L’Aquila – Nezir Dakaj: “La dignità dell’emigrante e le polemiche sul progetto CASE”

 

“Nelle ultime settimane il tema dell’immigrazione sta riempendo prepotentemente l’agenda politica di molti partiti e i toni, con cui destra e sinistra si rimbalzano accuse e responsabilità, non lasciano sperare nulla di buono. – Lo scrive in una nota il Consigliere al comune di L’Aquila Nezir Dakaj –

  I  rischi di escalation sono sempre dietro l’angolo, soprattutto quando sta per scoccare l’ora di una nuova tornata elettorale. Certo è, che l’orologio della storia sembra stia tornato ironicamente indietro nel tempo, quando erano i meridionali ad essere rifiutati come affittuari in quelle fredde città industrializzate del nord Italia. Gli anni del boom economico sembrano distanti, quasi cancellati dalla memoria collettiva, come i nomi e i volti di tutti quei piccoli eroi che avevano abbandonato il paesello natio per regalare un futuro migliore ai propri figli e nipoti, oggi medici, ingegneri e avvocati, molti dei quali divenuti tali grazie al sapore amaro di un pane faticosamente guadagnato da un loro lontano nonno, zio o anziano padre. No, per carità, adesso non fraintendiamoci, non voglio far venire sensi di colpa a nessuno, mi piacerebbe fare solo un po’ di chiarezza, al di là delle “maledette” logiche elettorali, con cui si induce la gente a considerare tutti gli stranieri nello stesso calderone: le famiglie di stranieri che hanno un lavoro regolare, pagano le tasse e iscrivono i loro figli nelle scuole italiane; coloro che richiedono asilo politico perché perseguitati per via della loro idee politiche, religiose o per il particolare orientamento sessuale; e infine i clandestini, il cui particolare status fa si che vivano effettivamente al di fuori della legalità. Un panorama vasto che non è possibile riassumere con il generico termine di “stranieri”, una parola che evoca paure ancestrali, come quella provata da bambini quando i nostri genitori ci spaventavano con il tanto vituperato “uomo nero”. Non trovando altri argomenti utili – e qui i cittadini dovrebbero cominciare ad insospettirsi sulle reali capacità di chi è stato giudicato degno di ricevere il loro voto –  la cosa più semplice che si possa fare è quella di puntare tutto sullo spirito di appartenenza come si è soliti fare con il celebre slogan “Prima gli Aquilani”. Vero, sacrosanto direi, ma com’è che gli Aquilani vengono prima, sempre e solo in contrapposizione allo “straniero” e mai quando si dovrebbe ottenere una maggiore semplificazione amministrativa, una diminuzione delle tasse o la riduzione dei tempi di attesa di una giustizia lenta e percepita come inadeguata? Certo, prima gli Aquilani, ma se è vero che il 90% di chi ha aderito al bando per l’assegnazione degli appartamenti dei progetto CASE è di origine straniera – ma anche qui in qualità di Consigliere Aggiunto chiederò le opportune verifiche formali – gli Aquilani che dovrebbero venire prima dove stanno? Perché non hanno presentato alcuna domanda? Forse abbiamo già dimenticato che tanti affittuari di quegli stessi immobili si rifiutarono di pagare gli affitti al Comune, senza nemmeno corrispondere il dovuto per le utenze?. Chi erano quegli affittuari? Chi saranno i nuovi inquilini? No, mi rifiuto di accettare la provocazione della provenienza etnica, nazionale o territoriale, perché rischiamo tutti di scivolare nel ridicolo e gli Aquilani sono gente seria, concreta come la roccia del Gran Sasso, che non si lascia prendere in giro facilmente. Prima di tutto cominciamo a sfatare il falso mito legato al prezzo di affitto, che non è più legato al reddito, ma ai patti territoriali – paragonabili all’equo canone per intenderci – con prezzi che si attestano intorno alle trecento euro più le spese delle utenze. Basterebbe questo per capire che la battaglia contro lo “straniero” poggia su basi fragili, poiché la convenienza dell’affittare quegli immobili, alla luce dell’elevata disponibilità offerta dal mercato immobiliare aquilano, sarebbe più per il Comune che deve garantire la costosa manutenzione e in mancanza di inquilini in grado di pagare la pigione, cosa dovremmo aspettarci, nuovi aumenti delle imposte locali forse? Facevo cenno alla concretezza degli Aquilani, allora concentriamoci più sulle soluzioni che sugli slogan. Cominciamo a pensare ad un bando che possa attrarre nuovamente tutti quei cittadini che hanno trovato una sistemazione alloggiativa nei comuni satelliti dell’aquilano, con incentivi e coefficienti utili alla formazione di una graduatoria che tenga conto si del reddito e del numero dei figli, ma che possa dare un peso adeguato al tempo trascorso dall’ottenimento della residenza, e va da se che chi è nato aquilano, in questo caso, non potrà essere svantaggiato. Anch’io spero – conclude Nezir Dakaj per i miei figli e nipoti un futuro da medico, ingegnere e avvocato, lo stesso sogno di quell’emigrante del sud, che mangiava quel pane amaro, al freddo di una stamberga del nord Italia, ma sempre con estrema dignità”

 

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