VALLE PEZZATA (TE) – L’ANTICO BORGO ABBANDONATO

Uno dei borghi sicuramente più suggestivi dell’Abruzzo fantasma  è Valle Pezzata. Il borgo si trova sui Monti della Laga,  in una zona dove paesi e gruppi di case abbandonate sono molti. Il nome Valle Pezzata potrebbe derivare da “Pezza” ovvero diviso in appezzamenti oppure più probabilmente, come asserisce lo storico Niccola Palma, da pozzata, ossia “affossata”. In effetti la parte più antica del paese è in una zona della Valle che oltre ad essere affossata è esposta a nord, quindi particolarmente nascosta dai raggi del sole.

 

L’accesso al paese avviene dalla località chiamata Piano dei Morti, questo toponimo deriva da una furiosa battaglia che venne combattuta in questi luoghi intorno al 1700 fra un gruppo di briganti e gli abitanti del vicino paese di Serra. Il borgo, interamente costruito in pietra arenaria, è diviso in due località, Valle pezzata “da Borea” e valle pezzata da Sole. Sembra chela parte Dasole fosse la parte del paese riservata ai più abbienti, data la posizione più fortunata. Oggi “borea” risulta essere la parte più interessante da visitare, poiché da sole ormai è completamente diruta, solo un edificio risulta essere meglio conservato. Il paese agli inizi dell’ottocento contava circa 160 persone che vivevano di pastorizia e prodotti della terra e del bosco. Nel corso delle diverse ondate migratorie che hanno conosciuto tutti i paesi dell’Abruzzo ,Valle Pezzata come altri borghi ha visto diminuire il numero dei suoi abitanti fino scomparire del tutto intorno agli anni ‘60 del secolo scorso.

Recentemente ci sono stati tentativi di insediamento. I temerari che lo hanno fatto ricercavano uno stile di vita differente, sperimentano nuovi (o antichi) modi di vivere basati sulla collaborazione e sulla ricerca dell’autosufficienza nel massimo rispetto per la natura.

La chiesa del paese, ormai totalmente depredata e fatiscente, apparteneva fin dal medioevo alla diocesi di Ascoli. La chiesa era dedicata a San Nicola di Bari. Anche la statua dedicata a San Vincenzo, collocata in anni recenti opera di uno scultore Gardenese è stata trafugata, così come la campana che, secondo antiche usanze locali, sembri portare fortuna. Sopra la porta laterale è incisa la data 1519. Nel 1521 passò sotto il dominio feudale di Andrea Matteo III di Acquaviva, Duca d’Atri. Racconti popolari narrano che in inverno, a causa del gelo non era possibile scavare fosse per poter dare sepoltura ai morti. Si lasciavano quindi i cadaveri sul tetto della chiesa fino al primo caldo primaverile che scongelava il terreno e regalava degna sepoltura.

In una casa un po’ più isolata dalle altre su un pezzo di carta un vecchio abitante del paese ha lasciato scritta questa toccante memoria:

“Benvenuti nel paese degli gnomi, fate e magarò!!! Benvenuti nel paese della mia giovinezza!! Benvenuto a te, straniero venuto a visitare questa Valle. Rispetta questo posto, perché ogni pietra, ogni casa ha una sua storia di gioia, sudore e morte. Bentornato a te figlio di questa terra!, che lasciasti per la ricerca di una vita migliore – migliore si, ma a quale prezzo!? Ricordi le corse e le risate? la polenta, il farro e le castagne arrosto, il tuo primo amore? Forse adesso starai meglio, ma quando la tristezza ti assale ripensa alla tua Valle – perché nel pensiero, almeno, essa tornerà a vivere. Io non mi vergogno di essere figlio di questa Valle – essa è parte di me, della mia storia; perché allora voi tutti l’avete lasciata in degrado e all’abbandono? Torna qualche volta, almeno bevi quest’acqua limpida – respira quest’aria salubre, così facendo porterai nel tuo mondo un po’ della tua Valle. Ai tuoi parli mai di Valle? Raccontagli le favole dei tempi passati – delle nevicate e della tua giovinezza e ti parrà di tornare fanciullo. Arrivederci da Valle Pezzata. Tonino alla sua Valle – 29/08/2004”

 

” brividi di silenzio si osservano tra queste mura, i passi delle genti ancora si odono su questi sassi. L’occhio resta fermo su un vecchio ponte, dove ormai nessun acqua scorre , ma che il tempo ha lasciato al suo ruolo, silenzio ” (Cicchetti Ivan)

 

( Cicchetti Ivan )

 

 

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