GLI INVISIBILI, OPERANO NEL SILENZIO E DONANO AL PROSSIMO: SONO I RAGAZZI E LE RAGAZZE DELLA SECURITY ATM DI MILANO

Milano. Qualunque categoria di lavoratori che abbia un minimo di contratto riconosciuto è tutelata e protetta. Purtroppo non sempre è così. Nel nostro paese gli esempi sono tanti, troppi, e quando a non essere tutelato e protetto è colui che viene pagato per tutelare e proteggere gli altri, è fin troppo evidente che nel contratto di lavoro c’è qualche articolo, comma o postilla, che deve essere rivista.

Le operatrici e gli operatori della security ATM di Milano da sempre lavorano tra la gente e per la gente, anche senza le qualifiche idonee che permetterebbero di far svolgere loro un servizio più qualificato e sicuro. Tra mille difficoltà portano avanti quotidianamente la loro missione, a volte anche ricevendo trattamenti ingiusti e irrispettosi, da parte di alcune categorie chiamate a svolgere anche il loro stesso lavoro. Un episodio in particolare, già trattato sulla nostra testata giornalistica, ha messo in risalto le doti umane del personale della sicurezza dell’ATM. In seguito ad una multa, a dir poco esosa, emessa nei confronti di un loro collega per il mancato utilizzo della mascherina, molti appartenenti a questo reparto dell’azienda trasporti di Milano, hanno lanciato una raccolta fondi per pagare il verbale. In poco tempo sono stati raccolti molti più soldi del necessario, e all’unisono la decisione è stata quella di acquistare delle mascherine e donarle al Policlinico di Milano.

Le doti umane ci sono, la professionalità non è in discussione, quello che a loro manca, è solo una sicurezza che li tuteli di più. Una sicurezza che loro la vedrebbero nella qualifica di ausiliare di pubblica sicurezza. Una condizione lavorativa che è stata ben esposta su facebook da uno di loro:

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Michele Rossi

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