LA BESTIA BIONDA DI BELSEN – IRMA GRESE

LA DONNA DELLE TENEBRE DELLA GERMANIA NAZISTA

Irma Grese, meglio conosciuta come “la Bella Bestia“, nacque il 7 ottobre 1923 a Wrechen, in Germania. È stata, secondo le accuse mosse contro di lei al processo di Belsen del 1945, una delle “più bieche e odiate figure” dei campi di concentramento. Lei, ad un primo sguardo, poteva essere considerata una bella e giovane ragazza. Aveva, infatti, solo 19 anni quando divenne membro dell’SS. Fu “Supervisore Anziano” nei campi di concentramento di Auschwitz, Ravensbrück e “Direttrice dei Lavori” a Bergen.
Irma Grese avrebbe voluto fare l’infermiera e aveva un carattere molto timido da bambina. Sua madre si era suicidata nel 1936, quando Irma aveva solo 13 anni. Durante gli anni dell’adolescenza, cambiò tutto; la timida ragazza si trasformò in un personaggio spietato, forse a causa dell’indottrinamento di stato a cui lei, come tutti i giovani tedeschi, era sottoposta. Si mise spesso nei guai a scuola,  ed infatti la abbandonò all’età di 15 anni. Il padre era un oppositore del regime di Hitler, ma ciò non impedì alla figlia di sviluppare una precoce simpatia per l’ideologia nazista. Il suo fanatismo la portò ad iscriversi alla Lega delle ragazze tedesche (Bund Deutscher Mädel), un’organizzazione di giovani naziste. Suo padre, dopo aver appreso dei progetti di lavorare nel campo di Ravensbrück, la cacciò di casa, un fatto che, denunciato dalla Grese stessa, gli causò la galera.

Finito l’addestramento, Irma Grese si rese protagonista di varie atrocità nei campi di concentramento durante gli anni 1942-1945. Queste crudeltà gli valsero diversi soprannomi tra i quali “La Cagna di Belsen“. Secondo la testimonianza al processo per crimini contro l’umanità in cui fu giudicata, una delle torture preferite dalla Grese, consisteva nell’infliggere delle ferite ai seni delle prigioniere, con l’intento di causare infezioni e la successiva rimozione dei seni, che avveniva senza anestesia. Uno spettacolo a cui assisteva con il solo fine dell’eccitazione sessuale. Oltre a molestare uomini e donne, fu una dei responsabili della selezione di coloro che venivano inviati alle camere a gas. Secondo la testimonianza di Luba Triszinska, una sopravvissuta all’Olocausto, non dava da mangiare ai cani per giorni e giorni, in modo che essi fossero affamati, e divorassero i detenuti indisciplinati o più deboli. Fu accusata di varie torture inflitte ai bambini, di far lavorare fino alla morte i prigionieri, di aver lapidato uomini e donne colpendoli con delle grosse pietre in testa (come Klara Lebowitz), di uccidere le donne a calci (per questo fine indossava sempre degli stivali pesanti e appuntiti). Godeva nel sentire il terrore dei prigionieri; godeva nel selezionare donne sane e dichiararle malate, condannandole a diventare cavie per sadici esperimenti. Le sono accreditati non meno di 30 morti al giorno durante il suo servizio di supervisore. Fu processata nel 1945 nel famoso Processo di Belsen e venne condannata all’impiccagione come criminale di guerra, a soli 22 anni, senza che, nell’istruttoria, avesse mai avuto segni di pentimento per il suo passato e di abiura verso la fede nazionalsocialista. Durante il processo Grese ebbe, infatti, un comportamento arrogante e cinico, rispondendo alle domande con brevi frasi come “sì”, “no” o “non so”, con un sarcasmo che rasentava l’insolenza.

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