LA CRESCITA DELLE AZIENDE CHE PARLANO STRANIERO

In una nota dello scorso 25 agosto la Camera di Commercio di L’Aquila ha reso noti i dati relativi allo stato di salute del sistema imprenditoriale italiano che dimostrano come le imprese gestite da cittadini stranieri superino le 580mila unità, con un’incidenza complessiva del 9,5%.

Sullo studio di Unioncamere-InfoCamere si è espresso positivamente il Consigliere aggiunto al Comune dell’Aquila Nezir Dakaj, il quale ha voluto sottolineare come i dati dimostrino che il fenomeno dell’integrazione multietnica in Italia sia qualcosa di tangibile e positivo.

La crescita delle imprese gestite da cittadini stranieri –  ha dichiarato il Consigliere Dakaj – ha permesso di contenere il calo del fatturato nel periodo più “buio” della recessione, contribuendo a creare nuovi posti di lavoro, non solo per gli stranieri, ma per tutto il sistema Paese in cui i “non nati in Italia” hanno dimostrato di avere le stesse opportunità e le stesse responsabilità di chi invece vi è nato. Per avere un ulteriore riscontro a quanto sto affermando, sarebbe interessante disporre di un altro dato fondamentale, ovvero quanti sono i titolari di imprese nati fuori dall’Italia che nel frattempo hanno deciso di diventare cittadini italiani e far crescere qui la propria famiglia.  Un elemento non di poco conto che attenua la differenza tra imprenditore straniero e italiano perché segna una differenza tra chi prende i soldi e scappa e chi viene in Italia per restarci.

Alcuni analisti – ha proseguito il Consigliere Dakaj – hanno esaltato la capacità delle imprese straniere di  reagire alla crisi . In realtà, il merito più grande degli imprenditori nati fuori dai confini Italiani è forse quello di aver assecondato i nuovi modelli economici che spingono sempre più lavoratori a diventare imprenditori di se stessi e a formare una rete di piccole e a volte microscopiche attività che hanno un peso di tutto rispetto.

D’altro canto non si può nemmeno pensare che le imprese straniere possano godere di particolari favori, come alcuni falsi miti vorrebbero lasciar credere; i dati delle imprese straniere fanno riferimento a quelle inscritte nel Registro delle imprese delle Camere di commercio e quindi soggette a tassazione come tutte le altre. E neanche si può pensare che le attività degli stranieri, solo perché in aumento, possano sostituire quelle degli italiani, o addirittura  possano svolgere quelle attività che i nativi italiani non vogliono più fare, ma molto più semplicemente molte attività si rivolgono a target ben determinati, altre hanno un loro mercato, parallelo a quello di attività commerciali italiane che potrebbero ricevere una concorrenza spietata più dalle grandi catene distributive e dai centri commerciali che dalle nuove imprese fondate da quegli stranieri che hanno deciso di vivere e integrarsi nel Bel Paese.

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