Piove “rosso” e la neve assume tonalità rossastre. Le “rare” precipitazioni atmosferiche che influenzarono la storia…

Sembre più frequentemente, con il riscaldamento globale che indurrebbe ad un cambiamento climatico repentino, sui cucuzzoli delle nostre montagne, assistiamo al fenomeno della “neve gialla o rossastra”, il quale si può verificare durante i mesi invernali e ad inizio Primavera, quando una depressione afro-mediterranea generata da una saccatura d’aria fresca e instabile di matrice nord-atlantica, richiama intense e miti correnti di Scirocco, in grado di trasportare nell’atmosfera delle nostre medie latitudini, un quantitativo enorme di polveri o di sabbia finissima sahariana. In maniera sorprendente, la neve al suolo e la pioggia caduta divengono o assumono tonalità rosse che, per quanto riguarda la “pioggia gialla o rossastra”, si manifestano attraverso le polveri che si depositano sulle automobili attraverso quest’ultima. Quando nella Troposfera (prima fetta dell’atmosfera), sono presenti alcuni organismi cellulari, come dicevo inizialmente, la tonalità ha colori decisamente rossastri, per via dell’axstasantina, un pigmento presente all’interno di tale tipologia di alghe che, vivendo nella Troposfera di particolari aree geografiche di difendono da essa, liberando pigmenti di colore rosso. In effetti, all’interno dell’atmosfera, le intense correnti ascensionali delle nubi cumulonembi o temporalesche, possono trasportare una massa di organismi maggiori o possono nascere in essa organismi ascrivibili alla classe delle alghe verdi, può trattarsi specialmene di carotenoidi, come dicevo prima contententi l’astasantina, così l’alga assume un colore rossatro che, andando a far parte dei nuclei di condensazione nelle nuvole, si manifesta all’interno delle goccioline d’acqua e dei cristalli di ghiaccio mediante la condensazione e la sublimazione del vapore acqueo in essi, in grado di dare luogo a precipitazioni piovose rosse o nevose rossastre, queste ultime ad alta quota. Il fenomeno, però, è tipico anche delle aree polari, ove, i raggi UVA, consentono la genesi di tali pigmenti rossi negli organismi della medio-bassa atmosfera. A volte, tale raro evento meteorologico, può colpire inaspettatamente alcuni paesi del Sud America, quale ad esempio la Columbia, ove sono già state svelate le cause di quella che gli abitanti hanno chiamato “pioggia di sangue”, attribuibile alle intense correnti ascensionali dei cumulonembi, le quali, come detto prima, riescono a sollevare le alghe rosse o il materiale organico, all’interno delle nuvole. Si tratta della stessa tipologia di alghe che fece divenire il Nilo rosso sangue e rappresentò la seconda piaga d’Egitto che, secondo i testi biblici, fu interpretata dagli antichi egiziani come punizione ripercossa dagli Dei da parte della prevaricazione di un solo Dio, ossia del monoteismo. Il fenomeno della neve rosa può verificarsi anche quando, le depressioni mediterranee, come ad esempio l’area perturbata che ci interesserà entro la giornata di mercoledì 23 Marzo, sono davvero molto rapide e quindi scarsamente recalcintranti e riescono a dare luogo solo a veloci fasi di maltempo, traslando molto rapidamente verso sud-est, ove, in tal caso, il vortice depressionario avrà a disposizione una massa d’aria fredda che richiamerà dall’Europa nord-orientale, attraverso i venti di Bora (alto Adriatico) e di Grecale (medio-basso Adriatico e Ionio) che, accompagnando masse d’aria fredda e particolarmente fredda in quota di origine artico-marittima, permetteranno ai nuclei di condensazione delle masse d’aria ascendenti in espansione e in raffreddamento, quindi alla condensazione delle nubi, di trasformarsi quasi interamente in sublimazione, per via dell’ambiente più freddo nelle quali saranno successivamente immerse le nuvole cumuliformi e nembostrati. Le gocce di pioggia nate intorno ai finissimi granelli di sabbia, scaricheranno gran parte delle polveri giallastre verso il basso, ma quando queste ultime si trasformeranno repentinamente in cristalli di ghiaccio, le polveri si raduneranno in essi che, raggiungendo quote alte/successivamente medie senza sciogliersi, per via di un abbassamento dello zero termico, permettono alla neve gialla di imbiancare il suolo montano e di fare assumere un colore abbastanza raro e inconsueto al manto nevoso, fenomeno verificabile anche sulle Alpi, quando i cristalli di ghiaccio, formandosi in neve, iniziano a collaborare soprattutto con la radiazione solare che penetra timidamente attraverso le nubi.

Vi ringrazio per la cortese attenzione.

Riccardo Cicchetti

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