Continuano ad Aielli le iniziative organizzate dall’associazione culturale Libert’aria. Ieri sera nella sala convegni F. Angelitti, ex Cantinone, si è tenuto un incontro all’insegna della musica, della poesia e dell’impegno civile.
I protagonisti sono stati Marco Cinque e Giuseppe Natale, autori di sonarità e ritmi improvvisati per accompagnare le letture di brani poetici, tratti prevalentemente dal volume rEsistiAmo di cui Marco Cinque è autore.
Si è parlato di umanità, di pace, di diritto alla vita non in astratto ma in concreto, cercando di ridare un nome e un volto a chi, condannato per ragioni storiche, politiche e sociali fra gli esclusi, i condannati a morte, gli emarginati rischia di essere dimenticato e di perdere la dignità umana. I diritti d’autore del volume sono dedicati alla causa di Fernando Eros Caro, amerindiano di ascendenza yaqui rinchiuso da 32 anni nel braccio della morte di San Quentin, che Marco ha avuto modo di conoscere e di visitare in carcere, in California. Da allora porta con sé un dono di Fernando Caro: un medaglione con un uccello realizzato a mano da lui, che rappresenta il suo spirito. Si è discusso anche delle condizioni indecorose nelle quali si vive nelle carceri italiane e di Guantanamo, ricordando i nomi delle persone morte in circostanze misteriose: Stefano Cucchi, Luigi Acquaviva, Aldo Bianzino e tanti altri.
La poesia di Marco Cinque è, dunque, una poesia dalla parte dei carcerati e degli immigrati ma che non si rivolge a loro quanto piuttosto a noi, colpevoli e complici, noi che taciamo, che dimentichiamo e non facciamo nulla per far sì che le cose cambino. Una poesia impegnata e di denuncia, che ci invita ad assumerci delle responsabilità e ad agire nella realtà, come l’autore fa quotidianamente lavorando nei penitenziari italiani. L’autore, infatti, vuole invitarci a resistere e a ribellarci al mondo contemporaneo imbruttito dalla barbarie degli interessi economici, partendo non da un odio ma da un Amore viscerale per il mondo e per la vita, un Amore che esiste e resiste nonostante tutto. Soltanto così, potremmo recuperare quella consapevolezza di noi stessi e della realtà che ci circonda, quella consapevolezza capace di renderci non dei semplici sopravvissuti alla barbarie ma esseri veramente esistenti e persistenti.
Per veicolare questi contenuti Marco Cinque utilizza non solo la poesia ma anche la musica. Con l’accompagnamento di uno straordinario musicista e compositore, Giuseppe Natale, che ha collaborato in passato con Giorgio Gaber e Domenico Modugno, la poesia si è unita alla musica delle chitarre, dei tamburi e dei fiati etnici abilmente suonati. Le note si sono messe al servizio dei diritti civili, umani e ambientali e la poesia è arrivata tra la gente comune.