“Mi sembrano evidenti due elementi su cui vale la pena riflettere: da un lato è emerso un bisogno di individuazione di una figura in grado di dare piena rappresentanza ad una stagione politica nuova ed al contempo in continuità con alcuni percorsi intrapresi in questa legislatura, dall’altro restano irrisolte diverse questioni emerse durante l’attuale stagione di governo.
A me pare, e mi auguro di essere smentito dai fatti, che il primo dei due elementi sia oggi agitato da chi nutre pur legittime ambizioni personali.
Il raggiungimento di un obiettivo politico così difficile quale la vittoria nella competizione elettorale regionale può essere ottenuto solo ed esclusivamente con la creazione di un percorso trasparente e plurale di discussione politica sui contenuti e le proposte che una coalizione vuole darsi. Solo su questa base si è in grado di costruire un consenso diffuso.
Nel nostro caso converrebbe ripartire dai nodi rimasti insoluti e dalle questioni che non sono state affrontate. Se facessimo un’analisi corretta sui limiti della nostra azione politica, emergerebbero, come cause di certo non secondarie, la mancata collegialità in coalizione, dovuta ad una debolezza intrinseca delle strutture partitiche, e una modalità eccessivamente leaderistica di vivere il ruolo della presidenza regionale, figlia di un modo errato di intendere la questione della rappresentanza.
Ci tengo a sottolineare questo secondo aspetto perché temo che certe sollecitazioni a mezzo stampa siano non solo infruttuose ma anche controproducenti. Giovanni Legnini è un ottimo candidato, di gran lunga il migliore che l’Abruzzo oggi riesca ad esprimere. Tuttavia, senza una reale discussione tematica, approfondita, puntuale e previdente, rischieremmo di bruciare tutto e tutti.
Gli abruzzesi hanno bisogno di risposte, e queste non passano per le biografie personali. Lo capiscono bene quelli che, come me, hanno fatto la scelta di aderire ad una organizzazione che a tratti ha anteposto le biografie alla costruzione di una soggettività politica. Lo dovrebbero aver capito tutti nel perimetro del centrosinistra dopo il disastro del 4 marzo. Probabilmente non è così e ciò dimostra ancora di più la necessità di un tavolo politico di discussione, fermo restando che il sottoscritto considera l’eventuale candidatura di Giovanni Legnini il ‘non plus ultra’. Non basta, però, decantarne le indubbie ed eccelse qualità professionali.
E lo dice uno che una professionalità lavorativa se l’è guadagnata sul campo e sa bene, a differenza di chi non l’ha fatto e ama parlare delle professioni altrui, che questo non basta per suffragare e spingere una coalizione verso la vittoria.
Parola di chi non ama andare di fiore in fiore, trasformando l’amore in un sentimento che dura solo una mezza stagione”.