M5S PESCARA: IL PARADOSSO DEL CENTROSINISTRA, CONTROLLORE E CONTROLLATO

Indagato per abuso d’ufficio e turbativa d’asta il capogruppo ed ex assessore PD Giacomo Cuzzi per l’organizzazione e la gestione degli eventi realizzati nei 5 anni di amministrazione del centrosinistra appena trascorsi, che avrebbero visto coinvolto un circuito evidentemente un po’ troppo ristretto di operatori.

«A Pescara viviamo nell’inaccettabile paradosso in cui ad essere indagata è l’opposizione di centrosinistra, che dovrebbe svolgere il ruolo di controllore ed invece risulta controllato» dichiara la capogruppo del M5s Erika Alessandrini. «L’indagine di Cuzzi infatti si aggiunge, come una ciliegina sulla torta, al già nutrito parterre di chi è sotto indagine o ha una richiesta di rinvio a giudizio e siede in Consiglio comunale tra le fila del centrosinistra, con la costante di non renderne conto ai propri elettori e ai cittadini che oggi, addirittura, si ritrovano l’inopportunità di avere il presidente della commissione di controllo e garanzia sulle attività del Comune di Pescara, Giampietro, a dover controllare il proprio collega di partito e capogruppo Cuzzi: un paradosso che solo il PD e compagni possono ignorare e su cui vorrebbero far finta di nulla dopo le abbuffate di nomine degli ultimi giorni».

Non si può non ricordare che oltre al capogruppo PD Cuzzi, anche l’ex presidente del Consiglio ed attuale consigliere comunale Francesco Pagnanelli, sempre PD, annovera nel suo curriculum una richiesta di rinvio a giudizio per abuso d’ufficio, abuso edilizio e falso ideologico, risultante dalle indagini effettuate su un fabbricato di proprietà dello stesso Pagnanelli nel centro di Pescara e per il quale sono in corso le udienze proprio in questi giorni.

Accanto a loro anche l’ex candidata sindaca della coalizione di centrosinistra, Marinella Sclocco. Il suo nome compare infatti tra le persone per cui è stato richiesto un rinvio a giudizio nell’inchiesta della procura di Pescara sulla delibera di giunta regionale riguardante l’ippodromo di Lanciano del 2016, che sarebbe viziata da un grave falso. L’attuale consigliera comunale, ex assessore regionale con la giunta D’Alfonso, è tra gli imputati con lo stesso D’Alfonso e con Silvio Paolucci, Dino Pepe e Donato Di Matteo e con Claudio Ruffini e Fabrizio Bernardini perché sembrerebbe che, in concorso tra loro, previo accordo telefonico intercorso tra D’Alfonso e Ruffini, abbiano attestato, contrariamente al vero, la presenza di D’Alfonso alla seduta straordinaria di giunta, svoltasi nella sede della Regione Abruzzo a Pescara, di cui sarebbe prova la falsa firma dell’ex presidente sugli atti originali.

«Tre su sette è un’ottima media!» prosegue la pentastellata, ironizzando sulla coalizione di centrosinistra. «E per l’onestà – al momento solo intellettuale – di cui evidentemente sono privi i rappresentanti eletti del PD e delle civiche di centrosinistra, era quantomeno inopportuno che la commissione di Controllo e Garanzia avesse un presidente del PD che, da subito, chiameremo a fare chiarezza su argomenti rilevanti e scottanti in cui evidentemente “controllore” e “controllato” saranno, purtroppo, coincidenti. Già nelle prime convocazioni porteremo in discussione in commissione la questione dei concorsi pubblici indetti dalla passata amministrazione, il caso del mercatino etnico e dell’evidente spreco di denaro pubblico che ha comportato l’allestimento di una location fallimentare e denigratoria e, evidentemente, anche le feste e fiere dell’ex assessore che, stando a quanto riportato dalla cronaca, destano non pochi sospetti, viste le perquisizioni e i sequestri non solo del materiale pubblico, ma anche di quello privato, raccolto addirittura nella sua abitazione».

Falso in concorso, abuso edilizio, turbativa d’asta, abuso d’ufficio, falso ideologico, una collezione di ipotesi di reato contro la pubblica amministrazione da brividi.

«”Tutti possono sbagliare” è un detto che non lascia fuori nessuno» conclude compatto il gruppo consiliare del M5s con i consiglieri Alessandrini, Sola, Lettere e Di Renzo. «Ma se nel Movimento 5 Stelle il rischio di colpevolezza spinge i propri membri all’autosospensione o all’abbandono di una carica, i rappresentanti del Partito Democratico invece, indossando la più bronzea delle maschere, molto spesso si ergono a giudicare le pagliuzze negli occhi degli altri, evitando per bene di spiegare “i perché e i per come” delle gigantesche travi nei propri. Sarà forse il caso che il piddino Giampietro rifletta sull’opportunità di mantenere la carica di presidente della commissione di controllo e garanzia, perché ci chiediamo se avrà la libertà di coscienza – e di partito – per poter andare ad affondare la lama dentro le carni della sua vecchia amministrazione e sulla correttezza dei concorsi o sulla opportunità di spesa di centinaia di migliaia di euro per un mercatino etnico che è fallito prima ancora di iniziare?»

Il M5s rimane l’unica vera, libera opposizione di questa città e sarà implacabile nel verificare in commissione Controllo e Garanzia l’operato del suo presidente, del capogruppo PD e dei suoi compagni di partito. E soprattutto la terzietà della presidenza rispetto ai propri amici di partito sarà tutta da dimostrare ma soprattutto da garantire.

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