondo gli ultimi dati di Sistema Moda Italia, la federazione del settore.

All’interno di questi numeri si nasconde un mondo molto articolato. Uno dei nostri vanti, ad esempio, è da sempre la produzione di filati, comparto che ha pagato a caro prezzo la crisi dell’ultimo decennio. Ci sono, però, alcune realtà che hanno saputo anticipare i tempi e, sfruttando le potenzialità offerte dalla tecnologia, hanno intrapreso una strada all’insegna della crescita e dell’innovazione. Da questa strada è nato un nuovo tessuto: Econyl, il tessuto che fa bene all’ambiente.

Si tratta di un tessuto sintetico derivato dalla rigenerazione di polimeri di plastica riciclata. Econyl è un filo di nylon rigenerato derivato da materiali plastici recuperati: reti da pesca, tappeti domestici in nylon, rifiuti plastici industriali, scarti di tessuti utilizzati dall’industria tessile. Uno dei più grandi successi di ECONYL – a livello di sostenibilità ambientale – nasce grazie alla collaborazione con l’organizzazione Healthy Seas – un bellissimo progetto in cui SUB volontari si occupano di recuperare rifiuti plastici negli oceani.

Healthy Seas recupera dai fondali oceanici soprattutto reti da pesca abbandonate o perse dai pescherecci.

Oltre al fattore inquinamento ambientale, dobbiamo sapere che ogni anno, le reti da pesca abbandonate causano migliaia di vittime tra varie specie animali, soprattutto tartarughe che si impigliano nelle reti non riuscendo più a tornare in superficie per respirare

La plastica forma delle vere e proprie isole galleggianti negli oceani in tutto il mondo, contribuisce a distruggere il nostro ecosistema ed è una delle principali cause dell’inquinamento ambientale che affligge la nostra terra. Uno dei consigli degli esperti di Carvico è proprio quello di utilizzare questo rivoluzionario tessuto per avere successo nel mondo dell’industria tessile.

Nel mare tra Italia, Spagna e Francia c’è una concentrazione di plastica che supera quella del cosiddetto ‘continente spazzatura’ presente nell’Oceano Atlantico. Ed in una sola ora nell’arcipelago toscano sono stati raccolti 4 chili di rifiuti, di cui il 73% in materiale plastico. Secondo diversi studi, la plastica rappresenta il principale rifiuto rinvenuto nei mari poichè costituisce dal 60% all’80% del totale dell’immondizia trovata nelle acque. Un dato che, in alcune aree, raggiunge persino il 90-95% del totale ma anche nei mari italiani arriva a livelli gravissimi. Basta pensare che secondo il monitoraggio effettuato dall’Arpa Toscana nell’arcipelago toscano in un’ora sono stati prelevati dai pescatori con reti a strascico 4 kg di rifiuti, di cui il 73% costituito da materiale plastico, soprattutto sacchetti. Ma la situazione non è migliore anche nel resto del Mediterraneo dove, in base agli esiti di International Coastal Cleanup, tra il 2002 e il 2006 i sacchetti di plastica sono risultati il quarto rifiuto più abbondante dopo sigarette, mozziconi e bottiglie.

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