Una convivenza a rischio?

 Come si racconta nelle favole e nelle fiabe, l’orso è sempre stato visto come un animale in cui un malcapitato poteva imbattersi solo stando a stretto contatto con la natura, magari mentre si trovava a raccogliere legna per i boschi.

Ma la realtà, è ben lontana dalla fantasia e dai racconti, e questo lo sanno bene gli abitanti di alcuni paesi della provincia dell’Aquila dove gli incontri con questi mammiferi sono diventati sempre più frequenti.

Gli avvistamenti notturni dell’orso, a cui è stato dato il nome di “Mario”, e le incursioni nei pollai si sono intensificate a partire dal novembre 2016, tanto da spingere le guardie del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise a catturare l’animale, durante una delle sue solite passeggiate notturne, ed applicare un radiocollare in grado di monitorarne gli spostamenti.

La problematica dell’orso confidente – vengono così definiti quei plantigradi che sono soliti avvicinarsi alle abitazioni e ai centri abitati – sta diventando sempre più pressante per via dei danni che le sue incursioni provocano ad orti, pollai ma anche per la sicurezza delle persone; basti pensare al caso risalente ad appena qualche settimana fa in cui una famiglia di Villavallelonga, avvertendo dei rumori all’interno della sua abitazione nel cuore della notte, si è ritrovata faccia a faccia con l’animale nel salotto di casa.

Questa volta, mentre l’orso camminava per le vie del paese si è trovato in un vicolo cieco, in cui l’unica via di fuga possibile era la finestra di una cantina di un’abitazione; da lì, una volta sfondata la retina metallica a protezione della finestra, sempre cercando una via da cui uscire, l’orso si è ritrovato all’interno dell’abitazione.

Il personale del Parco è intervenuto prontamente, l’animale è stato sedato, rilasciato nel suo habitat e la vicenda si è risolta per il meglio. Tra le autorità degli enti c’è consapevolezza che urge però al più presto trovare una soluzione che sappia contemplare la tutela dell’orso con la tranquillità delle persone. Queste infatti, si sono trovate concordi nel riconoscere che dotare l’animale di radiocollare in grado di monitorarne gli spostamenti non basta; bisogna infatti andare a fondo e indagare le cause che lo spingono ad abbandonare il suo habitat e avventurarsi per i centri abitanti.

Una delle cause, se non la causa principale che sembra attirare maggiormente l’orso nei centri abitati è l’abbondante presenza di cibo, e per di più facilmente accessibile: ormai l’orso sa che in paese riesce facilmente a trovare cibo

e si è abituato a questa situazione. Una delle soluzioni pertanto prospettate, sarebbe quella di impedire all’orso di avere facile accesso alle fonti di cibo mettendo in sicurezza orti, pollai e cantine, rinforzandone le strutture così che l’animale non vi possa avere facile accesso.

 Ma la soluzione non è semplice come sembra. Queste operazioni infatti, per essere messe in pratica, hanno bisogno di fondi, di cui molte associazioni, tra cui l’associazione Salviamo l’Orso, hanno lamentato la mancanza; queste associazioni hanno lamentato la scarsa attenzione posta dalla regione Abruzzo alla legge Berardinetti, dedicata per l’appunto alla tutela dell’orso e ad una corretta convivenza di questo con le popolazioni locali e agli scarsi fondi che sono stati concessi per poter trovare una soluzione efficace al problema. Come riferito dall’associazione: “Noi di Salviamo l’Orso abbiamo la coscienza a posto, sono tre anni che con fondi nostri facciamo il possibile in piccole aree fuori dai parchi […] ma è necessario un drastico cambio di passo della politica regionale e magari uno stanziamento di risorse anche da parte del Ministero dell’Ambiente che gestisce il Piano di tutela dell’orso marsicano (PATOM) se si vuol risolvere il problema alla radice, altrimenti gli interventi del parco e dell’associazione sono destinati a rimanere pannicelli caldi su una piaga che si allarga”.

 

Elena Del Grosso

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