Scandalo ricostruzione, anche qui un imprenditore che rideva per i futuri lavori

L’AQUILA. Maxi operazione del Comando Provinciale dei Carabinieri dell’Aquila in corso nelle zone del capoluogo abruzzese, Teramo, Pesaro Urbino, Benevento e Bari. 10 le ordinanze di custodia ai cautelare che i militari dell’arma hanno eseguito fin’ora, tutte ai domiciliari e 5 provvedimenti di applicazione del divieto temporaneo di esercitare l’attività professionale.

Oltre  i 10 arrestati e i 5 ai quali sono stati applicati i divieti, nell’inchiesta risultano indagati ben 35 persone, tra le quali funzionari pubblici, professionisti ed imprenditori. Tra questi ovviamente, come capita purtroppo sempre in inchieste del genere vi sono nomi eccellenti, come il noto architetto Berardino Di Vincenzo ex sindaco di Caporciano (AQ). Coinvolti anche 5 dipendenti della segreteria regionale del Ministero dei beni culturali. Nel mirino degli inquirenti anche struttura della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici con  4 dipendenti indagati, così come 1 della soprintendenza dell’Emilia Romagna.

Dalle intercettazioni è emerso che anche qui, come a L’Aquila, c’era qualche imprenditore che rideva. Si chiama Vito Giuseppe Giustino, 65enne di Altamura (Bari), presidente del Cda della società cooperativa l’Internazionale. Nell’ordinanza, il Gip scrive: “Ride”, parlando delle future commesse, in particolare ad Amatrice. Giustino, al telefono con il geometra della sua stessa ditta, Leonardo Santoro, anche lui ai domiciliari, gli racconta quello che ha detto a Lionello Piccinini, dipendente del Mibact Abruzzo, a sua volta ai domiciliari, dopo il terremoto di Amatrice: «Se ti posso essere utile, voi fate l’elenco, mò dovete fare uno screening dei beni sotto vostra tutela: se vi serve qualcosa per i puntellamenti, via dicendo, noi siamo a disposizione». «Siamo strutturati, abbiamo una struttura potentissima e abbiamo bisogno di fare qualcosa per tenerci attivi. Abbiamo chiuso un po’ di cantieri e abbiamo diciamo una cinquantina di unità lavorative che non so dove c…o mandarle».

Santoro, riassume il Gip, spiegava al suo datore di lavoro «che presso il Mibact era stata creata un’unità di crisi per valutare i danni ai beni architettonici. Giustino, sentite le parole del Santoro – prosegue Gargarella – ha riso in maniera beffarda della nuova situazione venutasi a creare, in quanto per l’impresa il nuovo sisma non avrebbe potuto che portare nuovi introiti, tanto più se l’appoggio di Piccinini e Marchetti (altri due arrestati, ndr), funzionari del Mibact e inseriti nell’unità di crisi, non sarebbe venuto meno».

Diversi i reati ipotizzati: concorso in corruzione per l’esercizio della funzione, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, turbata libertà degli incanti, falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, nonché soppressione, distruzione e occultamento di atti veri.

Perquisizioni anche nella Valle Peligna sempre nell’ambito degli appalti post terremoto. In questo caso si tratta di un’inchiesta diversa dalla precedete, in azione, da questa mattina gli uomini della Guardia di Finanza che stanno eseguendo delle perquisizioni a: Sulmona, Pratola Peligna e Bugnara, dove è in corso anche una perquisizione anche al palazzo municipale Comune.

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