“Prendono i fondi ma non hanno i pascoli per il bestiame”. La denuncia di Confagricoltura

“Abbiamo fatto un esposto alla Procura della Repubblica segnalando e documentando queste situazioni già tre anni fa. Le autorità competenti sono state informate sulle modalità con le quali veniva e viene perpetrata una vera e propria rapina dei pascoli montani del nostro territorio e di risorse economiche”, ha detto a Virtù Quotidiane il direttore di Confagricoltura Abruzzo, Stefano Fabrizi, che denuncia una situazione diffusa in modo quasi capillare su tutto il territorio regionale, centro di interesse da parte di aziende agricole che cercano di mettere le mani sugli alpeggi montani con il solo scopo di lucrare sulle risorse comunitarie messe a disposizione degli allevatori, quelli veri.

Aziende provenienti da fuori Regione che arrivano in Abruzzo con l’intento di ottenere terreni demaniali e chiederne i fondi per i pascoli senza effettivamente alllevare bestiame.

“Un’azione di contrasto messa in atto principalmente a tutela degli interessi dei allevatori locali che operano sulle nostre montagne, un’azione di diritto ed equità. Le risorse pubbliche che sono state drenate da parte di queste società, provenienti per lo più dal nord Italia – sottolinea Fabrizi – con una serie di espedienti e strutture normative, hanno rappresentato un danno enorme per gli allevatori reali del territorio. Le iniziative che abbiamo assunto sono state di due ordini – aggiunge il direttore regionale di Confagricoltura – Innanzitutto quella di non ammettere all’interno della nostra organizzazione, come associati, le società citate”.

“Le ultime richieste da parte di queste società sono arrivate giorni fa ma la nostra amministrazione, il nostro consiglio direttivo, la sezione zootecnica insieme a tutti gli amministratori, hanno manifestato in maniera diretta e deliberato l’impossibilità per queste aziende di diventare associate. Nel chiedere agli interlocutori rappresentanti di trasferire sul territorio ragione sociale e partite iva, di aprire stalle e assumere personale, di macellare i loro capi di bestiame in zona, di fare insomma i veri allevatori, abbiamo capito che le volontà erano tutt’altre”.

 

Redazione

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