IL TEMPO DEL DOLORE E DELLA SOLIDARIETA’

Il 6 aprile 2009 l’orologio di piazza Duomo fermo alle 3,32 ha legato con una pesante catena il destino degli aquilani.
Alle 3,36 del 24 agosto scorso, l’orologio del campanile di Amatrice ha incatenato con la stessa rabbiosa violenza il destino e le anime degli abitanti dei paesi colpiti dal terremoto.
Volevamo parlare della Perdonanza Aquilana, rivolgere l’invito a partecipare un evento che, come da tradizione, anima per sette giorni il centro della città, invece, la Fiaccola del Perdono ha acceso a lutto il tripode della 722esima edizione.
In segno di solidarietà, cordoglio e vicinanza, il Sindaco dell’Aquila, con la sua Giunta, ha deciso di annullare le previste manifestazioni, certo di interpretare la volontà dei cittadini aquilani.
Resta il corteo della Bolla del Perdono. Il 28 agosto sfilerà, silenzioso, fino a raggiungere la Basilica di Santa Maria di Collemaggio. Come ogni anno, saranno pronunciate le parole di benedizione all’apertura della Porta Santa:
” Apritemi le porte della giustizia:
voglio entrarvi e rendere grazie al
Signore.
E’ questa la porta del Signore,
per essa entrano i giusti”.
La Bolla del Perdono, principale protagonista della manifestazione religiosa, introduce concetti di pace, riconciliazione e solidarietà. E proprio la solidarietà “tricolore” che in queste ore sta illuminando il mondo, trasmetterà speranza e vicinanza alla popolazione colpita dal sisma.
Nei secoli si ripetono, immancabili, scosse e disastri. I terremoti si susseguono, la violenza della natura esplode. Lutto, dolore e distruzione. Ma sempre le città, i paesi e gli abitanti hanno dimostrato una forza straordinaria nel riuscire caparbiamente a ricostruire. E così sarà per i comuni del reatino, dell’ascolano, delle frazioni e degli altri paesi abruzzesi e umbri, umiliati dalla furia di una natura matrigna.
Cala il sipario sulla targa che orgogliosamente presentava Amatrice come uno dei Borghi più belli d’Italia. Quella targa, ormai pezzo di latta ma ancora salda sui resti di un muro diroccato, aspetta di tornare alla ribalta.
E per tutti la speranza sarà: “Si ricostruirà più bella che pria”.

 

 

 

 

 

L.P.

 

 

 

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