PERETO-CARSOLI ERA IL 1656 E LA PESTE STAVA DECIMANDO INTERI PAESI

ALCUNI NOBILI DETTERO LA CAUSA AI POVERI

La peste stava prendendo sempre piu’ anime, intere famiglie stavano scomparendo, i paesi stavano diventando un vero e proprio lazzaretto. Addirittura da racconti, o leggende, si tramanda che i nobili di Carsoli, per sfuggire alla peste, pensava bastasse andar via da dove erano i poveri, i mal nutriti, ed incominciarono a costruire degli accampamenti, anche con case, dietro la montagna che confina con l’attuale tiburtina, davanti alla loc, Redusa.

La peste fu importata da un vascello carico di soldati spagnoli, provenienti dalla Sardegna e approdato a Napoli. Il Viceré e le autorità napoletane non sì erano preoccupati affatto di adottare subito le misure profilattiche del caso, come la proibizione dell’esodo dalla città per impedire il dilagare del morbo. Cosi accadde che da Napoli i cittadini più facoltosi abbandonarono la città per rifugiarsi nelle terre del Regno, portandovi il contagio che si propagò in tutto il Reame.  Intere famiglie furono distrutte. Appestati deceduti giacevano per giorni nei letti oppure lungo le vie o presso gli usci delle loro abitazioni. Le esequie erano poi sbrigative e senza il suffragio di un cero. Dinanzi allo spettro della morte ognuno correva in chiesa o in convento a “mettere a posto le cose dell’anima”, facendo lasciti di beni. Ben presto chiese e monasteri videro dilatati i loro patrimoni. Un documento dell’epoca, conservato nella biblioteca del Monastero della Madonna dei Bisognosi narra:

A Don Garzia de Avellaneda, vicerè del regno e locotenente e capitano generale.
Li deputati per la sanità di Pereto

Essendo pervenuta a nostra notizia che in Carsoli, e nella Rocca di Botte si sia scoverta infermità contagiosa, mentre in Carsoli fra lo spazio di giorni cinque sono morte sessanta persone, ed altrettante di esso morbo maleaffette, continoando senza ritegno alcuno di giorno in giorno la mortalità, si in Carsoli, come anco nella Rocca di Botte.
Desiderandomo  noi, come si conviene, la conservazione della general salute di questo publico, col preservarlo da questo mal imflusso, che colle dovute diligenze, speriamo in Xpo, e nella Santissima Vergine Maria sua madre, e nel glorioso S. Rocco, ed in tutta la corte celestiale, ci habbiamo a mantenere illesi da simil contagio. Però havemo risoluto in nome di S.E. far lo presente bando, per lo quale sospendemo il comercio, e contrattazione con dette terre di Carsoli, e Rocca di Botte sino a tanto che dall’Eccellenza Sua, o da noi in suo nome sarà altrimenti ordinato, cosi a rispetto delle persone, come delle robbe, che però ordinamo, e comandamo a tutti, e singoli particolari di Pereto di qualsivoglia stato, grado, e condizione si siano, li homini, come donne di qualsivoglia età, che non ardischino, ne presumino ricevere, ne indurre, o fare indurre sotto qualsivoglia pretesto robbe da esse tre di Carsoli, e R. di Botte, e s’ordina alle guardie stiano sopra di ciò avertite, e non faccino il contrario sottopena di carcere ad arbitrio di S.E., o nostro in nome Suo. Oltre che le robbe immesse non solo li abbrugeranno, ma così anco si farrà di tutte l’altre robbe che saranno in esse case dove saranno introdotte, e si serraranno le case, e nell’istessa pena incorrino anco li complici, e fautori, ed anco le guardie se sarranno in colpa. Avertendo che si darrà fede alli indizii.

§ (Item) Ordiniamo, e comandandiamo che non sia alcuno che ardischi, ne presumi scalare, o in qualsivoglia modo scendere, o salire ~ le muraglia della Terra; ne debbia andare fuora dell’incasato per vie insolite, e fuora di strada, non
si faccia il contrario sotto pena di giulij cinque , di carcere ad arbitrato di S.E., o nostro in nome suo, e di altri maltrattamenti, e si starrà all’indizij.

§ Che le genti commandate a far la guardia, si debbiano trovare al loco, o posto assegnatoli ad un’hora di notte sotto l’istessa pena di carcere, e di giulij due per volta.

§ Ordiniamo, e commandiamo che quelle persone che sarranno da noi comandate u il bene publico, si ad accodire nell’andare a riveder le guardie tanto di giorno, come di notte, si anco in resarcire le muraglia, o altre cose in beneficio
publico, sotto pena alli contravvenuti di carcere come sopra, e di altre pene arbitrarie a sua Eccellenza, o a noi in nome Suo.

§ Ordiniamo e comandiamo che nell’uscire che si farrà da Pereto, si debbia dire alle guardie se in che loco si va, et a
che fare, e poi si debbia rientrare dall’istesso loco dove è uscito, altrimenti no si farranno più rientrare, e se sarranno rientrati se li farrà fare la quarantana.

§ Si ordina, che si debbiano pulire le strade due volte la settimana ogn’uno avanti la sua casa, cioè il mercordì a sera, ed il sabbato a sera, sotto pena di carcere ad arbitrio di S.E., o nostro in nome suo, e di un carlino per ciascuna volta.

§ Perchè di notte è piu’ pericoloso il comercio, ordiniamo petò, e communichiamo in nome di S.E., a nostro invece di quelIo, che le guardie non faccino entrare ne uscire dalla terra di Pereto, persona alcuna senza nostra saputa, da un h ora, e mezzo di notte; ed anco non faccino entrare persone forastiere, senza nostra saputa, sotto pena di carcere come sopra ed altre pene corporali arbitrarie.
E’ perchè alla madonna del monte s’intende vi siano genti sospette di contagio, però s’ordina alle guardie, che sotto
le medesime pene non faccino entrare persona che venghino da detto loco. Pregando bensì tutti, vogliano ritenere nel
cuore la divotione di quella gloriosa Madonna del monte de Bisognosi, pregandola a preservarci da questo male contagioso.
Dato in Pereto l’ultimo di Agosto 1656

Proprio a conferma della peste del 1656, vi sarebbe un altro scritto

Carsoli 1656,8 settembre. A Monte sabinese Horatio del q.m Gio Vincenzo chiede di essere confessato avendo paura di morire a causa del contaggio che a carsoli ha fatta si grande strage. L’atto è fatto dal prete stesso in quanto il notaro non è stato chiamato in quanto a Monte sabinese non ce ne è, e nemmeno nella Baronia di Carsoli e perchè è vietato il commercio per male contagioso
(Archivio diocesano dei Marsi C/9/240, Carsoli 1656)

La peste del 1656 uccise nella sola diocesi dei Marsi 4.080 persone.

Si narra, sempre tra gli antichi ricordi, che gli avi ci tramandano, che la peste spari’ dall’oggi al domani, tanto che la gente dell’attuale piana del cavaliere dette  questo fatto alla clemenza dei santi patroni dei vari paesi, che riuniti decisero che la popolazione aveva scontato i peccati.

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