Ancora una volta il centro Italia, ancora una volta di notte, a cavallo delle 3.30 trema ancora la terra. Una magnitudo di 6 è stata registrata alle 3:36. L’epicentro a 2 chilometri da Accumoli (Rieti) e 10 da Arquata del Tronto (Ascoli Piceno) ed Amatrice (Rieti). L’ipocentro è stato a soli 4 km di profondità. Sette anni dopo, l’incubo si materializza, risveglia il terrore nell’animo di migliaia di persone che tornano, senza preavviso alcuno, a vivere le stesse scene, gli stessi drammi, catapultati nelle strade in compagnia di panico e smarrimento.
Ieri L’Aquila, Onna, Fossa, oggi Amatrice, Accumoli, Pescara Del Tronto. Lo stesso bacino, il centro Italia, paesi e centri confinanti. Tante le similitudini: l’orario, l’intensità, la durata. Saranno i numeri, si spera, a segnare le differenze. La scossa del 6 aprile 2009 ebbe una magnitudo di 6.2, devastò L’Aquila e i paesi limitrofi: il bilancio definitivo fu di 309 morti, quasi 2.000 feriti, 65 mila sfollati e 1.700 monumenti danneggiati, distrusse paesi interi e cancellò frazioni.
Alle 10 e 40 del 24 agosto 2016 sembra tutto come ieri e si contano, tra il Lazio e le Marche, già 21 vittime accertate, molti sfollati e parecchi dispersi. Le immagini e i video che affollano i social network sembrano gli stessi di sette anni fa: centri abitati rasi al suolo, polvere, macerie. Le lancette dell’orologio sembrano essere tornate indietro in una perfetta sovrapposizione temporale. I bollettini di “guerra” si susseguiranno, impietosi e l’unica concreta speranza a cui aggrapparsi è che la bassa densità demografica dell’area colpita contenga il numero delle vittime.