«Sono abruzzese d’origine, ma per motivi di studio prima e di lavoro poi mi ero spostato nella Capitale dove ho cominciato a giocare nel rugby league – spiega il seconda linea classe 1982 – Recentemente sono tornato “a casa” e volevo creare un gruppo che si discostasse dall’Aquila Neroverde, raggruppando diverse piccole realtà della nostra regione. Il nome? Volevamo dare l’idea di qualcosa che unisse l’anima montana con quella di mare della nostra regione».
L’Abruzzo è sempre di più una delle regioni capo del rugby league italiano. Infatti il primo appuntamento ufficiale dell’anno è messa in piedi dalla Lega Italiana Rugby Football League (Lirfl) si terrà a L’Aquila: il prossimo 3 febbraio. Il capoluogo ospiterà la finale della Coppa Italia, che quest’anno ha previsto un evento in data unica senza fasi preliminari, come accadeva fino all’anno scorso. Oltre all’Aquila Neroverde, all’appuntamento sarà presente un’altra compagine abruzzese: si tratta della neonata Sea Boars (letteralmente tradotto “Cinghiali del mare”) che raggrupperà atleti di diverse cittadine della regione dell’Italia centro-orientale. A ideare e sponsorizzare la nascita di questa nuova formazione, di questa nuova affermazione è stato in primis tra tutti Alessandro Ippoliti, uno dei giocatori di maggior militanza nel rugby a 13, e anche uno dei più vincenti, viste le sue numerose vittorie con la maglia dei Gladiators.Oltre a Ippoliti, che è tuttora colonna della Nazionale italiana di rugby a 13, la formazione annovera diversi buoni giocatori. «C’è il giusto mix tra ragazzi esperti e gente più giovane, speriamo di ben figurare. Lo stimolo di giocare la finale di Coppa Italia davanti al pubblico amico è stato forte: vedremo come andranno le cose e se sarà possibile continuare la nostra esperienza anche per il campionato». Giocatore di serie A nel rugby a 15 (milita con gli aquilani del Gran Sasso), Ippoliti non ha mollato nemmeno di un centimetro il suo impegno nel rugby league. «Devo tantissimo a questa disciplina: giocavo nella serie C del rugby a 15 e se non mi fossi messo in luce tramite la vetrina della Nazionale di rugby a 13 e le competizioni della Lirfl non avrei mai fatto il salto in serie A. Quindi, nonostante il forte impegno con il mio club di rugby union, ho sempre continuato a praticare il rugby league».
( Cicchetti Ivan )