Amatrice e Accumoli: "solo" errori burocratici

Subito dopo il terremoto dell’Aquila, il comune di Amatrice insieme ad altri comuni del reatino, come quello di Accomuli, fu classificato come “categoria 1”. Tale categoria evidenziava un elevato rischio sismico. L’allora governo Berlusconi stanziò quasi un miliardo da utilizzare entro il 2016 per le cosiddette zone rosse. Quei soldi dovevano servire a dare contributi ai privati cittadini per sistemare le loro case e renderle sicure. Lo Stato garantisce da 100 a 200 euro al metro quadrato, per piccoli interventi di consolidamento. Soldi, questi, che sicuramente, usati bene, possono limitare i danni durante le scosse più forti e, perché no, salvare vite. Doveroso è, quindi, parlare della disinformazione: va ricordato, infatti, che l’ex capo della protezione civile, Guido Bertolaso, fece un tour, proprio nel reatino, per promuovere tale misura poiché nessuno pareva sensibilizzare i cittadini su questa opportunità.

La Regione Lazio, in più, ha inserito tra i requisiti per accedere ai fondi, la “residenza”, e non la semplice proprietà della casa come invece prevedeva l’ordinanza della Protezione civile.

Amatrice è un piccolo paese che conta poco più di 2.500 anime che, però, in estate arriva a contare circa 15mila persone. Va da se che, dunque, la maggior parte delle abitazioni siano considerate “seconde case”. Ad Amatrice sembra sia accaduto, poi, ancora, che un dirigente poco solerte abbia spedito,a Roma, le richieste dei suoi cittadini quando ormai erano scaduti i tempi di consegna, facendo perdere, così, di fatto, ogni diritto ai finanziamenti a quei pochi, un paio di decine di persone, che, nonostante le evidenti difficoltà burocratiche, avevano fatto domanda. Insomma su 1342 domande presentate per il 2013-2014 alla regione, ne sono state accolte soltanto 191. Undici, per esattezza, ad Amatrice per un totale di 124.700 euro e solamente sette ad Accumuli per un totale 86.400 euro. Troppo poco. Da un primo accertamento sembrerebbe, ancora, come se non bastasse, che parte di questi soldi non siano stati ancora liquidati, a causa problemi della Regione con la legge di stabilità e che, addirittura, negli ultimi due anni l’erogazione si è bloccata del tutto.

Come è andata a finire lo sappiamo tutti. Che fine hanno fatto quei soldi? È giusto pagare un prezzo così alto a causa di errori burocratici? È giusto pagare a causa dell’inerzia di chi, dall’alto del suo ruolo, dovrebbe tutelarci? E infine: in una zona altamente sismica, come quella del nostro Appennino, è davvero così saggio nasconderci puntando, ancora, il dito contro il solito destino?

 

 

Alex Amiconi

 

Redazione - Il Faro 24

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