di Goffredo Palmerini
Con viva commozione apprendo la triste notizia della scomparsa dell’architetto Giuseppe Santoro. Professionista di grande valore, formatosi alla scuola di insigni maestri, una straordinaria affabilità, gentilezza e attitudine dialogica, ha dato espressione alla più alta cultura del restauro, sia che interessasse il centro storico dell’Aquila o la costellazione dei borghi che nel 1254 contribuirono alla fondazione della civitas nova, verso i quali ha avuto sempre particolare predilezione. Rilevante la sua partecipazione e il contributo reso alla vita civile e culturale della nostra città, alla quale ha reso con grande sensibilità il suo contributo intellettuale. Ne sono testimone, per tutti gli anni che vissuto a Palazzo Margherita. Era un piacere incontrarlo e poter conversare con lui. La signorilità del tratto e la profondità di pensiero hanno sempre accompagnato la sua vita professionale e sociale. Un vero gentiluomo. Ha coltivato per una intera vita una passione intensa per il disegno d’arte (matita e sanguigna) e soprattutto per la pittura (acquerello, olio, acrilico). Me ne accorsi qualche anno fa quando entrai nella sua bella casa in via Garibaldi. Una passione intensa e uno straordinario talento per la pittura la sua, rimasta intima fino a tre anni fa, quando con un’inattesa epifania la condivise con la Città in una bella e magnifica esposizione antologica nel cortile del palazzo Lucentini Bonanni. Un significativo saggio della sua produzione artistica di 80 anni, fino ad allora tenuta nella discrezione familiare. Esprimo con affetto alla signora Gabriella e ai figli – Chiara, Ilaria e Federico – i sentimenti di partecipazione per la sua scomparsa, grato a Peppe per quanto ha dato con generosità alla Città, rinvigorendo antiche tradizioni e prestando la sua opera in numerose circostanze, tra queste la progettazione delle scene della natività per il Presepe vivente di Pianola, utilizzate per la realizzazione del villaggio che ogni anno fa da cornice alla suggestiva rappresentazione.