“Pensa, prima di sparare pensa. Prima di dire, di giudicare, prova a pensare…pensa che puoi decidere tu.”
Così, con queste parole, Fabrizio Moro sbalordiva la platea dell’Ariston al 57º festival di Sanremo. Era il febbraio del 2007 e quella “musi-denuncia” sarebbe, di li a poco, divenuta il simbolo di una nazione. Il simbolo di chi lotta. Di chi spera che le cose cambino. Di tutti coloro che hanno il coraggio di smettere di sibilare e vogliono iniziare a gridare. Iniziare ad aprire gli occhi. Iniziare a vivere.
Già…perché per quanto possa suonare strano la vita è e sarà sempre legata alla morte. Proprio come 25 anni fa quando, in quel tratto di autostrada che collega Palermo a Trapani, la vigliaccaggine di chi crede di comandare, ma di fatto si nasconde in cantine come topi, ordinava l’esecuzione di Giovanni Falcone. Mille chili di tritolo che squarciavano l’asfalto. Mille chili di tritolo che spazzavano via auto. Uomini. Simboli. Speranze. Mille chili di tritolo per ribadire una folle supremazia.
Erano le 17.58 di 25 anni fa quando il mondo, inerme, assisteva alla follia. Un lampo seguito da un tuono di rabbia. Poi urla. Paura. Disperazione. Morte.
Erano le 17.58 di 25 anni quando Giovanni Falcone, insieme alla moglie Francesca, diveniva il simbolo della lotta alla mafia. 25 anni da quando,di li a poco, il suo sorriso sarebbe divenuto il simbolo dell’opposizione alla morte. 25 anni da quando, per la prima volta, la mafia stessa avrebbe avuto un demone, o semplicemente un angelo, con il quale confrontarsi.
Brillarono con lui in quell’attimo di follia anche tutti i componenti della scorta. A nulla, quel giorno, servirono quei mitra che pure lo avevano protetto per 10 lunghi anni. 10 anni che permisero a un uomo di divenire speranza. Simbolo. Icona. Vita.
Sono passati 25 anni da quando la follia della mafia siciliana giustiziava Giovanni Falcone. Eppure da quel 23 Maggio alle 17.58 molti uomini e molti bambini hanno avuto il privilegio di nascere una seconda volta. Hanno avuto il privilegio di conoscere il potere di un’esistenza. La giustizia di un sorriso. Sono passati 25 anni da quando quel 23 maggio del 1992 alle 17.58 la mafia siciliana beatificava il suo nemico. 25 anni da quando Giovanni Falcone non ha mai più smesso di sorridere.