“Da quando è stata istituita (primavera 2016) non ha mai operato. Nel frattempo però le nomine e i contratti per assumere personale non hanno registrato alcuno stop. Le poltrone si sono moltiplicate e soprattutto prorogate. E una di queste di chi è appannaggio? Dell’avvocato trantasettenne Massimo Speca, da giugno 2018 consigliere comunale di Teramo del PD e in procinto di assumerne le redini proprio a livello di città di Teramo. Il compenso? 35mila euro all’anno a partire dall’autunno 2016 con scadenza nello stesso periodo del 2019. Peccato però che a oggi l’ARIC (Agenzia regionale dell’informatica e committenza) non abbia gestito un solo appalto. In sostanza da ben due anni l’ARIC medesima è completamente avvolta fra le braccia di Morfeo a dormire sonni profondissimi. Però il denaro pubblico viene ugualmente erogato alle persone che fanno parte della struttura di cui l’ARIC stessa è il vertice. In barba oltretutto al principio di gratuità degli incarichi conferiti dalle pubbliche amministrazioni a soggetti titolari di cariche elettive“.
Il consigliere Leandro Bracco rende nota una vicenda che ha riflessi sia a Teramo sia a L’Aquila.
“Nel caos istituzionale nel quale versano gli appalti della Pubblica Amministrazione paralizzati per carenze di personale nella maggior parte dei Comuni e con le stazioni appaltanti delle province in evidente crisi – afferma l’esponente di Sinistra Italiana – bisogna constatare come purtroppo l’ARIC non sia mai decollata. Nel frattempo però la Regione ha provveduto a effettuare nomine e stipulare contratti lautamente retribuiti con denaro pubblico”. “Le delibere di Giunta regionale si sono susseguite – prosegue Bracco – ma le annunciate intenzioni di costituire il soggetto aggregatore e cioè l’organismo che dovrebbe gestire la centrale unica degli acquisti e degli appalti, fondamentale per razionalizzare la spesa, non corrispondono alla realtà dei fatti. Dall’autunno 2016 l’esecutivo D’Alfonso ha attivato collaborazioni esterne annuali, poi rinnovate fino all’autunno 2018, in quanto vi sarebbe un ‘grave nocumento che deriverebbe alla regione Abruzzo dalla mancata attuazione degli obblighi del soggetto aggregatore“.
“La Regione – sottolinea il Consigliere Segretario – ha anche nominato all’ARIC un commissario nonostante fosse già presente un direttore generale ma niente da fare: la moltiplicazione delle poltrone non è servita in quanto la centrale unica per gli acquisti non è partita. Addirittura nel luglio scorso, subito prima di dimettersi da Presidente della Giunta, D’Alfonso ha rinnovato i tre consulenti fino all’ottobre 2019 nonostante i rispettivi contratti scadessero nell’ottobre 2018. La delibera dell’esecutivo del 16 luglio 2018 stabilisce che il rinnovo dei contratti è indispensabile visto che il Soggetto aggregatore prevede appalti per 280 milioni di euro l’anno. Ma di appalti ancora neppure l’ombra“. “Fra i tre consulenti nominati dalla Regione Abruzzo – nota Bracco – figura il nome di Massimo Speca, contrattualizzato a 35mila euro annui con decorrenza ottobre 2016. I dipendenti interni dell’Agenzia vantano numerose professionalità ma l’interesse politico, presumibilmente, è quello di affidare consulenze esterne sebbene pare che non siano presenti risultati prodotti dagli stessi consulenti in quanto l’ARIC non ha mai gestito una sola gara d’appalto. L’avvocato Speca si è candidato al Consiglio comunale di Teramo alle elezioni della primavera 2018 ed è stato eletto consigliere nella lista del Partito Democratico ottenendo circa 130 preferenze. In cinque mesi Speca medesimo è stato anche promosso segretario del PD di Teramo. Non risulta però che abbia pubblicamente rinunciato, come prescrive la normativa vigente, agli emolumenti relativi al proprio contratto di consulenza con la Regione Abruzzo”.
“Da otto anni infatti – evidenzia Bracco – vige il principio di gratuità degli incarichi conferiti dalle pubbliche amministrazioni a soggetti titolari di cariche elettive. In base a tale principio tutti gli incarichi pubblici sono gratuiti anche se la carica elettiva è assunta successivamente all’incarico e a prescindere dalla dimensione dell’ente in cui la carica elettiva è svolta. La Sezione delle Autonomie della Corte dei Conti, con la delibera 11/2017, ha definitivamente chiarito i criteri interpretativi dell’articolo 5, comma 5 del D.L. 78/2010. Un successivo D.L. (il 50/2017) è intervenuto sulla norma con un comma aggiuntivo all’art. 5, comma 5, del D.L. 78/2010, che ha attenuato il principio di gratuità degli incarichi nei confronti di titolari di cariche elettive di regioni ed enti locali. Dopo tale modifica è sì consentito remunerare gli incarichi aventi a oggetto prestazioni professionali a condizione però che la pubblica amministrazione conferente operi in ambito territoriale diverso da quello dell’ente presso il quale è rivestita la carica elettiva”. “Viene inoltre precisato – rileva Bracco – che in caso di carica elettiva comunale, la pubblica amministrazione conferente deve operare in un’area provinciale o metropolitana diversa da quella dell’ente presso il quale è rivestita la carica elettiva. Tutti gli eletti sono costretti ad applicare la norma senza possibilità di operare distinzioni di alcun tipo basate sulla dimensione degli enti locali che conferiscono gli incarichi. Non sono previste, infine, eccezioni di sorta. Massimo Speca, numero uno del PD di Teramo – conclude Leandro Bracco – ha il dovere di fornire risposte esaustive, chiare e puntuali“.