Religiosità Laicità e Corruzione

Ho iniziato a leggere il libro di José Maria Castillo “La Laicità del vangelo”.

Domanda iniziale: «Si può affermare tranquillamente che le culture, i popoli ed i paesi più religiosi sono per questo stesso motivo i più incorrotti ed esemplari?» (Pag. 7)

Beh, pensando all’Italia dobbiamo dire che siamo uno dei Paesi più corrotti del mondo. Lo stabilisce il Rapporto “Transparency International”, organizzazione internazionale non governativa che lotta contro la corruzione. Il Belpaese occupa il 69esimo posto della classifica, dopo Namibia, Rwanda e Portorico, e alla pari di nazioni come la Macedonia, le isole Samoa e il Ghana, in una graduatoria di 182 Stati. Il Paese più virtuoso è la Nuova Zelanda, seguita nell’ordine dalle solite Danimarca, Finlandia e Svezia. Diligenti anche Singapore, Norvegia, Olanda, Australia, Svizzera e Canada. I dati si riferiscono a cinque anni fa.

A preoccupare più di tutto è la corsa verso il precipizio dell’illegalità diffusa che ha colpito il nostro Paese: in quindici anni l’Italia ha perso 36 posizioni all’interno della stessa graduatoria: una media di più di due posizioni ogni anno.

Se nel 1995, con molti processi dell’era Tangentopoli in atto, eravamo al 33esimo posto della graduatoria, dieci anni dopo, nel 2005, eravamo al 40esimo, ma in appena tre anni, abbiamo perso 15 posti, così, nel 2008 eravamo già al 55esimo. L’anno dopo, nel 2009, occupavamo il 63esimo gradino, per raggiungere il 67esimo appena nel 2010, fino ad arrivare al traguardo poco edificante di quest’ultimo rapporto 2011.

Leggo ancora: «In non pochi di questi popoli la religione è stato il grande paravento che da secoli continua a nascondere la decomposizione che ha trascinato noi abitanti del grande Sud nella più dolorosa ed umiliante delle crisi con tutte le miserie che comporta» (Pag. 7-8)

Dal carcere di Flossemburg Dietrich Bonhoeffer si chiedeva se fosse possibile o meno un Cristianesimo non religioso. E il 16 Luglio 1944, solo alcuni mesi prima che i sicari di Hitler lo impiccassero, scriveva: «Dio ci dà a conoscere che dobbiamo vivere come persone che senza Dio fanno fronte alla vita. Il Dio che è con noi è il Dio che ci abbandona! Il Dio che ci fa vivere nel mondo senza l’ipotesi di lavoro “Dio” è il Dio davanti al quale perennemente stiamo. Davanti a Dio e con Dio noi viviamo senza Dio» (Pag. 9)

 

Una religiosità antireligiosa.

«Una delle cose più scioccanti (…) è che mentre si verificava il grande scontro di Gesù con la religione e con i suoi più alti rappresentanti, gli stessi vangeli ci presentano Gesù come un uomo profondamente religioso. (…) Quindi nel vangelo ci imbattiamo in questo fatto sorprendente: si può essere, allo stesso tempo, religioso e anti-religioso» (Pag. 13 e 15)

La domanda: «Non potrà capitare a noi oggi la stessa cosa? Non potrà succedere oggi a molte persone quello che è capitato a Gesù? E non potrà succedere a molte gente onesta che per conservare la propria onestà debba prendere le distanze o persino resistere alla religione ufficiale?» (Cfr. pp.15-16)

Vado a letto con questi pensieri…..

Aldo

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