Il 7 maggio alle 15 presso la biblioteca del Centro servizi culturali di Avezzano la conferenza promossa dalla diocesi di Avezzano e dall’Associazione medici cattolici italiani (sezione di Avezzano, guidata dal dottor Mario Peverini) dal tema: «Alleviare o sopprimere? Bioetica ed etica clinica, problematiche del fine vita». Tema delicato quanto urgente da affrontare. L’introduzione al convegno è a cura del vescovo Giovanni Massaro; la relazione centrale è affidata al professore Filippo Boscia, presidente nazionale dell’Amci (Associazione medici cattolici italiani), e il tema è: «No al disumano ragionevole; l’impossibile reso possibile nelle cure palliative». A seguire la testimonianza di vita del diacono Nazzareno Moroni, che è stato al fianco di sua moglie Angela, in coma per 29 anni. La cultura della vita è un bene prezioso da difendere. In malati gravi terminali, una palliazione precoce può restituire dignità di cura e solidarietà di vita. Perché dunque si parla solo di morte assistita? «Dopo lo stop causato dalla pandemia – dichiara il presidente Peverini – l’Amci di Avezzano riparte insieme al vescovo e al nuovo assistente spirituale, don Patrizio Ciccone, con le tematiche del fine vita, dall’eutanasia alle disposizioni sul trattamento di fine vita, al rispetto della volontà del malato, all’obiezione di coscienza. Argomenti molto sentiti, condivisi e spesso rifiutati in pubblici dibattiti. L’evento sarà una testimonianza cattolica, ma la possibilità di un dibattito aperto sarà espressione di libertà d’opinione. È importante risolvere problematiche complesse secondo una direttiva di vita e non di morte, e testimoniarne la validità diventa un obbligo morale e cristiano ». Più volte papa Francesco si è pronunciato sottolineando che si può e si deve respingere la tentazione – indotta anche da mutamenti legislativi – di usare la medicina per assecondare una possibile volontà di morte del malato, fornendo assistenza al suicidio o causandone direttamente la morte con l’eutanasia. Si tratta di strade sbrigative di fronte a scelte che non sono, come potrebbero sembrare, espressione di libertà della persona, quando includono lo scarto del malato come possibilità, o falsa compassione di fronte alla richiesta di essere aiutati ad anticipare la morte.