Protagonista indiscusso delle scene musicali degli anni Ottanta, portatore sano di pace nel mondo, artista in continua evoluzione, che trasforma ogni singola nota in un colore e ogni canzone in un quadro caleidoscopico.

Metti una sera d’estate in Valle Roveto, in quella “terra di passaggio” che collega il Fucino al versante tirrenico, a due passi dai Piani Palentini, teatro della battaglia che segnò il destino del sud Italia; metti che proprio sotto quel cielo ancestrale, nel cuore dell’Abruzzo, ti imbatti nel sound inconfondibile di Tony Esposito, raffinato percussionista che, dalla fine degli anni Settanta, ha impreziosito con personalissime armoniche e timbriche la musica di Dalla, De Gregori, Paoli, Vecchioni, Battiato, Guccini, ma anche di nomi internazionali, come Don Cherry, Billy Cobham, Nana Vasconcelos.
Lui, pioniere con Tullio De Piscopo, James Senese, Joe Amoruso, Rino Zurzolo e molti altri del blues metropolitano, che fece la fortuna e anche la storia dell’indimenticabile Pino Daniele, e che diede vita al Neapolitan Power, un movimento che ha generato i migliori professionisti della musica degli ultimi quarant’anni. Un punto di riferimento imprescindibile per intere generazioni di musicisti.

Lui che è sperimentatore di arti, di linguaggi di comunicazione universali, che scompone il pentagramma e trasforma ogni singola nota in un colore, e ogni canzone in un quadro caleidoscopico, i cui gli elementi si fondono mirabilmente tra le scenografie delle sue performance musico-pittoriche. Artista che fonde le note con i colori delle tele in una tavolozza ricca di suoni e cromatismi, che unisce culture attraverso la musica, in un flusso continuo di ritmi tribali africani, suoni da antiche tradizioni sudamericane, sonorità contemporanee dal globo e contaminazioni partenopee.
Un tempo attore e mimo, successivamente percussionista, con un significativo percorso di studi all’Accademia delle Belle Arti di Napoli, Tony è un artista che evolve costantemente. Una passione, quella per la pittura, oggi ritrovata (ma forse mai perduta), grazie all’artista estone-americano Mark Kostabi, autore della celebre copertina dei Guns’n’Roses “Use Your Illusion I e II”, e di quella di “Adios Amigos!” dei Ramones.

Numerosi i riconoscimenti nella sua lunga carriera musicale, tra cui il Premio della Critica del Festival di Sanremo, il Premio della Critica discografica italiana, il Nastro d’Argento per la migliore colonna sonora di un celebre film a firma di Lina Wertmüller.

Concerti di rara bellezza per un pubblico spesso ignaro di ascoltare leggende della Musica. Uno fra tutti, lo straordinario Lino Pariota, arrangiatore e produttore musicale, direttore d’orchestra, polistrumentista, tastierista di Pino Daniele e collaboratore di prestigiosi nomi del panorama musicale italiano. Eclettico musicista che riesce a catapultare l’ascoltatore attento nella cosiddetta world music mediterranea, che prende spunti proprio dalla tradizione musicale partenopea, con sonorità che arrivano dal jazz, dal blues, dal mondo arabo, in un mix di ritmi e voci. E ancora Tony Panico al sax e flauto, Claudio Romano alla batteria, Lino Licastro al sinth e piano, Giorgia Marrucco e Irina Arozarena alla voce e percussioni e, infine lui, The King of Percussions.

È diventato virale il racconto di quel ‘ti voglio bene’ di Pino Daniele a Tony, alla sua ultima vigilia di Capodanno. Siamo in tanti a voler bene a Tony Esposito, io in particolare. Anni di collaborazione mi hanno dato il privilegio di conoscere la sua straordinaria professionalità, l’eccezionale laboriosità e, soprattutto, l’onestà.
Ci vorrebbero più concerti come quello di Tony Esposito e molti più uomini come Tony. Fanno bene alla cultura, fanno bene all’anima e se Eleonora, la sua bellissima moglie, acconsente, fanno bene anche agli occhi.
di Alina Di Mattia