Il Lago di Capo d’Acqua, nei pressi di Capestrano (AQ), è un piccolo invaso di proprietà privata che si trova all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Il Gran Sasso è senza dubbio il rilievo montuoso più “alpino” dell’Appennino. In esso si possono ritrovare molti caratteri tipici dei massicci dell’arco alpino: cime aguzze, valli profondamente incise, morene, circhi e valli plasmate dal glacialismo quaternario. Il lato nord-orientale del massiccio del Gran Sasso degrada con ripide pareti rocciose, tutto guglie, pinnacoli e profondi solchi; mentre sul versante meridionale, a ridosso dei massicci calcarei, c’è una serie di altipiani carsici che degradano in modo dolce e vario. In alcuni di questi altipiani è possibile ammirare dei laghetti di origine carsica. Infatti il comprensorio del Gran Sasso è ricchissimo di preziose acque che, filtrando attraverso i calcari dei piani carsici, scendono a valle dando vita ad innumerevoli risorgenze. Nell’area ci sono anche numerosi fiumi e fra questi nel versante occidentale il Tirino, uno splendido corso d’acqua proveniente dal sistema acquifero di Campo Imperatore. Il fiume Tirino, dopo un percorso carsico di 25 km, fuoriesce a valle e alimenta tre sorgenti: quella di Capo d’Acqua, quella di Presciano e il piccolo lago che si trova sotto Capestrano, ma il maggiore afflusso proviene da Capo d’Acqua perché le altre due sorgenti ormai sono quasi ferme. Proseguendo nel suo percorso, il Tirino nelle vicinanze di Bussi diventa affluente di sinistra del fiume Pescara. Non avendo affluenti la portata d’acqua del fiume Tirino è costante per tutto l’anno (6000 l/sec) ad una temperatura di 11° e le sue acque sono sempre limpide, infatti è uno dei corsi d’acqua più puliti di tutta Europa. Nella seconda metà degli anni Sessanta le acque sorgive di Capo d’Acqua sono state catturate da una diga che venne costruita per poter avere una riserva idrica per l’irrigazione dei terreni circostanti e oggi il bacino viene utilizzato anche dall’ENEL per alimentare una centrale idroelettrica. Il laghetto artificiale che si è formato è immerso in una natura incontaminata di vasto interesse naturalistico ed archeologico: una natura che in qualunque stagione dell’anno incanta con i suoi colori e con la trasparenza delle sue fresche acque.In età medioevale, in prossimità dei corsi d’acqua alimentati dalle molte sorgenti superficiali e sommerse presenti in questa zona sono stati realizzati alcuni edifici costruiti in pietra viva e in particolare due mulini e un colorificio. Oggi l’edificio del colorificio è ancora visibile in superficie, mentre i due mulini sono stati sommersi dall’acqua del lago e fino al violento terremoto che ha colpito l’Abruzzo nel 2009 erano ancora in discreto stato di conservazione. Ad ogni modo, anche se mezzi diroccati, i due mulini non hanno perso il loro fascino e, grazie ai giochi di luce che si creano nelle giornate di sole tra i loro muri in pietra, regalano ancora bellissimi scatti fotografici ai numerosi subacquei che frequentano questa zona.Grazie alla sua natura sorgiva, il laghetto di Capo d’Acqua offre un’ottima visibilità ed una flora lacustre davvero unica. Spesso la visibilità arriva anche fino a 40 metri e le acque limpide e fresche sono l’habitat ideale per una flora lacustre particolare, propria degli ambienti sorgivi che si trovano in quota (il lago si trova all’incirca a 300 metri di altitudine). Per quanto riguarda la fauna, nel lago è presente una discreta popolazione di trote fario: una specie che predilige acque fredde e ben ossigenate. Tempo fa c’era anche una considerevole quantità di gamberi di fiume, che purtroppo oggi è stata sterminata da una pesca troppo aggressiva.
( Cicchetti Ivan )