Qual è il nesso tra rallentamento della Corrente del Golfo e aumento dei nubifragi?

Il ramo del meccanismo termoalino, comunemente nota come un’importante corrente marina appartenente al nostro vicino Oceano Atlantico, potrebbe avere subìto un’alterazione? Tale alterazione potrebbe essere avvenuta tramite un’anomala deviazione del flusso d’acqua calda e salata proveniente dal Golfo del Messico? Potrebbe essere correlata all’aumento della frequenza e dell’intensità dei fenomeni atmosferici estremi anche per quanto concerne il nostro comparto euro-mediterraneo?

 

La Corrente del Golfo, ramo strettamente legato al meccanismo termoalino, è risultata ed è tuttora piuttosto rallentata. Abbiamo più volte analizzato quale potrebbe essere il perché negli scorsi editoriali e quali sarebbero le notevoli conseguenze su di un clima che, in particolar modo sulla nostra penisola, evidenzia sempre più un’estremizzazione soprattutto per tali motivi, in una stagione autunnale che rispetta le sue caratteristiche, poiché ci raggiungono una serie di perturbazioni atlantiche, le quali sono tipiche di tale periodo autunnale. Nonostante ciò, mi interessa, all’interno di queste fasi, l’aumento di frequenza e intensità dei fenomeni atmosferici quali nubifragi e/o alluvioni, Trombe d’aria e/o Tornado; è importante cercare di comprendere le complesse dinamiche all’interno di un sistema già di per sé caotico quale l’atmosfera, perché, in questo modo, si potrebbe migliorare l’ipotesi di una determinata area che potrebbero colpire e dare un aiuto notevole agli abitanti delle zone particolarmente soggette. L’alterazione, ripeto, nascerebbe dalla Corrente del Golfo e dagli ultimi anomali scioglimenti dei ghiacci artici, il più importante, avvenuto nell’Estate 2012. Dai miei recenti studi, sembra proprio che sia stato l’Atlantico settentrionale a risentire maggiormente del riversamento delle acque più dolci dei ghiacci che, per l’appunto, sono venuti a sciogliersi, impoverendo l’acqua dell’Atlantico settentrionale di salinità e permettendo un suo esponenziale abbassamento delle temperature superficiali, fino a raggiungere valori anomali per il periodo. Poco tempo fa sia la NOAA che la NASA, hanno confermato quanto detto, ossia che l’anomalo scioglimento si è verificato in particolar modo a partire dai ghiacci della Groenlandia, i quali si sono sciolti di più rispetto al resto della calotta o del pack artico. Perciò, l’Atlantico settentrionale manifesta l’anomalia negativa dei suoi settori settentrionali in maniera più evidente rispetto agli altri oceani. Attraverso altre numerose osservazioni o analisi, ho notato che, a causa delle acque più fredde della norma appartenenti al vicino Oceano settentrionale, le figure bariche tendono ad alterare il loro normale andamento, tra queste vi sono sicuramente una bassa pressione oramai divenuta permanente e un’alta pressione dinamica che fanno capolino alla Cella di Ferrel e alla Cella Polare e quindi sono una tipicità del vasto ammasso di acque quale l’Atlantico e delle nostre medie latitudini. Perché le acque superficiali più fredde dei settori settentrionali del vicino oceano si sono raffreddate così repentinamente? E hanno fatto sì che la loro anomalia possa persistere nel corso del tempo? Ebbene, occorre partire dalle dinamiche della Corrente del Golfo: essa nasce dal Golfo del Messico, trasportando le acque più calde e salate dalle latitudini tropicali fin verso le aree che confinano con il Circolo Polare Artico, quali ad esempio le coste del Nord America, fino ad addentrarsi sulla Gran Bretagna e sul Mar Baltico, dunque le coste settentrionali della Germania, i Paesi Bassi e la penisola scandinava. Le acque sono più calde, quindi più leggere, perciò salgono in superficie e percorrono, mediante la Forza di Coriolis, meccanismo deviante indotto dalla rotazione terrestre, un ulteriore viaggio verso nord/nord-est perdendo, per evaporazione, anche parte della loro energia, rendendo allo stesso tempo il clima del Nord Europa e del Nord America più mite e favorevole alla vita. Successivamente, la corrente marina, composta da acque decisamente più calde, perde la sua quantità di energia e, raffreddandosi maggiormente, sprofonda verso il basso, percorrendo il suo precedente andamento verso sud. Quando la corrente marina si è trovata dinanzi un muro d’acqua dolce e molto fredda, è come se avesse deviato la sua traiettoria, abbassandosi di latitudine e, di conseguenza, subendo un ulteriore rallentamento. Non ha quindi avuto modo di poter completare il suo cammino verso nord perché ha avuto di fronte un muro che non le ha permesso di salire, non consentendo più un idoneo smistamento d’acqua calda verso nord e d’acqua fredda verso sud, cosicché si è creato un surplus calorico nell’Atlantico Tropicale e un deficit calorico per quanto concerne l’Atlantico settentrionale. Ciò ha consentito un progressivo rilascio d’aria calda da parte delle acque più calde del medio-basso Atlantico, sul quale la circolazione atmosferica rispose cercando soprattutto di ristabilire un equilibrio termico, essendo il meccanismo principale poiché l’atmosfera esiste, in un contesto astronomico che rappresenta il nostro pianeta inclinato rispetto all’asse dell’eclittica, la quale inclinazione consente una diversa distribuzione dell’energia solare ai Poli e all’Equatore. La depressione islandese, che ha le medesime origini, si è quindi rinforzata oltre all’irrobustimento che, in quegli anni, ricevette dal Vortice Polare, poco consenziente, nelle dinamiche circolatorie dell’anno solare 2013/2014, agli scambi termici meridiani d’aria fredda dall’Artico durante la stagione invernale, seppur non siano state esenti parentesi dalle caratteristiche invernali, dunque tipiche del periodo. La depressione islandese è stata attirata dal rilascio d’aria più calda in un’interazione oceano-atmosfera, rappresentante una delle cause per le quali si origina la bassa pressione extratropicale, calamitando forti discese d’aria fredda in pieno Oceano Atlantico, ove nascevano decise perturbazioni atlantiche. Intanto, sul comparto euro-mediterraneo, come se fosse un’antica bilancia ove se un piatto scende, l’altro sale, un promontorio in quota Subtropicale trainava correnti d’aria più calda o più mite meridionale, successivamente esso è stato distrutto dalla traslazione delle perturbazioni atlantiche verso levante, cosicché, nell’Estate 2014, le giornate calde trasportata dal promontorio Subtropicale che oramai è una tipicità del nostro clima mediterraneo, sono risultate minori, rispetto a quelle fresche e piovose, nonché fortemente temporalesche, poiché c’è un fortissimo legame tra fenomeni atmosferici estremi o più intensi e ondate di calore nord-africano, tra l’altro tendenti ad umidificarsi e ad essere instabili, quando sorvolano il Mediterraneo e i suoi bacini. Nell’Estate 2015, a causa del fenomeno climatico de El Niño, (riscaldamento anomalo delle acque del Pacifico meridionale, portatore soprattutto della siccità in Papua Nuova Guinea, Figi, Tonga e Isole Salomone e osservato dai pescatori del Perù in prossimità del Bambino Gesù – 25 Dicembre), il quale quest’anno è uscito al di fuori del periodo nel quale si verifica e non rientra nell’intervallo di tempo di cinque anni poiché si è manifestato in forma attenuata anche nello scorso anno, nonostante possa esserci un evento strong, dunque un’altra intensificazione del fenomeno nei mesi di Dicembre e di Gennaio, la Cella di Hadley si è notevolmente rinforzata, cosicché la struttura di alta pressione in quota denominata Anticiclone Nord-Africano, è stata più forte rispetto alla stagione estiva del 2014, da poter intensificare l’area di alta pressione in quota e cosicché anche le ondate di caldo; quest’anno, l’Anticiclone Nord-Africano è stato dovuto alle circolazioni a bilancia, esattamente come nel 2014, la differenza è, ripeto, nell’irrobustimento della struttura di alta pressione comportata da El Niño attraverso l’inversione dei venti alisei. Le perturbazioni atlantiche favorite dalla discesa d’aria polare sull’Oceano, invece, in questo modo non sono riuscite a muoversi verso est, perché hanno avuto un muro di cemento armato di fronte e sono salite lungo i suoi bordi orientali, raggiungendo i Balcani e alimentando infiltrazioni d’aria fresca e instabile in quota, le quali, penetrando sulle regioni di nord-est e rappresentando una serie di fronti freddi perché le depressioni si sono unite ad altre sulla penisola scandinava, consentirono, incontrando un’enorme energia termica ristagnata nella pianura padana, una supercella che è stata in grado, grazie anche alla distribuzione orografica raffigurata dalle
Alpi orientali, di originare un Tornado EF4 tra Mira e Dolo (agirono parametri quali soprattutto il Wind Shear), mentre i classici temporali di calore, favorirono isolati acquazzoni sulla dorsale appenninica e alpina. Un’Estate che ha quindi rispettato le sue caratteristiche, ma l’apporto nord-africano, anch’esso più frequente rispetto al passato favorito dalla fortezza della Cella di Hadley, ha fatto sì che risultasse anche particolarmente calda, cosicché il Mar Mediterraneo e i suoi bacini evidenziano un’anomalia termica positiva delle loro acque, che dunque risultano più calde della norma stagionale. Il rilascio da parte delle acque superficiali avviene progressivamente e i venti richiamati dalle perturbazioni atlantiche sospinte anche dai fugaci movimenti dell’Anticiclone delle Azzorre verso nord/nord-ovest che tra l’altro interrompono momentaneamente il flusso umido atlantico, isolando veri e propri vortici di bassa pressione sul Mar Nostrum, i quali venti meridionali assorbono l’umidità dal mare come se fossero spugne, munendo di energia le imponenti nubi cumuliformi e, manifestandosi come uno dei parametri che permettono la genesi dei nubifragi e delle alluvioni, pongono le basi per quest’ultimi, specie nelle aree fortemente a rischio idrogeologico. Quando un vortice di bassa pressione si isola sul Mediterraneo occidentale, a causa delle sue acque superficiali più calde, potrebbero nascere Cicloni Mediterranei responsabili delle condizioni di spiccato maltempo sulle regioni del Sud Italia, esattamente com’è accaduto negli scorsi editoriali, ove non sono mancate alluvioni su alcune zone della Sardegna (Centro Italia), Sicilia e Puglia (Sud Italia). Tuttavia, le perturbazioni risultano particolarmente intense anche sulle regioni settentrionali, per via dei venti di Scirocco che catturano l’umidità dall’Adriatico e dal Tirreno. Il futuro andamento dell’Anticiclone delle Azzorre, sopprimerebbe la circolazione a bilancia, cosicché oltre a fasi insolitamente miti in Inverno e al costante ingresso delle perturbazioni atlantiche in Autunno, si potrebbero avere anche delle irruzioni d’aria fredda di origine artica verso l’Europa centro-orientale e il Mediterraneo (a tratti piuttosto anticipatorie), per cause annesse alle elevazioni dell’Anticiclone delle Azzorre verso nord/nord-ovest che si fanno sempre più intense, poiché l’assetto di distribuzione di energia termica nel nostro emisfero muta radicalmente con l’avvicinarsi del Solstizio d’Inverno, come ad esempio l’ITCZ, a causa della riduzione dell’insolazione in prossimità del Tropico del Cancro innescata dall’avvicinamento dell’Inverno. In questo modo, El Niño, ha delle conseguenze diverse rispetto all’Estate. Il flusso d’aria calda oceanica aggiuntivo alla Subsidenza di un Anticiclone delle Azzorre che viene calamitato verso l’Atlantico settentrionale e i suoi mari nordici adiacenti, è più intenso e induce un più forte indebolimento del Vortice Polare, cosicché, le correnti molto fredde recanti masse d’aria di origine artica, iniziano a dirigersi verso l’Asia nord-orientale, dunque anche la Russia e l’Europa orientale e, scivolando lungo i bordi orientali di un Anticiclone delle Azzorre, (in tali dinamiche grande smistatore d’aria artica verso le nostre latitudini), pronto ad insediarsi all’interno del Circolo Polare Artico, iniettando aria più dolce in esso e permettendo la discesa d’aria molto fredda verso sud, riuscirebbero a raggiungere anche il Mediterraneo. Naturalmente, oltre ai fattori illustrati, ci sono anche altri indici tele-connettivi che potrebbero influire. Tuttavia, abbiamo visto quanto, lo scioglimento dei ghiacci artici avvenuto nell’Estate 2012 e il conseguenziale abbassamento della Corrente del Golfo, sia un meccanismo di una stessa catena e di eventi che potrebbero inquadrare un’estremizzazione indotta da una circolazione generale dell’atmosfera già di per sé stressata dalle numerose anomalie, il cui innesco è il riscaldamento globale che induce dei mutamenti, quale ad esempio lo scioglimento dell’Artico nell’Estate 2012, all’interno della variabilità del tempo, ossia del cerchio costituente tutti i cambiamenti climatici avvenuti nel corso del tempo mediante sia cause naturali, esplosioni vulcaniche in primis che cause astronomiche, quali lo sfarfallamento dell’asse terrestre o la caduta di meteoriti che permisero l’estensione dei dinosauri, anche tramite l’alternarsi tra periodi glaciali e interglaciali. E’ come se il riscaldamento globale, stesse confermando un clima sempre più estremo al quale oramai dovremmo solo adeguarci, facendo cadere le tessere del domino che consentono all’atmosfera di non divenire molto stressata, poiché ne attribuiscono un lavoro di riequilibrio maggiore.

 

Nell’immagine sottostante, la mappa aggiornata delle SSTA, la cui acqua più fredda dell’Atlantico settentrionale, rappresenta un’anomalia negativa. Si può notare, inoltre, un Mar Mediterraneo più caldo della norma, nonché la striscia giallo-arancio sul Pacifico meridionale (cosiddetto El Niño), responsabile del mutamento degli Alisei e degli Inverni freddi e nevosi sul nostro comparto euro-mediterraneo, che lo interessarono in presenza di tale anomalia.

 

Riccardo Cicchetti

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