PAOLUCCI SU SANITÀ: “DEBITI PER 67 MLN, RISCHIO TASSE E SCIPPO A CHIETI DI 30 MLN. ATTI A RISCHIO RICORSI. GESTIONE SCELLERATA DELLA GIUNTA LENTA”

“Il governo regionale mente sapendo di mentire quando dichiara che non ci sono debiti nella sanità. Perché è lo stesso assessore alla Sanità che il 25 maggio firma con il presidente Marsilio la Delibera di Giunta n. 290 in cui l’esecutivo certifica una perdita di 65.700.000 euro derivante dalle aziende sanitarie e subito dopo usa con un’altra delibera, la 291, le risorse destinate al nuovo ospedale di Chieti per ripianare un buco che altrimenti avrebbero dovuto pagare i cittadini e le imprese con nuove tasse. E’ fondata su bugie certificate la gestione della sanità di questo governo regionale”, durissimo il capogruppo PD Silvio Paolucci, l’indomani dell’annuncio ufficiale della rinuncia alle risorse per la realizzazione del nuovo ospedale di Chieti, rinuncia che rischia di essere illegittima poiché non argomentata. 

“Non è una mia interpretazione, è scritto nero su bianco nella prima delibera, la 290, in cui l’esecutivo prende atto che dai conti del 4° trimestre 2019, quindi in piena gestione centrodestra, emerge che le aziende sanitarie risultano in perdita per un valore di 65 milioni e 700.000 euro e che nonostante le risorse del bilancio della sanità della Regione, il valore negativo resta e ammonta a 13.335.000 euro – illustra l’ex assessore a Sanità e Bilancio – Dunque come si arriva alla decisione di sopprimere (sono le parole della delibera) le risorse per Chieti? Siccome per coprire le perdite già avevano previsto nell’atto un incremento delle tasse di 0,15 punti percentuali per le attività produttive e le imprese e dello 0,30 % per l’addizionale Irpef, quindi a carico di tutti i cittadini, votano un altro atto in cui decidono di sopprimere i 30 milioni previsti per l’ospedale di Chieti e di girare questa posta per coprire le perdite rimaste senza copertura alcuna (i 13,3 milioni) . Stiamo parlando della delibera n. 291, sempre in data 25 maggio. Dunque Chieti e il suo comprensorio devono rinunciare a una struttura attesa e indispensabile qual è l’ospedale, perché loro in soli 14 mesi di governo hanno prodotto 67 milioni di euro di buco solo sulla sanità. Incredibile ma vero!

Se non avessero girato le poste, infatti, la Regione avrebbe aumentato le tasse per stare dentro le cifre di disavanzo sanitario prodotto già prima dell’emergenza Covid, che peraltro con le risorse erogate dal Governo ha consentito loro di rimettere mano alle strutture dedicate e ai servizi territoriali pur senza fare un minimo di programmazione sul fronte sanitario da quando sono in carica. Un rischio, quello delle tasse, che resta perché l’atto è a rischio illegittimità e quindi a ricorsi. Infatti non si possono utilizzare risorse certe e sostituirle con fondi incerti senza una delibera di revoca di pubblica utilità argomentata e motivata. Se dovessero esserci ricorsi il rischio di non potere utilizzare quei 30 mln è alto, così come quello si ricorrere a tassazione aggiuntiva. Intanto il costo economico e sociale pesa comunque sui cittadini, quelli di Chieti e sull’indotto dell’ospedale a cui il centrodestra ha rinunciato, tant’è che l’assessore Febbo presente alla seduta di Giunta, è scappato via quando hanno votato queste due delibere. Evidentemente ha pensato che non avrebbe saputo raccontare alla sua città questa scelta scellerata, che certamente produrrà ulteriore contenzioso e possibile risarcimento danni.

Ecco il modo di lavorare della Giunta lenta, che da un lato aumenta gli stipendi ai manager di quelle stesse aziende in perdita, insieme ai dirigenti, ai direttori della struttura, pagando persino l’arretrato per decine di migliaia di  euro (decisioni sempre degli ultimi giorni) e dall’altro non eroga la cassa integrazione in deroga, raccontando bugie sul proprio operato. Noi denunceremo queste scelte che sono illegittime, oltre che a danno della cittadinanza, perché usano la minaccia dell’aumento delle tasse a copertura delle proprie incapacità amministrative e, inoltre, lo fanno nel momento più grave e delicato della storia dell’Abruzzo e del Paese”.

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