AVVENTURA VERSO LE ISOLE KORNATI, di Andrea Cilli

La barca, il Capitano, l’equipaggio e la filosofia della felicità: GIORNO 1

di Andrea Cilli

Si fa sera nel porto di San Benedetto del Tronto: vista della prua della nostra ChairaF

Le storie belle secondo me hanno molto a che fare con i prestigiatori. Hai delle aspettative a priori, sai che assisterai a qualcosa di sorprendente: ma solo quando il mago ti chiede di soffiargli nel pugno e le strisce di carta velina si trasformano in un mazzo di rose beh, è li che resti a bocca aperta, è li che a qualsiasi età riesci ancora ad essere stupito o stupita. In effetti credo che lo stupore abbia molto a che fare con la magia. Essere stupito ti lascia solo piacevolmente senza fiato, disegna un sorriso scemo sul tuo volto, a volte ti strappa qualche lacrima. Ecco, vi racconterò la storia di come sono stato stupito dalla Vita. Una storia la cui scaletta parla di inaspettato, di bellezza, di emozioni, di personaggi che quando li hai conosciuti da li in avanti potrai solo portarteli nel cuore ed attendere in modo trepidante la loro prossima apparizione sul palcoscenico della tua vita.

Potrei essere breve ma non amo particolarmente la sintesi. Amo disegnare nella mente delle persone a cui parlo, i frame che ho in testa; amo tentare di fargli vivere almeno a sprazzi le emozioni che ho provato io. Quindi vi dico che non sarò sintetico, anzi tutt’altro: vi racconterò ogni singolo giorno della mia avventura croata (in più articoli, tipo ad episodi), addirittura gli eventi propedeutici al mio imbarco su ChiaraF quello splendido 19 agosto 2017.

Questo è un racconto di mare: e come tale non si omette nulla, si è molto di parte nel descrivere ciò che sta a cuore, lo si fa fumando una sigaretta e magari sorseggiando del gin. Questo è un racconto di mare. Quindi un racconto di personaggi e situazioni interessanti, di amicizia, di emozioni forti, di scorci incredibili e quando si è fortunati come me, anche di amore. Ecco perché non voglio essere sintetico: perché condividerò con voi un racconto che parla della mia felicità e diavolo, no che non voglio essere sintetico. Voglio che nulla che considero significativo sia tralasciato.

Faccio una premessa, l’ultima: avere visto ciò che ho visto e vissuto ciò che ho vissuto assieme a lei ha reso questa esperienza meravigliosa. Questo per diverse ragioni, che solo noi due conosciamo ed è giusto così. Perché quello che conta, almeno in questo caso, è il risultato. E l’unico nome che sento di dare a questo risultato è perfezione: la perfezione del posto giusto, al momento giusto, con la persona che si reputa giusta.

Sabato 19 agosto 2017. Il briefing con l’equipaggio era previsto per le ore 18 ma, causa un notevole traffico in autostrada giungiamo in ritardo al porto di San Benedetto del Tronto intorno alle 19. E pensare che abbiamo preferito l’autostrada alla statale proprio per arrivare in tempo ed evitare le code: vabbè, legge di Murphy. Poco male comunque, perché i collaboratori dell’agenzia “Jonas: vacanze ecologiche” confermano l’approccio comprensivo e disteso che hanno avuto sin dalla prima telefonata che ho fatto per prenotare questa vacanza. Mai una parola che trapelasse nervosismo, mai un atteggiamento nervoso o scortese. Piacevoli davvero. Ah, a proposito, la vacanza si chiamava “Vivere wild: alla scoperta delle isole Incoronate”.

In sostanza, come vi ho raccontato in un precedente articolo in cui parlavo in generale della vacanza in barca a vela (se vi interessa mi riferisco a quello intitolato “LA VACANZA IN BARCA A VELA NON E’ UN LUSSO PER POCHI”), mi sono rivolto all’agenzia Jonas Vacanze dopo averla trovata navigando in rete. Agenzie di questo tipo organizzano tutto: noleggiano la barca e trovano lo skipper (il capitano) e poi il gioco è fatto. Mettono in vendita i posti disponibili in barca, per chi desidera semplicemente fare una vacanza in barca a vela. Tutti i costi sono ben illustrati da subito: così ci si incontra in un giorno prestabilito e si parte per la vacanza. Lungo la rotta poi si farà carburante quando necessario, cambusa e si sosterranno via via solo altri piccoli costi, come ad esempio per attraccare nei porti. O al massimo ci sarà da pagare il biglietto d’ingresso in qualche parco nazionale (come è accaduto a noi per ormeggiare nel parco nazionale croato delle isole Incoronate). Niente di più.

Comunque dicevo, arrivati al porto di San Bendetto, dopo avere sbrigato le ultime scartoffie, abbiamo subito raggiunto gli altri in barca. Anzi, le barche: perché in questa vacanza c’eravamo noi sulla “ChiaraF” ed un altro equipaggio sulla “Marina”. Entrambe barche a vela di tipo “sloop”, lunghe 45 piedi (circa 14 metri). Sulla ChiaraF c’erano già tutti tranne il capitano, che sarebbe arrivato di buon ora il mattino dopo, praticamente al momento della partenza. C’era però il capitano dell’altra barca, Alfredo Mecozzi detto Freddy: un ragazzo simpaticissimo con questo spiccato accento marchigiano. Freddy ci cerca nella lista, ci trova ma dopo un po’ ci dice che le cabine sono state fatte in modo che gli uomini siano con gli uomini e le donne con le donne: “caspita..” penso tra me e me. Di certo non mi sarebbe dispiaciuto alloggiare assieme alla mia amata. Ma in tutta onestà questa organizzazione delle cabine ci era già nota ed è una cosa normalissima quando c’è da dislocare molte persone che non si conoscono nei pochi metri quadri di una barca a vela. Che poi, per dirla tutta, una delle cose che desideravo da questa vacanza era dormire sotto le stelle sulla coperta della barca, come del resto poi ho fatto ogni sera. Voglio dire il letto è la normalità: ma sentirsi un pirata che si addormenta guardando l’albero ed il boma della barca, cullato dalle onde e magari col vento che soffia forte non mi capita spesso. Ed è stato meraviglioso. Ogni sera ho chiuso gli occhi in un porto diverso e mi corivavo dove volevo: vicino al timone a poppa, su qualsiasi parte utile della coperta, sul tender a prua! E che vuoi farci con un ambiente chiuso, quando di prima mattina ti basta sgarrare un poco gli occhi e gustarti il sorgere che sole? Nel mio sacco a pelo di Decathlon da sei euro, ogni mattina mi sono sentito il più ricco del mondo. Il più ricco ed il più felice, perché svegliarsi in scenari simili e tenere per mano la persona che si ama, tutta imbacuccata nel suo di sacco a pelo, ha reso il tutto divino. Alla fine, la nostra cabina era la migliore possibile: il fondo era un po’ duro, per pareti aveva la battagliola della barca, per soffitto un cielo diverso ogni sera e come sveglia c’era il sole che puntualissimo ogni giorno faceva capolino dall’orizzonte.

Saliamo sulla ChiaraF. e tutti ci accolgono con calore e sorrisi. A parte il capitano Paolo, manca ancora un’altra persona che ci avrebbe raggiunto la mattina successiva. Per ora ci sono Gianluca, Alberto, Teresa, Catia e Carlotta: a parte noi chiaramente. Secondo me c’era proprio un clima da “Sabato del villaggio”, dove l’attesa e l’aspettativa della partenza, in quel luogo, dove tutto e tutti erano ancora da scoprire mandava già inebriava di benessere. Sicuramente per creare questo splendido clima avrà inciso la grande professionalità, precisione e pazienza degli agenti Jonas, ripeto. Sicuramente il capitano Freddy ha fatto si che tutti si trovassero da subito a proprio agio, già nel fare diciamo “gli onori di casa”. O forse tutte queste cose assieme: fatto sta che ancora in porto, appena arrivati io stavo già da dio!

Appoggiamo i bagagli nelle nostre cabine e cerchiamo un po’ tutti di fare la quadra su cosa, di li a qualche ora, avremmo fatto. Serviva un tesoriere anzitutto: “e chi meglio di uno svizzero?” suggerisce Gianluca, indicando Alberto. Poi avrei saputo che loro due sono amici e colleghi di lunga data ed ovviamente, ecco subito spiegata la confidenza da amici navigati. “Allora, tecnicamente io sono italiano residente in Svizzera: e poi anche tu Gianluca sei residente in Svizzera!” risponde Alberto sorridendo e stando al gioco. “Ma io amo delegare!” conclude Gianluca sorridendo: risata generale. Bene, avevamo un tesoriere: quindi raccogliamo i soldi per la cambusa e glieli consegniamo. A parte gli scherzi, Alberto si è dimostrato da subito serio, coscienzioso, molto competente (davvero abile nel parlare inglese, come del resto Gianluca e Catia: ma questo lo avrei scoperto giorni dopo): secondo me è stata una bella fortuna averlo con noi. Un ragazzo inoltre molto disponibile: se su una barca è buona norma dividersi i compiti, lui da subito non si è tirato indietro e si è sempre occupato della cambusa e della gestione del denaro con grande capacità. Bravo Alberto: una di quelle persone che da subito danno l’impressione di essere davvero di valore e, poi lo confermano giorno dopo giorno.

L’inquadramento dei personaggi è partito nel migliore dei modi.

Quindi Alberto con la responsabilità di tesoreria e cambusa, le donne a sistemare le proprie cabine e farsi belle per la serata (che avremmo passato per le vie di San Benedetto) e… io e Gianluca, che subito ci siamo trovati, a farci una bella birra fresca al baretto del porto! Ahhh, se non è vita questa. Dalla birretta salta fuori una belissima chiacchierata di conoscenza e scopro che Gianluca, oltre come intuibile ad amare la vela ed oltre ad essere veramente un gran simpaticone, è anche un grande uomo di scienza. Infatti lui, italiano di Verbania, risiede e lavora però Svizzera da anni perché è un ricercatore oncologico: e nello specifico da 6, ormai fa ricerca sul cancro alla prostata presso lo IOR-Institute of Oncology Research. Ed assieme a lui lavora anche Alberto, sempre come ricercatore. Mi racconta poi tante altre cose, Gianluca: mi parla della Svizzera, mi parla della ricerca, mi parla di cosa significhi per lui essere uno scienziato e molti suoi punti di vista sull’ambiente scientifico in generale.

Sono veramente estasiato, mi sembra di trovarmi in un bel libro: porti, barche, avventure all’orizzonte, nuove conoscenze molto interessanti, tramonti sul mare, birra fresca e giovialità.

Dopo un’oretta più o meno ci raggiunge Catia, che piacevolmente si aggiunge alla nostra conversazione. Da subito mostra tutta la sua profondità intellettuale, con delle interessanti argomentazioni espresse con quel suo spiccato accento veneto. La sua profonda educazione ed il suo acume mi hanno colpito sin da quella primissima chiacchierata con lei.

I personaggi proseguono a delinearsi, piano piano.

La serata continua con il nostro riunirci tutti assieme e direi anche con una certa fame: dato che nel frattempo si sono fatte più o meno le dieci di sera. Così inziamo a girovagare per i dintorni del porto di San Benedetto alla ricerca di una cena: e, cerca che ti cerca, la soluzione la avevamo da subito sotto il naso e ce la indica Catia. Era in corso una sorta di October Fest, con musica dal vivo di una bravissima cantante e stand in cui acquistare piatti semplici ma ideali per quel contesto: la mia cena si risolve in birra (eehm, un’altra..va beh, è vacanza!) e una bella cotoletta con patatine. Gli altri commensali optano chi per salsiccia e crauti, chi per lo stinco di maiale con questo o quel contorno, chi per il mio stesso piatto. Ma la cosa importante è una sola: siamo tutti insieme, stiamo ridendo, siamo felici e domani prenderemo il mare a bordo della ChairaF. E ci aspettano giorni di relax e divertimento.

Facciamo una passeggiata per una San Bendetto addir poco splendida: piena di persone che passeggiano, stand, mercatini, musica ovunque. La serata è ideale anche nel clima: è una splendida sera d’estate in un posto che non è assolutamente da meno.

San Bendetto si mostra piacevole e piena di gente, che va e viene chissà da dove.

Poco dopo ci dividiamo: io e lei proseguiremo a stare in giro per qualche altra ora passeggiando e chiacchierando per la riviera, godendo dell’intrattenimento di alcuni stabilimenti; gli altri nostri compagni e compagne di equipaggio si riavviano verso la barca. In tutto ciò, l’installazione di Ugo Nespolo non poteva essere più azzeccata: “Lavorare, lavorare, lavorare: preferisco il rumore del mare”. Il rumore del mare, vince sempre secondo me.

L’opera d’arte dell’artista Nespolo: posta lungo la riviera di San Bendetto del Tronto

La giornata è stata splendida: chiudo gli occhi con la curiosità di scoprire come evolverà questa avventura. Ma intanto mi godo quel momento, anzi voglio godere di ogni momento: così forse il tempo sembrerà passare più lento, o semplicemente vivrò tutto quello che posso al massimo.

Nei prossimi articoli vi racconterò i giorni successivi ed approfondirò la descrizioni dei personaggi, dei luoghi e di momenti esilaranti o toccanti. Un abbraccio cari e care.

Redazione - Il Faro 24

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