Il rapporto tra i Mapuche e lo Stato Argentino

 

È nelle terre della Patagonia, punta sud dell’America Latina, tra Cile e Argentina, uno dei punti focali del tema delle rivendicazioni delle terre da parte delle popolazioni autoctone.
Un avvicendamento di modifiche costituzionali e rimandi normativi che da oltre vent’anni non trova chiara risoluzione.
Un tema che priva di fatto di dialogo il rapporto tra i Mapuche e lo stato Argentino.
La problematica in sè è un argomento complesso, di natura sociale e politica, che ha le sue radici nel fondamento degli stati sudamericani agli inizi dell’800 e che si estende anche in altri paesi, come il Cile.
Per quanto riguarda il rapporto tra Stato e Mapuche, le continue e ripetute occupazioni di terre private da parte di alcuni gruppi locali, portarono all’avvio di un passo concreto nel 2006, quando vi fu l’approvazione in Parlamento della nuova legge nr. 26. 160.
Tuttavia, l’organismo che avrebbe dovuto prendersi l’incarico di censire tutte le comunità indigene che chiedevano di essere riconosciute e che reclamavano il diritto ancestrale, non terminò mai l’operazione di censimento.
Anzi, la legge del 2006 fu rimandata al 2010.
Nel 2017 la legge fu prorogata di altri 4 anni.                                          

I rapporti tra Cia de Tierras e i Mapuche                                          All’interno del popolo Mapuche vi sono gruppi che concepiscono diversamente il problema, tra cui la Colonia Cushamen, che non ha mai fatto ricorso alla violenza e ha sempre convissuto pacificamente con Cia de Tierras e le altre società presenti in Patagonia.

La maggior parte dei dipendenti di Cia de Tierras nelle aree della Cordigliera sono di origine Mapuche e la Compagnia stessa ha mantenuto e promosso rapporti positivi non solo con la Colonia Cushamen, ma anche con quella dei Mapuche di Fofocahuel.
                                                                              
Nel Novembre 2011, Cia de Tierras ha inaugurato e donato un Centro Comunitario alla Diocesi di Comodoro Rivadavia nella città di Cushamen. Ha anche collaborato con la citta di El Maitén nella costruzione di un palazzetto dello Sport, nel restauro di una biblioteca a Buenos Aires Chico, “niños lectores” e all’istituzione di borse di studio universitarie.
                                                                    

Gli interventi di Pérez Esquivel e Luciano Benetton                                                                                                                         

Nel 2004, a seguito delle continue mancanze normative e attuative, Adolfo Pérez Esquivel, Premio nobel per la pace argentino e Luciano Benetton avviano uno scambio di corrispondenza che li porterà alla ricerca di una partecipazione attiva per la risoluzione dello storico problema.

Lo scambio epistolare culmina nell’acquisizione da parte degli azionisti di Cia de Tierras, per conto del gruppo Benetton, di una fattoria di circa 7.500 ettari a Piedra Parada, con la finalità esclusiva di donazione alla popolazione Mapuche.
La fattoria era collocata a 50 chilometri da Gualjaina, con circa 10 km di confine affacciati sul bordo del fiume Chubut, per rispondere alla richiesta di alcuni membri della comunità Mapuche di ottenere più terre e di migliore qualità, facendo leva sui diritti ancestrali.

                

Il Governo Provinciale del Chubut avrebbe dovuto garantire la consegna della fattoria, ma in seguito si rifiutò di assumersi l’impegno dell’incarico. Proposto Adolfo Pérez Esquivel, anch’egli rifiutò il ruolo di garante e la questione restò nuovamente incompiuta.

L’offerta venne rifiutata dal governo della provincia argentina per motivazioni politiche estranee al gruppo Benetton.
Ad oggi il rifiuto del governatore del Chubut segna una battuta d’arresto nel processo di dialogo sulla rivendicazione delle terre ancestrali tra il popolo Mapuche e lo Stato argentino, in cui il gruppo Benetton è forzosamente coinvolto.
L’intervento di Luciano Benetton e quello di Adolfo Pérez Esquivel, liberi contributi proattivi, si sono quindi esauriti in una burocrazia ancora oggi impossibile da districare.  

  

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