C’era una volta l’Abruzzo, anzi, ce n’erano tre

di Alina Di Mattia

I confini geografici delle nostre nazioni sono stati più volte ridisegnati durante il corso dei secoli. Stati, regioni, città, ma anche ville e villaggi, hanno subito riunificazioni o frazionamenti a cause delle guerre, di calamità naturali, ma anche – e spesso –  per via delle disposizioni dei Governanti. L’Abruzzo ha avuto stesso destino.

Tutti sanno che Abruzzi e Molise costituivano una sola regione fino al 1963 quando, in seguito ad una modifica della Costituzione, diventarono due Amministrazioni distinte. Pochi sanno però dell’esistenza in passato dell’Abruzzo Ulteriore che comprendeva all’incirca le province di Teramo e L’Aquila, e l’Abruzzo Citra o Citeriore con quelle di Pescara e Chieti divise in circondari che, a loro volta, erano frazionati in distretti.

In antichità il territorio era ripartito tra gli antichi popoli quali i Marsi, i Vestini, i Peligni, i Frentani, i Piceni, i Marrucini, gli Equi e dei Pretuzi da cui trae proprio origine il nome Aprutium, ovvero Abruzzo.

Nel 1233, Federico II di Svevia creò il Giustizierato d’Abruzzo con capitale Sulmona, riunendo le contee che con Carlo I d’Angiò, quarant’anni dopo, furono quindi suddivise in Abruzzo Ulteriore o Aprutium ultra flumen Piscariae, e Abruzzo Citeriore o Aprutium citra flumen Piscariae, ovvero il territorio al di qua dello stesso fiume.

L’Abruzzo Ulteriore I o Primo Abruzzo comprendeva invece i territori della provincia di Teramo, dell’Aquila e di Rieti. Il capoluogo fu stabilito a Teramo.

Nel 1806, Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone e Re di Napoli, soppresse il sistema dei Giustizierati e ripartizionò ancora una volta la regione con l’Abruzzo Ultra I che comprendeva il territorio tra i fiumi Aterno-Pescara e Tront,o fino alla catena montuosa del Gran Sasso e con Teramo capoluogo, e Abruzzo Ultra II, con le zone appartenenti oggi alla provincia dell’Aquila e suddivise in Distretto di Aquila, Distretto di Sulmona, Distretto di Avezzano, Distretto di Cittaducale.

Tali frazionamenti nei secoli, nonostante tutto, hanno permesso che ciascun popolo conservasse le proprie  origini e di conseguenza le proprie tradizioni storico- culturali che, a distanza di secoli, la nostra terra può certamente vantare.

Alina Di Mattia

Giornalista, addetta stampa, scrittrice, conduttrice, responsabile produzione di grandi eventi istituzionali e culturali, con esperienza trentennale nel settore dei media e dell’entertainment. Appassionata di scienze storiche e sociali, vanta una formazione accademica poliedrica, un percorso di laurea in Culture e tecniche per la comunicazione e una laurea in Lettere moderne presso l'Università dell'Aquila. Ha all’attivo interessanti contributi letterari e numerosi riconoscimenti giornalistici.

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Alina Di Mattia