IL 500′ NELLA DIOCESI DE L’AQUILA

Il primo vescovo del cinquecento aquilano è il benedettino Gualtiero Suardo, nominato da papa Alessandro VI subito dopo la morte del Di Leone. Il suo ministero dura soltanto dal 1502 al 1504 e, a causa della peste e della carestia del 1504, non rileva particolari opere o decisioni. Ulteriormente demoralizzato dall’interdetto che il papa lancia alla città per motivi finanziari, il Suardo lascia la cattedra aquilana per tornare nel monastero.
Sempre dalla famiglia benedettina viene il successivo vescovo aquilano. Giovanni da Prato viene promosso a tale carica da Giulio II per le sue conoscenze mediche e la cultura letteraria. Nonostante l’interdetto riesce a governare la diocesi aquilana per dodici anni, fin quando nel 1516 decide di lasciare L’Aquila.
L’anno seguente diventa vescovo Francesco Franchi, rampollo dell’omonima famiglia patrizia aquilana. L’elezione del Franchi è quanto mai curiosa e inusuale se si pensa che il giovane non disponeva degli ordini né si era preoccupa di riceverli dopo la rinuncia, avvenuta nel 1523. La causa di questa insolita scelta è da ricercare nel potere che la famiglia Franchi aveva assume dopo la conquista spagnola del Regno di Napoli e nelle pressioni che Ludovico Franchi, padre di Francesco, esercita su Leone X. avvertendo l’inizio della decadenza familiare, Francesco decide di rinunciare alla carica episcopale per intraprendere la carriera militare.
Essendo rimasta improvvisamente scoperta la sede aquilana, papa Adriano VI nomina amministratore diocesano Giovanni Piccolomini, che dirige la chiesa aquilana fino al 1525 per poi lasciarla in favore del cardinale Pompeo Colonna.
Il cardinal Pompeo Colonna viene eletto vescovo dell’Aquila grazie all’interessamento dell’imperatore Carlo V. Il suo episcopato non ricorda momenti felici: la peste del 1526, la rivolta degli aquilani agli spagnoli e l’antico astio della città nei confronti dei Colonna non facilitano il vescovo nella sua reggenza, rimasta sempre e soltanto nominale. Nel 1532 muore a Napoli.
Dopo la morte del Colonna la diocesi dell’Aquila torna per altri sei anni a Giovanni Piccolomini, nonostante l’opposizione del popolo e del governatore della città. Con Carlo V comincia a imporsi la volontà imperiale nella nomina del vescovo, incarico che, nella maggior parte dei casi, ricade su religiosi di origine spagnola.
Il reatino Bernardo Sancio è il primo vescovo di presentazione regia e governa spiritualmente la città per quattordici anni. Dopo la nomina a Regio Consigliere da parte dell’imperatore, non riesce a risiedere stabilmente a L’Aquila e affida il governo al Vicario, Benedetto Oliva Arcidiacono della cattedrale. In questo periodo giungono in città i PP. Cappuccini e si stabiliscono nel convento di S. Giuseppe. Questo vescovo è ricordato anche per aver difeso la regina Caterina d’Aragona, quando, nel 1532, viene ripudiata dal marito Enrico VIII d’Inghilterra per sposare Anna Bolena.
Nel 1533 alla morte del Sancio, Carlo V propone il napoletano Alvaro Della Quadra, poi confermato anche da papa Giulio II. Nel 1557 Filippo II lo manda come ambasciatore alla corte inglese della regina Elisabetta. Dopo quattro anni decide di rinunciare alla sede aquilana e di ritirarsi a vita privata. Muore nel 1563.
Subito dopo il rifiuto del Della Quadra, Pio IV elegge, su consiglio di Filippo II, lo spagnolo Giovanni D’Acugna, che, seppur vecchio, amministra spiritualmente la città fino al 1578. Attenendosi al Concilio di Trento, fonda il Seminario Diocesano, dove poter ospitare e formare i candidati al sacerdozio. Non curandosi della sua avanzata età, il vescovo intraprende anche lavori edili di non poca importanza: l’innalzamento e arricchimento della cattedrale, il riassetto della torre campanaria e il miglioramento del Conservatorio degli Orfani. Molto sensibile alla tematica culturale, il D’Acugna istituisce l’Accademia dei Fortunati (fatta rivivere da P. Sertorio Caputo con il nome di Accademia dei Velati). Sotto il suo episcopato L’Aquila ha la fortuna di ospitare la regina Margherita d’Austria, figlia di Carlo V e moglie prima di Alessandro de’ Medici e poi di Ottavio Farnese. Muore all’età di centoquattro anni e il suo corpo riposa nella cattedrale aquilana.
Alla morte del D’Acugna, Margherita suggerisce a Filippo la nomina del tiburtino Mariano de Racciaccaris, confermato e consacrato nel 1579 dal pontefice Gregorio XIII. Nel 1581 convoca il primo Sinodo Diocesano a causa dei tanti difetti che non permettono il sereno svolgimento della pastorale. Molto devoto alla Madonna del Carmelo chiama in città i Padri Carmelitani, ai quali concede la chiesa, ormai abbandonata, di S. Maria Assunta di Assergi. Nonostante i tanti dissidi con i vescovi vicini e con gli abati della sua diocese, il vescovo riesce a gestire abilmente la vita spirituale della sua diocesi. Muore nel 1592 compianto da tutta la città e viene sepolto all’interno della cattedrale.
L’anno successivo Filippo II propone Basilio Pignatelli, patrizio napoletano dell’Ordine dei Teatini, che poi viene confermato e consacrato da Clemente VIII nel 1593. Dopo il suo ingresso in diocesi, avendo visto il persistere di alcuni problemi interni alla diocesi, tenta di riconvocare il Sinodo diocesano, ma non vi riesce. Nel 1594 desideroso di avere nella sua diocesi i PP. Gesuiti, fa venire in città una piccola comunità di quest’ordine e le destina la chiesa di S. Margherita di Forcella. Molto attento alle problematiche sociali istituisce l’istituzione del Conservatorio per le orfane pericolanti nella chiesa della Misercordia. Nel 1599 si adopera molto per la canonizzazione di Giovanni di Capestrano, ma non riesce a vedere realizzato il suo sogno. Nello stesso anno decide di dimettersi, facendo ritorno al convento dei PP. Teatini e mantenendo il titolo di vescovo aquilano. Muore nel marzo del 1605.
 
 
( a cura di Cicchetti Ivan)
 
 

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