COLTIVIAMO LA SPERANZA CHE IL “DOPO-COVID” SIA UN MONDO PIU’ VERDE

La Giornata Nazionale degli Alberi che in Italia si celebra il 21 novembre quest’anno è saltata, almeno nelle scuole delle regioni “rosse”: se bambini e ragazzi non possono andare a scuola, nessuno potrà piantare il loro albero nel giardino della scuola o nel parco limitrofo. Peccato, perchè sono proprio questi i gesti e le parole che formano le menti dei cittadini di domani, quelle persone che si prenderanno cura della loro città e del patrimonio verde che gli avremo lasciato. Ammesso che qualcosa resti. Sì perchè negli ultimi tempi sembra che l’alberofobia sia diventata una patologia diffusa e che molti, troppi alberi sul suolo nazionale, vengano abbattutti e spesso senza una valida ragione.Eppure noi siamo la nazione che ha emanato leggi importanti sulla tutela del patrimonio verde come ad esempio a marzo di quest’anno, quando sono stati rielaborati e ampliati i Criteri Ambientali Minimi (CAM) che, tra le altre cose, vietano espressamente la capitozzatura (taglio dei rami più grandi) e promuovono la tutela fattiva degli alberi esistenti. Oppure la Legge 10 del 2013 che tutela gli alberi monumentali. Oppure ancora, andando indietro nel tempo, quella del 1992 che prevede di piantare un albero per ogni bambino nato. Certo, il tasso di natalità del nostro Paese è uno dei più bassi in Europa, ma chi di voi conosce l’ubicazione del proprio albero o di quelli dei vostri figli? Siamo sicuri che siano stati piantati tutti quelli che la legge prevedeva? E se sì, saranno sopravvissuti all’incuria che porta al disseccamento molti dei nuovi alberi messi a dimora nelle nostre città? Quanti alberi appena piantati muoiono senza acqua, dimenticati come poveri esseri viventi a lottare contro la cementificazione, a tentare di sopravvivere nei terreni impoveriti, con la mancanza di concimazioni oppure falcidiati e torturati dagli atti vandalici. Quanti soldi buttati, quante commemorazioni che rimangono solo belle parole. In realtà i caduti sono sempre tanti, ridotti a ceppi o monconi. Ecco, noi vogliamo che la festa dell’albero si trasformi anche in un momento in cui pianificare la cura e la sopravvivenza dei giovani alberi piantati. E’ un dovere di civiltà e non solo di voglia di apparire sui giornali o in tv.Il nostro patrimonio verde ha bisogno di noi, delle nostre cure, perchè la città non è il posto migliore dove un albero possa crescere; tuttavia è il posto migliore per noi, in quanto siamo noi ad aver bisogno dell’ossigeno, dell’ombra e di tanti altri benefici che gli alberi ci regalano.Se quest’anno non abbiamo potuto piantare alberi vuol dire che nel 2021 ne pianteremo il doppio e che ci impegneremo a diffondere tra i giovani e anche tra i “meno giovani” l’amore e la riconoscenza verso questi esseri viventi così generosi e indispensabili, senza mai dimenticare l’importanza della gestione e conservazione del nostro “oro verde” che ci migliora la vita e ci protegge da tante malattie.

Redazione - Il Faro 24

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