Onu su Muntari: “Ispirazione per tutti sui diritti umani”. Il caso del pescarese fa il giro del mondo

Se in Italia è stato un comportamento da squalifica, per l’Alto Commissario per i diritti umani dell’Onu, Zeid Ra’ad al-Hussein, si tratta di un esempio. “Muntari è stato un’ispirazione per tutti noi sul tema dei diritti umani”, ha dichiarato invitando la FIFA a prestare maggiore attenzione al persistente problema del razzismo nelle partite di calcio. L’Alto Commissario delle Nazioni Unite ha poi annunciato che parteciperà ad un incontro internazionale per diffondere il messaggio che “il razzismo e le espressioni di fanatismo non devono essere tollerate nei grandi eventi sportivi”. Quindi ha ricordato il recente caso, da lui definito “estremamente allarmante”, accaduto in Ucraina, dove i tifosi della Dinamo Kiev hanno indossato abiti del Ku Klux Klan ed esposto svastiche.

A Cagliari Muntari ha ricevuto anche la squalifica per una giornata, reo di aver abbandonato il terreno di gioco senza autorizzazione del giudice di gara. Squalifica inevitabile, ok, ma il direttore di gara avrebbe dovuto dare maggiore peso alle lamentele del ghanese, insultato con cori razzisti dagli spalti.

L’arbitro Minelli della Sezione di Varese ha richiamato più volte il giocatore del Pescara, visibilmente alterato per le offese ricevute dagli spalti, finché le proteste sono diventate talmente plateali da meritare il cartellino giallo. Il centrocampista ha quindi preso la via degli spogliatoi e il regolamento (secondo la Regola 12 “Falli e scorrettezze”) prevede che un calciatore che abbandona intenzionalmente il terreno di gioco debba essere considerato espulso. Tecnicamente la squalifica, così motivata “doppia ammonizione per proteste nei confronti degli Ufficiali di gara, e per comportamento non regolamentare in campo perché abbandonava il terreno di giuoco senza autorizzazione del Direttore di gara (provvedimento comunicato al capitano della Soc. Pescara)”, è ineccepibile. Nessun provvedimento sanzionatorio, invece, nei confronti della Società Cagliari con la seguente motivazione: “Considerato che i pur deprecabili cori di discriminazione razziale sono stati percepiti nell’impianto in virtù anche della protesta silenziosa in atto dei tifosi (come segnalato dagli stessi rappresentanti della Procura federale) ma, essendo stati intonati da un numero approssimativo di soli dieci sostenitori e dunque meno dell’1% del numero degli occupanti del settore (circa duemila), non integrano dunque il presupposto della dimensione minima che insieme a quello della percezione reale è alla base della punibilità dei comportamenti in questione, peraltro non percepiti dagli Ufficiali di gara (come refertato dall’Arbitro), a norma dell’art. 11, comma 3, CGS”.

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Redazione ilfaro24.it

Fonte Eurosport

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