MOSTRA DI SANDRO ARDUINI ALL’EMICICLO. “UN OMAGGIO ALLA MIA CITTÀ FERITA”

Una nuova mostra d’arte sarà allestita all’Emiciclo e aperta al pubblico dall’1 al 15 maggio. Si tratta di una selezione delle opere del maestro aquilano Sandro Arduini che ha intitolato questa sua nuova esposizione “Una modernizzante figurazione neo-rinascimentale”. Titolo che riassume la poetica dell’artista condensata in un universo mitologico ed eroico che trae ispirazione dalle arti classiche e dalle partiture musicali dei vari Beethoven (La pastorale), Listz (Prometeo), Mozart (Il Flauto magico), Debussy (Preludio al pomeriggio d’un Fauno) e, su tutti, Stravinskij (La sagra della Primavera, L’uccello di fuoco, ecc). La mostra vuole anche essere un omaggio del maestro Arduini all’Aquila con l’intento di “alleggerire gli animi feriti degli aquilani attraverso un tocco di bellezza”. Il visitatore potrà essere testimone di un percorso artistico che si snoda senza soluzione di continuità tra oli, disegni, sculture, terrecotte e ceramiche datate tra il 1990 e il 2018. Pur se diverse sono le tecniche, unica ed unitaria però è la modernizzazione e la rivisitazione dei miti di Gea, Orfeo e Euridice, Apollo e Dafne, Nike che riposa e tante altre dee, ninfe o eroi. Baricentro della ricerca figurale di Arduini è comunque il corpo, ritratto per lo più nella sua immanenza di nudità non solo fisiche ma anche psichiche. Sandro Arduini non esponeva all’Aquila dal 2005, anno della mostra “Sotto il segno del Minotauro”, poi il terremoto del 2009 ha danneggiato il suo laboratorio d’arte e la sua casa, costringendo l’artista a trasferirsi a Pescara insieme alla famiglia. La successiva esposizione, “Frammenti”, risale, infatti, al 2016, ed è stata ospitata al Museo Vittoria Colonna della città adriatica. Antonio Gasbarrini, critico d’arte e curatore delle mostre di Arduini, scrive di lui: “All’eloquenza oppositiva delle parole fa riscontro nella sua arte un’unità stilistico-poetica in cui la plasticità di masse lievitanti, l’andirivieni di zigzaganti segni vettoriali, la prevalente matericità del colore e una rigorosa, invisibile geometria sottostante il singolo impaginato pittorico, alla fin fine vengono quasi ad annullare ogni differenza esistenziale tra i protagonisti di questo unitario ciclo dall’apparente volto gianico”.

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