IL CONTRATTO DEI METALMECCANICI È UN SEGNALE DI SPERANZA E FIDUCIA

Augusto Bisegna Fim Cisl nazionale

Anche se nella nostra Marsica se ne è poco parlato,  il rinnovo venerdì scorso del contratto di lavoro per 1,6 milioni di metalmeccanici è un fatto importante che va oltre il recinto delle relazioni industriali. Risponde ai profondi cambiamenti che stanno interessando il mondo del lavoro sul piano tecnologico e organizzativo e delle relazioni tra imprese e lavoratori, che si fanno più partecipative e collaborative. Un tema sempre più strategico e fondamentale, lo abbiamo visto con la pandemia. Con le imprese del nostro territorio, grazie alla collaborazione attiva di sindacato, rsu in particolare, e capi del personale delle imprese, sono stati messi in piedi dei protocolli di sicurezza che hanno permesso di mandare avanti l’attività lavorativa in sicurezza.

Il nuovo Contratto è stato rinnovato dopo 15 mesi di trattativa e porta con sé un cospicuo aumento medio salariale 112 euro per i prossimi 3 anni e mezzo, incrementando i salari del 6,15%, più del doppio dell’inflazione prevista.

Ma sono state inserite anche importanti nuove tutele, dalla formazione continua alla salute e sicurezza al welfare e partecipazione, e una storica riforma degli inquadramenti professionali, ferma al 1973 e fortemente voluta dalla Fim Cisl, che da finalmente una risposta concreta al lavoro e al suo valore guardando al futuro.

Il rinnovo del contratto dei Metalmeccanici rappresenta quindi un segnale che va oltre un accordo tra le parti, è un messaggio di fiducia e speranza, avviene in un anno in cui la produzione industriale del settore è calata del 15%, la crisi sociale e le incertezze restano irrisolte e la pandemia continua a falciare centinaia di morti al giorno. E se una volta i sindacati scendevano a Roma per far cadere i governi, oggi dimostrano responsabilità e lungimiranza insieme agli industriali, proprio in un clima di incertezza e sbandamento del Paese.

Questo è stato possibile perché industriali e lavoratori hanno fatto esperienza dell’ultimo anno, la pandemia ha fatto capire a tutti che si vince solo se si resta insieme. Ed ecco allora un contratto che nasce all’insegna del “valore del lavoro” da riconoscere, che Federmeccanica con intelligenza definisce “un investimento nel dialogo continuo e fattivo”, che si incardina su una riforma nella quale sparisce ogni distinzione tra operai e impiegati. E’ un contratto che mette al centro le caratteristiche attive del lavoro: formazione, competenze, confronti preventivi, e un’attenzione concreta ai giovani con l’aumento del contributo aziendale per la pensione complementare “solo” per gli under 35, riconoscendo tutele di welfare per il loro futuro. Come pure l’introduzione di importanti misure a tutela delle donne vittime di violenza.

Nella nostra Marsica, invece, in questi giorni la cronaca ci racconta della più grande azienda del territorio, che sul piano delle produzioni è anche una delle più moderne e innovative del Paese, nella quale però, purtroppo si sta consumando un conflitto sociale che sembra appartenere a un’altra epoca, con un amministratore delegato che rifiuta il dialogo e il negoziato, pensando che il sindacato sia un elemento di disturbo che si arrocca sui luoghi comuni, e che in una recente intervista ebbe a dire: «Non voglio che mi si dica come fare il mio lavoro, da italiani puntiamo a lamentarci e a criticare». Sembra la cronaca di un altro secolo. Oggi quel dirigente dovrebbe sapere che le migliori aziende, anche sul piano economico e industriale meglio posizionate sul mercato, sono quelle che sanno tenere relazioni industriali moderne e collaborative, sostenibili e inclusive. Che rispettano i propri dipendenti e dialogano con il sindacato. Speriamo che questo contratto, la sinergia messa in campo da industriali e sindacato, lo faccia riflettere e sedere al tavolo con la consapevolezza che la modernità delle produzioni non può essere gestita con relazioni industriali da primi del ‘900, almeno non in Italia, non in Europa.  Fortunatamente nella nostra Marsica ci sono anche esempi positivi di aziende che investono e assumo e che stanno facendo delle relazioni industriali un elemento di forza, innovazione, inclusione, sostenibilità e competitività. A queste dobbiamo guardare  se vogliamo far fare alla nostra terra un salto di qualità.

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