Le origini del bingo: così è nato l’“erede” della tombola

Il bingo è uno dei giochi da sala più conosciuti e diffusi in assoluto. In molti, soprattutto in Italia, ne hanno fatto la conoscenza in virtù della sua similarità con la più tradizionale tombola. Di fatto, le regole e lo svolgimento del gioco non differiscono. Nel bingo si acquistano delle cartelle sulle quali sono stampati 15 numeri. Un addetto al tabellone principale, contenente 90 numeri, enuncia di volta in volta un numero. Il “bingo” viene effettuato quando un giocatore si ritrova segnati tutti i numeri di una propria cartella, proprio come la “tombola”. Il bingo è però un gioco d’azzardo e in quanto tale è soggetto a controlli fiscali, di conseguenza i set di palline contenenti i numeri del tabellone vanno cambiati ogni 5.000 partite.

Il bingo sarebbe stato inventato nel 1530, proprio quando iniziarono a spopolare le lotterie e i giochi basati sulle estrazioni. La denominazione definitiva fu assunta però solo 400 anni più tardi, quando l’americano Edwin Lowe partecipò a una partita di “beano”, un gioco abbastanza somigliante, che richiedeva di marcare i numeri sulle cartelle tramite un fagiolo, in inglese “bean”. Preso dalla foga della vittoria, nell’emozione Lowe non riuscì nemmeno ad esultare correttamente e gridò curiosamente “bingo”, un termine del tutto nuovo, ma che risultò subito gradevole.

In alcuni Paesi, lo Stato attinge fondi proprio dalle entrate delle sale di bingo, che avrebbero contribuito persino alla realizzazione di opere pubbliche come la Muraglia Cinese. Spesso, in passato, il bingo e le sue varianti sono serviti persino a scopo pedagogico, per insegnare ai bambini a familiarizzare con i numeri. Girando per il mondo è facile imbattersi in versioni alternative del gioco originale, che magari prevedono più numeri sulle cartelle e/o meno numeri sul tabellone. Nonostante in Italia la tombola godesse già di una certa popolarità, quando il bingo è arrivato nello Stivale verso la fine del millennio scorso si è fatta strada proprio la versione più classica, con 90 numeri. Per certi versi, un’occasione persa per proporre ai giocatori italiani qualcosa di maggiormente innovativo.

Rispetto alla tombola, il bingo prevede diversi premi supplementari, a seconda di quanti numeri sono stati estratti prima che un giocatore effettui “bingo”. Va da sé che in questi casi le vincite diventano maggiori col passare del tempo. Alcuni premi, tra l’altro, sono persino opzionali. Le sale possono decidere se metterli in palio e darne preventiva comunicazione quando i giocatori non hanno ancora acquistato le cartelle. Per il resto, contano solo la fortuna e la buona sorte. I partecipanti al gioco non devono possedere abilità particolari per sperare di giungere alla vittoria.

Nel giro di pochi anni, così come molti giochi di gruppo, anche il bingo ha conosciuto una sua controparte virtuale. Ad ogni buon conto, quando si vince a bingo online il risultato è lo stesso di quando si vince dal vivo: lo scopo delle piattaforme di gambling è quello di rendere l’esperienza di gioco sul web la più fedele possibile a quella reale, non di offrirne migliorie. Anzi, nel caso di attrazioni così legate al folklore come la tombola e il bingo, modificare qualche dettaglio rischierebbe di far venir meno lo spirito del gioco.

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