Filosofia. Il pensiero nietzschiano nello specchio dei principali filosofi contemporanei

Per avviarsi alla lettura di questo articolo vi consiglio di leggere il primo articolo di Filosofia riguardo Nietzsche affinché possa aiutare ad introdurvi nel fare una conoscenza più sistematica e approfondita delle opere di Nietzsche: https://ilfaro24.it/nietzsche-il-meriggio-e-lambivalenza-del-pensiero-del-filosofo-tedesco/

Nel quarto articolo di Filosofia proveremo a parlare del razionalismo hegeliano, tanto avverso a Schopenhauer e a Nietzsche poiché basato completamente sulla ragione. Vedremo quanto quest’ultimo abbia giovato allo sviluppo della società moderna.


Filosofia. Nel corso del XIX secolo il benessere coadiuvato nelle città europee dalle tecnologie e dalle grandi scoperte scientifiche accresce l’appoggio al progresso e all’elevazione delle scienze in una corrente culturale nota come Positivismo. Il mondo vero finì dunque per diventare favola e l’ultimo uomo dovrà decifrare un messaggio nella profezia dell’eremita Zarathustra. L’accettazione del dionisiaco in cui l’uomo tende ma di cui si discosta razionalizzando e finendo per apolinizzare il mondo, riducendosi all’Apollineo come vera essenza, si rispecchia, attraverso la complessità delle sue opere, nel medico e filosofo Sigmund Freud che intercetta nella società la presenza di un impulso nell’Es dell’uomo, nella profondità dell’oceano “inconscio”, paragonabile alla parte sommersa di un iceberg maggiore di quella emersa, ossia del conscio. L’uomo ha in sé un continuo scontro tra gli impulsi e gli istinti primordiali dell’Es con il Super-Io: l’educazione, l’istruzione e quindi i valori pratici o morali, i quali sono stati scritti in noi che cercano di placare e guidare gli istinti (l’Es), mentre l’Io, parte organizzata della personalità, è un equilibratore tra i due. La razionalità di Socrate e Euripide che aveva portato alla morte della grande civiltà greca classica è un lontano ricordo. Gli spiriti contrapposti, come dedusse Nietzsche, ricalcano lo scenario del teatro greco composto da un eroe e un antieroe racchiusi nella plasticità dell’Apollineo ed avvolti improvvisamente dalla tragicità del Dionisiaco che prende il sopravvento con la corale. Soprattutto da Schopenhauer in poi si inizia a scavare nella mente dell’uomo trovandone un’interiorità molto più complessa. “Il mondo come volontà e rappresentazione” di Arthur Schopenhauer aveva infatti affascinato Nietzsche sancendo l’inizio del suo percorso da Filosofo, dopo vari studi di Filologia, analizzando con profonda ammirazione il pensiero di Schopenhauer basato su un mondo illusorio e fatto di rappresentazioni mentali. L’idea è molto vicina a quella del filosofo Berkeley che elogiò l’immaterialismo e ancor di più con la rivoluzione copernicana di Kant è la soggettività ad essere al centro e il mondo si disperde in un mare di idee perché l’oggetto è tale in quanto pensato dalla mente e sua rappresentazione soggettiva. Il mondo è soggettivo e nasce il problema dell’aspetto non fenomenico e inconoscibile, il noumeno. Il dualismo di Kant ritorna in Schopenhauer che nel frattempo aveva studiato in maniera approfondita anche il filosofo antico Platone. Nietzsche, nella sua opera “Al di là del bene e del male” non esiterà a criticare Kant e Schopenhauer che aveva fatto della volontà o vouluntas un’unicità, la quale può essere solo perché vuole, tende in quella direzione perché si illude vivendo in un mondo illusorio e viene trasportata in avanti da un fiume di rappresentazioni. La volontà per Nietzsche non è una sola, esistono un insieme di istinti che possono volere e non volere. La volontà è spinta irrazionale, ribadì Schopenhauer, è istintiva e l’inglese Charles Darwin, altro scienziato positivista, ne darà una spiegazione scientifica in relazione all’ambiente che condiziona l’adattamento in cui l’uomo è vissuto e vive attraverso una lotta alla sopravvivenza. Secondo Nietzsche, ritornerà in un eterno ritorno dell’uguale, dove l’ultimo uomo tornerà e l’Oltreuomo sarà volontà di potenza; ritorneranno nella circolarità di un tempo antimetafisico, non lineare e non cristiano/cattolico. I mezzi di sussistenza scarseggeranno e l’uomo più forte sarà la specie che riuscirà ad adattarsi tramite l’istinto di sopravvivenza. La sua forza modellata grazie alle interazioni con l’ambiente e lo stesso vale per il suo corpo e la sua mente (la giraffa ha infatti il collo lungo per poter estendersi fino agli alberi e poterne mangiare le foglie) verrà tramandata nel patrimonio genetico di ogni essere vivente, animale e vegetale, costruendosi nel corso della storia di ogni creatura presente su questo pianeta. Tornando alla critica alla razionalità Nietzsche criticò Kant che si riferì alla ragione in grado di elaborare attraverso le strutture trascendentali a priori ciò che proviene da sensi e intelletto organizzandole, trasformandole e creando concetti che si riferiscono al materiale esperienziale (la datità), andando oltre l’esperienza in atto. Come Kant aveva affermato, l’esistenza di Dio non è dimostrabile “a priori” e nemmeno la metafisica, ossia andare oltre l’esperienza, avrebbe potuto trovare fondamento scientifico. La razionalità come formazione di concetti oggettivi quali le idee e in particolare, l’idea di Dio, è dunque molto superficiale pensarla dal punto di vista dei comportamenti umani e della sua morale per Nietzsche. L’Io penso cartesiano diventa solo pensare senza rimandare ad una sostanza. È puro divenire (Eraclito). L’imperativo categorico dell’Io devo non è allora secondo il pensiero nietzschiano un prodotto della ragione, è dentro di noi come diceva Kant, ma in grado di riscontrarsi nell’uomo dogmatico, prigioniero come nel mito della caverna di Platone, dell’uomo che reprime le proprie predisposizioni naturali, l’insieme di istinti primordiali, il libero arbitrio dinanzi ad un contraddittorio “Io devo”: è l’uomo cammello nelle tre metamorfosi in “Così parlò Zarathustra”, opera di Nietzsche, composta dal 1883 al 1885, di cui parleremo nel prossimo aggiornamento di Filosofia, approfondendo anche temi appartenenti all’opera “Genealogia della Morale”. In questo modo arriveremo a cercare di comprendere la volontà di potenza a cui Nietzsche opponeva la vouluntas di Schopenhauer, il cui sopravvento sarebbe pericoloso per l’essere e la nouluntas è l’unica in grado di placarla, di attenuarla e di condurla all’ascesi, al nirvana (concezione buddhista). Quest’ultimo per la maggior parte degli uomini sarebbe irraggiungibile considerando anche il pensiero freudiano.

Grazie.

rc 

Fonte immagine principale dell’articolo: Darwiniano.it

About Redazione - Il Faro 24